Vito Lops, Il Sole 24 Ore 26/2/2014, 26 febbraio 2014
BITCOIN NELLA BUFERA, SPARISCONO 370 MILIONI
Scoppia la bufera su Bitcoin. Eppure alcune piattaforme dove si scambia la moneta virtuale la definiscono più sicura dell’oro. «Molte persone detengono oro da migliaia di anni per ridurre il rischio valutario. Ma il Bitcoin ha molti vantaggi in più dell’oro: è divisibile, può essere usato come mezzo di pagamento online e non può essere considerato fuorilegge o confiscato». Quello che è successo nelle ultime ore, però, rischia di offuscare l’immagine idilliaca che la criptomoneta - lanciata nel 2009 e che ad oggi ha superato il controvalore di 6 miliardi di dollari per un totale di 12 milioni di monete virtuali circolanti e utenti stimati tra 500mila e 1 milione - sta cercando di conquistare. È successo un fattaccio. La piattaforma giapponese Mt.Gox, che un tempo vantava il primato per lo scambio di Bitcoin, ha chiuso i battenti. Sul sito campeggia il messaggio: «È stato deciso di chiudere tutte le operazioni per il momento al fine di proteggere il sito e i nostri utenti». L’ad Mark Karpeles è irreperibile e si è dimesso dalla Bitcoin foundation, che promuove l’utilizzo della moneta. La stessa Mt.Gox ha rifiutato di commentare la notizia. Per gli utenti che avevano depositato i propri Bitcoin sulla piattaforma c’è la sensazione (se non la certezza) di essere rimasti con il cerino acceso in mano. Un documento che circola in rete, ma non confermato, quantifica i Bitcoin spariti in 744.408, per un controvalore al prezzo corrente di 500 dollari di circa 370 milioni. La piattaforma già da qualche giorno aveva bloccato la possibilità di fare trading, difatti congelando i Bitcoin ivi depositati. Ma sulle cause del blocco è stata vaga (si sarebbero volatilizzati in seguito a «furti informatici» secondo lo stesso documento). «Ci sono solo due ipotesi. O la compagnia ha adottato un comportamento fraudolento sottraendo i Bitcoin oppure questa operazione fraudolenta è stata compiuta dall’esterno, da hacker che sono riusciti a violare la piattaforma e ad accedere alle chiavi private dei conti - spiega Sebastiano Scrofina, fondatore di Dropis (un’altra moneta virtuale) e partner in CoinCapital, agenzia italiana di consulenza professionale su Bitcoin -. Storie di piattaforme che scambiano Bitcoin e che chiudono a spese degli utenti sono all’ordine del giorno. Ma in caso le cifre sembrano più impotenti. Mt.Gox già nel 2010 aveva dato strani segnali. Nella filosofia Bitcoin e delle monete virtuali deregolamentate gli utenti ingenui si assumono i propri rischi». È anche questo il motivo per cui sei delle piattaforme oggi ritenute più affidabili si sono affrettate a diramare un messaggio per evitare danni di reputazione digitale. «Questa tragica violazione della fiducia degli utenti di Mt.Gox è stato il risultato delle azioni ripugnanti di una società e non riflette la resilienza o il valore del Bitcoin e l’industria moneta digitale». Il messaggio sembra aver fatto effetto perché il prezzo del Bitcoin, dopo essere crollato del 22% sotto i 420 dollari, è poi risalito in area 500 (a dicembre però era a 1.200). «Molti potrebbero avere interesse a diffondere cattiva pubblicità sui Bitcoin per far scendere il prezzo e acquistare a valori più bassi. In realtà è un problema della singola piattaforma, non della tecnologia Blockchain su cui si regge Bitcoin, una tecnologia che permette a chiunque in qualsiasi momento e in modo riconoscibile (non in base al nome che non emerge mai, ma crittografato, ndr) di scambiarsi Bitcoin. Qui la tecnologia non è in discussione. Ma non risolve il problema umano, l’ingenuità, il camportamento fraudolento, la speculazione, l’avidità». Ed è per questo che da ieri nel mondo della finanza (anche quella delle monete virtuali) il numero dei cerini accesi è aumentato.
@vitolops