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 2014  febbraio 26 Mercoledì calendario

UN’OMBRA SUL MITO DI ALI (MA LUI NON LO SAPEVA)


Mezzo secolo fa Muhammad Ali stupì il mondo battendo sul ring uno dei pugili più forti che la storia della boxe avesse mai annoverato sino ad allora, Sonny Liston. Era il 25 febbraio 1964, l’incontro si tenne al Miami Beach Convention Center, davanti a un pubblico numeroso e a un esercito di reporter e telecamere. Cassius Clay, questo il nome all’anagrafe del pugile proveniente da Louisville, Kentucky, vinse a sorpresa per knockout tecnico alla settima ripresa. Per la prima volta dal 1919 un campione dei pesi massimi, come era Liston, gettava la spugna sedendosi sullo sgabello all’angolo del quadrato.
Le immagini del 22enne Clay, che salta sul ring alzando le mani e urlando «sono il re del mondo» a un pubblico galvanizzato, fecero il giro del pianeta e segnarono la storia della boxe, in una serata che la rivista Sports Illustrated ha definito il quarto evento sportivo più importante del XX secolo. In quel momento per Clay, che sarebbe poi diventato Muhammad Ali dopo essersi convertito all’Islam, fu la consacrazione e l’inizio di un percorso che lo ha consegnato alla storia come icona del pugilato.
Ma se la favola del pugile veterano di guerra in Vietnam fosse una farsa? Per essere più chiari, se l’incontro di cinquant’anni fa fosse stato truccato? A sollevare il dubbio è nientemeno che l’Fbi, secondo quanto rivelano documenti che risalgono agli anni successivi all’incontro, pubblicati dal Washington Times in base al «Freedom of Information Act». Secondo i federali il match sarebbe stato deciso a tavolino con la regia di Ash Resnick, una sorta di mafioso che gravitava tra i casinò di Las Vegas, legato alla criminalità e con la reputazione di aver «accomodato» diversi incontri di boxe, tra i quali, appunto, il primo Clay-Liston. Il campione in carica sino a quel momento e Resnick si conoscevano, secondo quanto emerge dal dossier dell’Fbi, mentre non sembra che Ali fosse stato coinvolto nel piano criminale.
L’indicazione più evidente del trucco è contenuta in un memo datato 24 maggio 1966, nel quale sono riportati i contenuti di un interrogatorio a Barnett Magids, uno scommettitore di Houston, in Texas, il quale racconta agli agenti i suoi colloqui con Resnick nei giorni precedenti al match di pugilato. Riporta il memo: «Una volta Resnick organizzò un meeting tra Magids e Sonny Liston al Thunderbird», uno degli alberghi di Las Vegas gestiti dalla criminalità organizzata. Da allora i due si sono tenuti in contatto e poco prima dell’incontro Resnick disse a Magids «che Liston avrebbe battuto Cassius Clay alla seconda ripresa, ma che era meglio non fare alcuna scommessa perché il bello doveva ancora arrivare». E così fu, con la vittoria a sorpresa di Ali per ritiro del suo avversario, dato come favorito. Alcuni giorni dopo la serata di Miami, un articolo di Sport Illustrated riportava che il vero sconfitto della serata era Resnick, dal momento che aveva puntato una fortuna sull’ex campione dei pesi massimi.
«In realtà, secondo le informazioni raccolte da fonti di Las Vegas e da me interpellate - spiegò Magids all’Fbi -, sia Resnick sia Liston intascarono un milione di dollari scommettendo contro il favorito, e l’articolo della rivista era solo una copertura per depistare». Non si tratta in verità di una prova definitiva, tanto è vero che l’Fbi non è giunta mai a formulare accuse precise nei confronti di qualcuno, ma sicuramente getta delle ombre sul match. Resnick anni dopo fu condannato per evasione fiscale e lui come tutte le altre persone coinvolte, tranne Ali, sono passate a miglior vita portandosi nella tomba la verità sull’incontro del secolo.