Antonella Scott, Il Sole 24 Ore 26/2/2014, 26 febbraio 2014
CRIMEA, ALLARME SECESSIONE
La sfida più grande per la nuova Ucraina ora viene dalla Crimea. «La situazione a Sebastopoli è molto complicata - ha detto da Kiev Arseniy Yatsenyuk, alleato di Yulia Tymoshenko -. Facciamo appello ai nostri partner russi perché riconoscano le proprie responsabilità».
Idealmente la Crimea è la regione più vicina a Mosca, i suoi abitanti - di lingua russa - i più ostili alla nuova leadership che sta assumendo il potere a Kiev. Mosca, preoccupatissima per la stabilità dell’ex repubblica sorella ma anche per i propri interessi - in Crimea ci sono le basi della Flotta russa del mar Nero - ripete che non intende intervenire. Ma i suoi occhi sono puntati sulla penisola, dove la tensione è alta e potrebbe incendiarsi con qualunque provocazione. Alcuni abitanti russofoni hanno iniziato a formare delle milizie, per dare una dimostrazione di forza. Ieri alcuni blindati russi sono comparsi nelle strade di Sebastopoli.
A Kiev il presidente ad interim, Oleksander Turchinov, ha convocato ieri i vertici dei ministeri forti e dei servizi di sicurezza esprimendo preoccupazione per le minacce all’integrità territoriale del Paese.
Forse per non alimentare ulteriori conflitti il Parlamento di Kiev ha approvato a larga maggioranza la decisione di inviare il presidente deposto, Viktor Yanukovich, al giudizio della Corte penale internazionale dell’Aja per i «gravi crimini» commessi durante la rivolta del Maidan, che in tre mesi ha visto morire più di cento persone. Sulla sorte di Yanukovich non ci sono informazioni, l’ex presidente sarebbe stato avvistato l’ultima volta a Balaklava, non lontano da Sebastopoli. In ogni caso, il Tribunale dell’Aja ha fatto sapere che la giurisdizione su un crimine commesso gli può venire attribuita solo da una richiesta del governo coinvolto, dal momento che l’Ucraina non ha mai ratificato lo statuto della Corte.
E il nuovo governo ucraino, in attesa delle presidenziali fissate il 25 maggio, dovrebbe essere annunciato domani. Un governo di unità nazionale, che tenga conto delle diverse anime della protesta del Maidan: le consultazioni non sono facili. Via libera, intanto, alle candidature per la presidenza. La prima, annunciata, è quella di Vitaly Klitschko, l’ex pugile divenuto capo del partito Udar, per l’appunto "pugno". Fino a pochi giorni fa Klitschko aveva immaginato di competere con Yanukovich, ora potrebbe dover gareggiare con Yulia Tymoshenko, che deve ancora confermare la propria discesa in campo. La seconda emergenza che deve fronteggiare il Paese è di carattere finanziario. Con la grivna in caduta libera sul dollaro, e ieri ai minimi di tutti i tempi, i nuovi leader ucraini avvertono che bisognerebbe trovare 4 miliardi di dollari in 4 giorni, per poter pagare entro fine mese stipendi, pensioni e gas russo. Spostando lo sguardo su un orizzonte più ampio, il ministero delle Finanze calcola in 35 miliardi la somma di cui il Paese avrebbe bisogno per restare a galla nei prossimi due anni, denaro che - dicono a Kiev - dovrebbe cominciare ad arrivare in una settimana o due.
Dalla comunità internazionale, le promesse di aiuti non mancano. Ma nessuno si impegnerà davvero prima di avere un interlocutore preciso nel nuovo governo. Il primo ad avere fatto una mossa è stato il Fmi e il suo direttore generale Christine Lagarde che si è detto pronto ad impegnarsi per l’Ucraina. «Lancio un appello ai nostri partner, in particolare alla Russia - ha detto ieri all’Europarlamento José Manuel Barroso, presidente della Commissione Ue - perché lavorino costruttivamente con noi per assicurare un’Ucraina unita, che possa essere un fattore di stabilità nel continente europeo». Per ottenere gli aiuti, fa notare Lilit Gevorgyan, senior economist per Ihs Global Insight, è necessario che il futuro governo sia credibile: «I donatori internazionali non trasmetteranno il piano di bailout di cui l’Ucraina ha bisogno a un governo debole e poco rappresentativo». Nel frattempo ai vertici della Banca centrale ucraina è stato rapidamente nominato Stepan Kubiv, ex presidente della Kredobank di Leopoli: sempre del partito della Tymoshenko. Una delle sue prime mosse sarà invitare a Kiev una delegazione del Fondo monetario internazionale: «Dobbiamo cambiare il clima - ha detto Kubiv - perché gli investitori possano venire in Ucraina e credere nella sua stabilità».