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 2014  febbraio 26 Mercoledì calendario

LA VITA DA ATTRICE DI MADAME BORINI: UN PUTIFERIO SE VINCERÀ JULIE GAYET


[Marisa Borini]

«Non si può mai dire, ma credo di avere parecchie chance. Non daranno mica il premio a Julie Gayet, verrebbe fuori un putiferio», dice una delle rivelazioni più attese, venerdì sera, alla premiazione dei César, gli oscar del cinema francese. La stella più inaspettata della serata è una signora italiana di 83 anni, suocera dell’ex presidente della Repubblica Nicolas Sarkozy: Marisa Borini, madre di Carla Bruni-Sarkozy e Valeria Bruni-Tedeschi, finalista come attrice non protagonista per Un castello in Italia . Nella cerimonia che consacrerà quasi certamente la ventenne Adèle Exarchopoulos come migliore speranza femminile per La vita di Adele , e che vede in gara per il titolo di miglior attrice Catherine Deneuve, Fanny Ardant, Léa Seydoux e Emmanuelle Seigner, un posto importante lo avrà Marisa Borini, che al cinema è arrivata pochi anni fa dopo una vita da pianista. La incontriamo una mattina nel salotto di casa, tra la Senna e gli Champs Elysées. Ricordi, ambizioni, e sigarette, una dopo l’altra.
Signora Borini, dopo le critiche molto positive è arrivata la nomination. È orgogliosa?
«Mi fa piacere perché questa mia nuova carriera è legata a mia figlia, è tutto merito suo, anche se oltre ai suoi tre film appaio in altri due e sto per girarne un sesto. Il mio ruolo in Un castello in Italia è importante, nel film ci sono sempre… Però non mi rendo assolutamente conto della mia bravura, vedo solo i miei difetti».
Per esempio?
«Non so, quando sono pettinata male, cose del genere… Comunque credo di avere un vantaggio sulle altre attrici: io non ho complessi, perché nessuno mi ha visto al cinema giovane e bella, capisce? Tutte sono angosciate dal paragone con il passato, a me invece alla fine non me ne importa niente, nessuno mi ha visto prima».
Che ha detto quando sua figlia Valeria Bruni-Tedeschi le ha proposto di recitare per la prima volta?
«Le ho risposto: proviamo, se vuoi. E mi ha fatto un provino. Alla fine era felice, va benissimo, ripeteva. Alla mia età si pensa di avere visto, provato e vissuto tutto, e invece no, certe volte arrivano delle sorprese. Recitare non mi dà nessuna fatica, è niente rispetto alle 8 ore al giorno che ho sempre dedicato al pianoforte. Anche se in Un castello in Italia ci sono stati momenti molto dolorosi».
La morte di suo figlio. Il film le è servito? L’ha aiutata a fare i conti con quel dramma?
«No. Come tutte le persone che hanno perso un figlio, il dolore io ce l’ho sempre, ogni giorno. Mio figlio Virginio è la prima persona alla quale penso la mattina quando apro gli occhi, ci penso la notte… In ogni cosa che faccio trovo qualche corrispondenza con lui, se vado a prendere il mio nipotino a scuola certe volte ho l’impressione che sia lui… Non ho fatto sforzi per esprimere tutto questo perché è quello che sento continuamente. Io sono sempre uguale, ma magari a Valeria invece il film ha fatto bene».
Suona sempre il piano?
«Sì, ho ricominciato quattro anni fa. Per 15 anni l’ho tenuto chiuso, non volevo saperne. Ho smesso di suonarlo quando mio figlio mi ha detto che era malato. Adesso studio piano due o tre ore al giorno, ho ripreso il repertorio e mi sento ancora agile sulla tastiera. Non posso più suonare Chopin perché ho un po’ di artrosi e gli accordi mi fanno male. Ma con tutto Bach e Mozart ce n’è da suonare».
Perché la sua famiglia lasciò l’Italia negli anni Settanta?
«Qui i ricordi sono un po’ diversi. Le mie figlie dicono per paura delle Brigate Rosse, ma in realtà temevamo i rapimenti, i figli erano sorvegliati dalle guardie del corpo… Nel 1973 mio marito disse cambiamo aria, andiamo un paio d’anni a Parigi. Non siamo più tornati».
Perché l’altra sua figlia Carla non c’è nel film che racconta la vostra storia famigliare?
«Non è un documentario, è una finzione ispirata alla vita reale. E Carla non tiene molto al cinema, a lei piace cantare, ha una carriera diversa. Sta facendo una tournée di 62 concerti».
Che consiglio dà a suo genero? Deve tornare in politica?
«Hollande aveva promesso miracoli contro la disoccupazione, ma la situazione è drammatica… Io non ce lo vedo Nicolas a restare fuori. Ha troppa energia, intelligenza e passione. È fatto per la politica, è la sua vita. Se me lo chiedesse, gli direi di riprovare».
E lei tornerebbe volentieri a frequentare l’Eliseo?
«Ah, mi sono divertita tantissimo quando Carla era première dame, per lei era impegnativo e ha dovuto mettere da parte la carriera, io invece avevo solo i vantaggi. Mio genero ha insistito per portarmi dalla regina Elisabetta d’Inghilterra, dagli Obama, e poi in India…».
Vincerà il César, venerdì?
«Mi sento favorita, anche se magari alla fine decideranno di premiare una più giovane… Ma non la nuova fidanzata del presidente, questo è sicuro».
La carriera da attrice continua?
«Certamente, in ogni caso. Reciterò in Boomerang , un adattamento dal romanzo di Tatiana de Rosnay. Ho un ruolo bellissimo, di nonna, guarda caso, un po’ misteriosa, che nasconde un segreto di famiglia».
Stefano Montefiori