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 2014  febbraio 26 Mercoledì calendario

LA LIBELLULA CHE UMILIA ANCHE I JET DELL’AIR FORCE


Meglio del più micidiale jet militare: la libellula decolla, intercetta la preda e torna alla base in un secondo e mezzo. La sua tecnica di caccia - svelano le ultime ricerche - è perfetta e così la sua precisione chirurgica: la percentuale di missioni portate a termine con successo arriva al 97%. È la migliore prestazione predatoria di tutto il regno animale.
Per capire quanto sia efficiente quest’insetto basta compiere un excursus attraverso quelli che vengono considerati i super-predatori. L’orso bianco, il più carnivoro della famiglia degli orsi, caccia per lo più aspettando vicino ai buchi del ghiaccio, dove le foche emergono per respirare. Una volta che la malcapitata fa capolino, la afferra e le perfora il cranio. Anche se può sembrare una tecnica fruttuosa, la percentuale di successo si aggira solo tra il 6% e il 36%. Nella savana, invece, la leonessa si basa sulla sorpresa e sulla forza muscolare. Cerca di avvicinarsi il più possibile alla preda per poi attaccarla. La sua velocità massima è quasi sempre inferiore a quella delle vittime, ma la compensa con l’accelerazione. La percentuale di successo è comunque bassa: 15% se caccia da sola, 30% in gruppo. Il migliore, in Africa, resta il licaone, che si organizza in gruppi coordinati e possiede una grandissima resistenza. La sua percentuale di vittoria sale al 90%, ottima, quindi, eppure sempre al di sotto della libellula. E nemmeno il predatore più temuto del mare, lo squalo bianco, nonostante i 300 denti affilati e la mascella in grado di svincolarsi dal cranio, riesce a competere con il piccolo insetto. È vero che una delle sue tecniche preferite sembra perfetta: rimane sul fondo, mentre segue le foche che nuotano in superficie. Poi, al momento giusto, sferra l’attacco, quasi in verticale. La preda viene travolta dalla sorpresa e dalle tonnellate dello squalo. E tuttavia, anche in questo caso, il super-predatore non è infallibile: il tasso di successo si attesta solo intorno al 50%.
E allora quali sono le armi che fanno della libellula il predatore migliore della natura? Prima di tutto possiede abilità di volo superiori alle Frecce Tricolori: non solo è in grado di compiere perfetti giri della morte e di cambiare direzione con una sola piroetta, ma di volare all’indietro, capovolta, e di rimanere immobile a mezz’aria. Le quattro ali flessibili sono attaccate al torace da muscoli distinti e perciò possono essere comandate separatamente. I suoi enormi occhi, poi, i più sofisticati tra gli insetti, sono composti da 30 mila ommatidi, unità ottiche autonome e coordinate. Come il casco di un pilota da caccia ricoprono la maggioranza della testa, regalando un campo visivo a sfera.
E non basta. Una volta individuata la preda, generalmente una mosca, la libellula la segue e con uno scatto finale la afferra, divorandola in aria. Ma quello che può essere considerato l’asso nella manica è stato scoperto solo di recente. Uno studio Usa, pubblicato su «Pnas», ha rivelato che le libellule non soltanto inseguono le prede, ma le intercettano, ossia sono in grado di predire la loro posizione futura. E’ come se applicassero una vecchia tattica nautica», spiega Robert Olberg, uno degli autori del lavoro: «Se una nave viene avvistata da un’altra, sempre con lo stesso angolo di rilevamento, ma a una distanza via via minore, vuol dire che le due navi sono in rotta di collisione». Così, se l’immagine della preda si ingrandisce, ma continua ad essere percepita nello stesso punto della retina, la libellula sa che la intercetterà.
A coordinare l’immagine visiva, la direzione del volo e il tempo di risposta è un gruppo di 16 neuroni che dal cervello si estendono ai gangli toracici, da cui inviano i segnali alle ali. E non è tutto. Un altro studio (su «Current Biology») ha scoperto che questi insetti possiedono un’attenzione selettiva che non ha nulla da invidiare a quella degli umani. Con una sonda 1500 volte più sottile di un capello sono stati monitorati i neuroni di una libellula davanti a una o a più prede. Ci si è accorti che, una volta che l’insetto ha fissato l’attenzione su una vittima, l’attività neuronale filtra le altre prede, che «spariscono» ai suoi occhi: è quindi in grado di schermare le informazioni visive inutili per concentrarsi su un unico bersaglio.
«Immaginate un tennista - commenta Steven Wiederman, autore della ricerca - che deve “puntare” una pallina a 200 all’ora, immerso in una folla». Se finora le basi neurologiche dell’attenzione selettiva erano state dimostrate solo nei primati, trovarle in un invertebrato evolutosi all’epoca dei dinosauri è incredibile. Non è un caso se molti laboratori di robotica si stanno interessando a questi insetti, con l’obiettivo di progettare sistemi visivi sofisticati e droni che volino con la stessa destrezza. E non sorprende che la maggioranza degli studi sulle abilità delle libellule, negli Usa, siano sovvenzionati dall’Air Force.