Alessandra Muglia, Corriere della Sera 26/2/2014, 26 febbraio 2014
ORA IN UGANDA È CACCIA AI GAY IN AFRICA IL RECORD DI OMOFOBIA
L’Africa non è un continente per gay, è noto. Ma di recente per gli omosessuali e gli attivisti che li sostengono, la vita sta diventando ancora più dura. Perché pregiudizi diffusi da tempo nel continente sono rinvigoriti da nuove e controverse leggi che stanno inasprendo le pene e ampliando la gamma degli atteggiamenti perseguibili. L’ultimo atto di questa ondata repressiva si sta consumando in Uganda, con la norma «jail the gay» (in prigione i gay) approvata lunedì dal presidente Museveni dopo settimane di esitazione che prevede l’ergastolo per «recidivi», la prigione anche per presunti palpeggiatori e criminalizza gli attivisti, chi soccorre i malati di Hiv e quanti non denunciano gli omosessuali. Forte di questa iniziativa, che ieri il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon ha definito una violazione dei diritti umani, un giornale ugandese, Red Pepper, ha pubblicato decine di nomi di presunti gay con tanto di foto in prima pagina sotto il titolo «Smascherati!». Una lista di proscrizione che ha innescato una caccia alle streghe e che ha già provocato una vittima: una coppia sospettata di essere omosessuale è stata brutalmente aggredita e una persona è rimasta uccisa, ha riferito su Twitter Jacqueline Kasha, attivista ugandese di fama internazionale. Il mese scorso il presidente della Nigeria Jonathan si è mosso nella stessa direzione con un provvedimento che ha portato Binyavanga Wainaina a fare coming out, il primo di uno scrittore africano. «Quando si arriva a mettere la gente in prigione solo in base a delazioni sugli orientamenti sessuali, come permette di fare la nuova legge anti gay in Nigeria, sono le libertà di base a venire meno» ha spiegato al Corriere . Desmond Tutu ha paragonato le discriminazioni contro i gay in Uganda agli orrori della Germania nazista e a quelli dell’apartheid in Sudafrica. Chi combatte l’omosessualità sostiene che è una pratica estranea alla cultura africana, che è stata importata dall’Occidente colonialista. Ma Kenneth Roth di Human Rights Watch sintetizza: «In nome dell’Africa, i leader politici stanno promuovendo leggi anti gay per propri tornaconti politici, cavalcando un’omofobia diffusa dai pastori delle chiese pentecostali», movimento finanziato da gruppi conservatori occidentali.
Alessandra Muglia
@amuglia