Carla Massi, Macro, il Messaggero 26/2/2014, 26 febbraio 2014
POLIO, CINQUANT’ANNI DI VACCINI
L’ANNIVERSARIO
Una zolletta di zucchero, due gocce. Avanti un altro. In fila sette milioni di bambini e ragazzi dai 6 mesi ai 14 anni: nelle scuole davanti agli ambulatori, nei Comuni che hanno trasformato delle stanze in studi medici, nei reparti di pediatria. In fila per la vaccinazione antipolio. È la primavera del 1964. Cinquanta anni fa è partita la prima grande campagna vaccinale contro quella malattia infettiva che colpiva tremila persone all’anno.
NEURONI DISTRUTTI
Un’operazione da Bolzano a Palermo avviata con un moto propulsivo senza precedenti. Il presidente del Consiglio era Aldo Moro, il ministro della Sanità Giacomo Mancini. Al Quirinale Antonio Segni, Papa era Paolo VI. L’Italia ebbe un memorabile scatto di reni. Sapeva che doveva far presto per fermare quel virus, il poliovirus (PV), che nel 1958 aveva fatto oltre ottomila vittime. Giovani e meno giovani si erano infettati attraverso acqua, cibi contaminati o saliva. Il loro sistema nervoso danneggiato, distrutti i neuroni motori del midollo spinale. Sedie a rotelle, gambe con i tutori. Nei casi più gravi la paralisi riduceva anche la capacità di respirare, l’unica via d’uscita era il “polmone d’acciaio”. La fame e la miseria di molte parti d’Italia complicavano le cose. Non c’è e non c’era una cura.
Il 1° marzo di cinquanta anni fa la prima somministrazione. Nel ’48 erano iniziate le coltivazioni del virus della polio su cellule umane nei laboratori dell’università di Pittsburgh. A “firmare” il vaccino numero uno il ricercatore Jonas Salk e il suo gruppo nel 1955. Un omaggio, a dieci anni dalla morte, al presidente Roosevelt colpito in gioventù dalla malattia. Una conquista della scienza, Stati Uniti ed Europa esultano. Le guerre avevano decimato i più giovani, bisognava dar loro una mano per ricominciare. La polio doveva essere battuta.
Ma, un non prevedibile errore nella produzione, provocò decine di casi di polio negli Stati Uniti. Fu così che sulla scena comparve Albert Sabin, un virologo polacco diventato americano: mise a punto un vaccino con un virus meno potente. Si accantonò l’iniezione, arrivò lo zuccherino.
«Fu così che nel nostro paese - racconta Pietro Crovari Emerito di Igiene e medicina preventiva dell’università di Genova - cominciammo a proteggere il bambini con il prodotto messo a punto da Sabin. Grazie a quella grande operazione di sanità pubblica, proseguita anche negli anni successivi, l’ultimo caso in Italia si è avuto nel 1983 e l’Europa è diventata “polio free” nel 2000. In ogni caso il ministero della Salute ha previsto una serie di raccomandazioni per chi ha in programma un viaggio nelle zone ancora attualmente a rischio come Afghanistan, Nigeria, Pakistan, Somalia, Kenia e Israele».
LA SORVEGLIANZA
Proprio qui, l’anno scorso, il virus è stato isolato. «Si è parlato di alto livello di sorveglianza - fa sapere Vincenzo Baldo professore di Igiene all’università di Padova - Chi ha ricevuto le tre somministrazioni di vaccino può stare tranquillo». I primi giorni di gennaio scorso l’Oms ha annunciato che l’India ha debellato la polio. L’ultimo caso, tre anni fa. In Pakistan continuano a ripetersi attacchi verso le squadre di vaccinazione anti-polio.
L’AGGRESSIONE
L’ultimo il 17 febbraio: un medico e due volontari impegnati nel nord-ovest del Pakistan sono stati rapiti insieme a tre agenti della scorta. Dal dicembre del 2012 quaranta persone sono state uccise dai militanti e molte altre sono rimaste ferite in questo tipo di agguati. E proprio l’ostilità ai gruppi di medici e infermieri stranieri sta alla base della recrudescenza di casi nel paese: erano 58 nel 2012 sono stati 91 nel 2013.
Il Rotary International e la Fondazione Bill & Melinda Gates hanno appena annunciato la campagna “End Polio Now: Fai la storia oggi”. Per l’Italia i testimonial sono Maria Grazia Cucinotta, il regista Pupi Avati, l’atleta Paolo Rossi e il capitano della Roma Francesco Totti (www.endpolionow.org). «Il successo dell’India - spiega Albero Cecchini in rappresentanza di Rotary Italia - ci rassicura che questa è la strada da percorrere e ci ispira ancora di più nel nostro impegno contro la polio».
Carla Massi