Francesco Forte, il Giornale 26/2/2014, 26 febbraio 2014
SOLO UN SOGNO QUELLE RIFORME FINANZIATE CON I FANTASTILIONI
Nel suo discorso alla Camera, Matteo Renzi ha un po’ ridimensionato i fantastilioni di cui aveva costellato quello fatto nel suo esordio al Senato. Ma di fantastilioni vaganti nel cielo di Renzi ne sono rimasti ancora un bel po’. La cifra totale di miliardi che aveva evocato fra nuove spese e minori entrate si aggirava sui 130 miliardi annui che, lui assicurava, non sarebbero stati messi insieme con un programma pluriennale, come quelli dei precedenti governi, ma subito. I suoi fantastilioni riguardavano soprattutto tre argomenti: il cuneo fiscale fra costi del lavoro dipendente e retribuzioni, i pagamenti dei debiti pregressi delle pubbliche amministrazioni e le piccole opere pubbliche,in particolare quelle dell’edilizia scolastica.
Per il cuneo fiscale aveva fatto volare un fantastilione di entità misteriosa,costituito dall’importo a due cifre. Trattandosi di cuneo fiscale da tagliare era chiaro che le due cifre si riferivano a miliardi, non a milioni, ma non era chiaro se riguardassero un numero o una percentuale e, in questa seconda ipotesi, a quale percentuale. Ammettendo che essa si applicasse all’intero cuneo fiscale costituito dall’Irpef, dai contributi sociali e dall’Irap gravanti a vario titolo sulle buste paga, che è di circa 320 miliardi, il fantastilione renziano sarebbe stato di 64 miliardi, se le due cifre fossero il 20 per cento. Poteva ridursi a 32 se esse fossero state il 10 per cento. È sempre un grosso importo, il 2% del Pil.Se le«due cifre»invece,fossero state un valore assoluto, si sarebbe trattato di 20 miliardi o di un fantastilioncino di 10, comunque una bella cifra.
Ora, alla Camera il premier ha chiarito che non si tratta di una percentuale ma di un numero assoluto. Si vaga sempre fra 10 miliardi, lo 0,63 del Pil e 20 lo 1,25% del Pil. Non si sa che cosa ne dica il ministro dell’Economia incaricato di trovare la copertura Ma restano ancora i maggiori fantastilioni, quelli che il premier con voce diventata improvvisamente perentoria ha assicurato che dovrebbero servire a smaltire «tutti » i debiti pregressi del governo centrale, di quelli regionali (essenzialmente sanità) e di quelli locali. Il totale, in miliardi, di questi arretrati, dovuti alle imprese e ai lavoratori autonomi dai tre livelli di governo è difficile da quantificare perché si tratta, in gran parte, di debiti fuori bilancio. Cioè non iscritti nelle contabilità degli scorsi anni né in quelle di questo esercizio perché ancora privi (spesso volutamente) di tutte le firme necessarie per trasformarli in crediti certi ed esigibili.
Questi crediti-quando non saldati nell’anno vanno a ingrossare i cosiddetti residui passivi. Si stima che fra debiti fuori bilancio e debiti segnati nei residui passivi nei bilanci pubblici di quest’anno si tratti di ben 70 miliardi. L’importo si desume da una relazione del ministero dell’Economia riguardante il nuovo strumento finanziario della legge di Stabilità del 2014 consistente nella garanzia della Cassa depositi e prestiti sulle anticipazioni bancarie che verrebbero concesse a fronte di fatture non ancora pagate, ma anche per la eventuale ristrutturazione del debito assunto dalle Pa con le banche. Ciò consentirebbe pagamenti per 70 miliardi. Il provvedimento è fermo per mancanza di decreto attuativo, ma la sua attuazione incontra tre ostacoli, diversi dalla mancanza delle firme dei «cattivi burocrati». La Cassa depositi e prestiti non ha mai operato in questo campo e c’è il rischio che garantisca crediti che non potrà recuperare dai debitori perché non dovuti, con perdite per essa gravose che ne minano la reputazione e la solidità. Secondo. Se tanti di questi miliardi vanno ai rimborsi in questione, ce ne saranno meno per i crediti agli investimenti e per le garanzie al credito agevolato alle imprese. Terzo e soprattutto: iscrivendo a bilancio questi debiti, non aumenta il deficit attuale, perché essi riguardano esercizi passati, ma aumenta il debito pubblico che ha già superato il 130% del Pil. E 70 miliardi sono 4,5 punti di Pil . Non possiamo permetterci di superare il 135% di debiti sul Pil. Dovremmo dedicarci a far crescere il Pil con riforme reali, non a far volare nel cielo fantastilioni.