Fabrizio Forquet, Il Sole 24 Ore 26/2/2014, 26 febbraio 2014
ECCO COME TROVEREMO I SOLDI PER LA SVOLTA
[Graziano Delrio]
«Matteo dà gli obiettivi, ma le assicuro che dietro quelle priorità ci sono dossier già pronti con cifre e modalità di intervento». Graziano Delrio è l’alter ego di Renzi. Legato al premier da strettissima fiducia, è l’uomo della concretezza e del pragmatismo: tanto illusionista e carismatico è Matteo, tanto è ancorato alla realtà Graziano. È a lui che Renzi ha affidato il successo della sua scommessa, lui la macchina su cui dovrà camminare «il grande cambiamento».
Delrio, la maggioranza è quella di prima, i problemi anche. Perché dovrebbe funzionare?
Perché cambia il metodo. Si individuano poche priorità, si stabiliscono le azioni precise per raggiungerle, si stabilisce una tempistica stretta e definita, si valutano gli effetti delle azioni passo dopo passo. Le aziende private fanno così. Dobbiamo poterlo fare anche nello Stato.
L’impostazione è corretta. Ma c’è una bella differenza tra un’azienda privata e la macchina statale. E la vostra esperienza tra governo e ministeri è limitata.
Abbiamo attuato quel modello nelle città italiane, lo abbiamo fatto da sindaci, e abbiamo avuto successo. Perciò riteniamo di avere un buon metodo e di poterlo trasportare a livello di governo dello Stato.
Molti degli interventi annunciati da Renzi in Parlamento sono quelli di Letta ma elevati al quadrato, a cominciare dalla riduzione del cuneo fiscale. Così è facile annunciare la rivoluzione, ma è anche possibile farla?
È vero che riprendiamo alcuni interventi già previsti, dal cuneo fiscale al fondo di garanzia per le Pmi, fino al pagamento dei debiti dello Stato verso la Pa. Sono interventi giusti. Il problema è che non avevano una massa d’urto sufficente. È quello che ha scritto lo stesso Sole 24 Ore: serviva più coraggio per fare una vera cura draconiana, non bastava la «direzione giusta».
Ma proprio per questo la vostra sarà una svolta solo se saprete dimostrare di trovare le risorse per potenziare quelle misure, non basta annunciare di volerlo fare. Insomma Delrio, dove troverete i soldi?
Le troveremo proprio perché cambia il metodo. Non più cento priorità, interventi a pioggia, tutti finanziati, ma finanziati poco. Basta con la logica dei maxidecreti dove si metteva dentro di tutto ma poi non arrivava niente a cittadini e imprese. Noi vogliamo concentrare le risorse, e gli sforzi amministrativi, su poche priorità, pochi interventi. Ma quegli interventi dovranno essere molto visibili. Non faremo tutto, faremo poche cose ma con un grande impatto.
Per esempio?
Per esempio il cuneo fiscale. Per esempio il credito di imposta in ricerca e innovazione.
Renzi per la verità non l’ha neppure citato al Senato.
Ma è assolutamente una sua e una nostra priorità. Non possiamo raccontarci ogni giorno che la priorità è l’innovazione e poi assistere senza far nulla a un’Italia che è in fondo alle classifiche per investimenti in ricerca. Si parla tanto del 3% del deficit/Pil, cominciamo dal rispettare anche l’obiettivo del 3% di spesa in ricerca. Questo Matteo l’ha detto. Ed è un punto molto importante del nostro programma.
Anche qui: non si rischia solo un effetto annuncio?
No, perché ho qui sul tavolo il dossier (Delrio batte la mano su una pila di cartelline rosa e gialle sulla scrivania, non un foglio excel, ma un buon numero di dossier che sembrano allo studio, ndr) e le assicuro che sul credito di imposta per l’assunzione dei ricercatori metteremo un bel po’ di risorse. Prevediamo alcune migliaia di assunzioni di ricercatori da parte delle aziende.
Sui pagamenti alle imprese davvero sarete in grado di pagare tutti i debiti pregressi?
È allo studio una norma che permetterà di farlo.
La proposta Bassanini?
Sarà coinvolta la Cdp, ma non posso scoprire troppo le carte. Se ne occuperà il ministro Padoan nelle prossime settimane.
Permette che su questo ci sia un po’ di scetticismo. Si viene da tanti annunci, sin dai tempi di Passera. Poi qualcosa è partito. Ma sempre con molta fatica.
Capisco lo scetticismo e capisco l’impostazione di chi, come voi del Sole 24 Ore, vuol giudicare dai fatti. È giusto. Benissimo. È una cultura che è anche la nostra, di noi sindaci. Ma penso che a volte Renzi venga anche un po’ sottovalutato. In questi giorni lui ha annunciato uno straordinario investimento sui due nodi che bloccano il Paese: la mancanza di liquidità delle imprese, cui rimedieremo con i pagamenti della Pa e con l’allargamento del fondo centrale di garanzia per le Pmi; e l’elevatissimo livello di pressione fiscale che grava sulle imprese e sui lavoratori, dove agiremo con la più grande riduzione di tasse mai fatta in questo Paese. Su questo meritiamo fiducia.
Intanto l’Europa ieri ci ha detto che cresceremo meno di quanto previsto e che il debito resta il problema dei problemi. Anche il deficit/Pil nel 2015 sembra già fuori linea.
I dati dell’Europa dimostrano una volta di più che noi dobbiamo, nella serietà della gestione della finanza pubblica, risolvere il problema della mancata crescita. Dobbiamo crescere di più. Perciò vogliamo effettuare un taglio di tasse visibile sulle imprese, perché queste riprendano fiducia e tornino a investire, e visibile sui lavoratori, perché questi tornino a consumare. E come le dicevo siamo convinti, concentrando gli interventi, di avere le risorse per poterlo fare.
Una parte della copertura verrà anche dalla tassazione delle rendite finanziarie? La sua dichiarazione sui BoT alla trasmissione di Lucia Annunziata ha provocato un piccolo terremoto...
Né io né nessuno ha mai detto che tasseremo i BoT. Stiamo facendo una grande operazione di riduzione fiscale su lavoratori e imprese, se in questo ambito eleveremo la tassazione delle rendite finanziarie a livello europeo non credo sia uno scandalo. Ma l’intervento riguarderà solo i grandi risparmiatori, non le vecchiette con pochi BoT.
Difficile attendersi su questo fronte grandi coperture. Diverso il discorso per la spending review. Ha già avuto modo di vedere il lavoro di Cottarelli?
Sì, è un ottimo lavoro. Ne ho già parlato con Padoan e pensiamo di farlo nostro.
C’è l’idea di portare la competenza sulla spending review a Palazzo Chigi?
Ci sarà un coordinamento certo, i tagli di spesa non sono una questione che riguarda solo il ministero dell’Economia. È opportuno che Palazzo Chigi abbia una regia.
Qual è l’obiettivo in termini di cifre?
Quello di Cottarelli: nel triennio 32 miliardi.
E per il 2014?
È possibile ricavare 3 miliardi in più. Ma è giusto aspettare le valutazioni di Padoan.
Anche per i fondi strutturali europei la competenza sarà spostata a palazzo Chigi?
Sì, quel tesoro va speso meglio. Abbiamo fatto grandi passi avanti in questi anni. Ma noi vogliamo gestire i fondi sulla base di precise priorità. Non interventi a pioggia, ma concentrazione su grandi obiettivi come il credito alle Pmi o il credito di imposta.
Del metodo nuovo fa parte anche il ricambio della burocrazia pubblica. In realtà gli incarichi apicali sono tutti già rimovibili, il problema è che non avviene.
Su questo davvero vogliamo cambiare. Su due linee: riduzione delle sovrapposizioni negli incarichi per tutti; e una semplificazione complessiva delle regole in modo da poter davvero premiare i risultati.
Tra le proposte c’è l’eliminazione della distinzione tra prima e seconda fascia per tutti i dirigenti.
Lavoriamo anche su questo, vogliamo semplificare e favorire una cultura degli obiettivi.
Intanto, come evidenziato da Rating 24, ereditate quasi 500 provvedimenti attuativi dal precedente Governo. Come smaltirete tutto questo arretrato?
È un punto essenziale. Da Palazzo Chigi faremo un grande lavoro di scrematura: voglio individuare i provvedimenti che davvero producono effetti positivi tangibili su famiglie e imprese e portarli avanti prioritariamente. Ho in mente per esempio i provvedimenti attuativi di Italia digitale, ma anche tanti altri. Serve, anche qui, una selezione. Governare è anche questo.
Questo per il passato, ma se continuerete a legiferare rimandando a centinaia di decreti attuativi le riforme resteranno sempre un libro dei sogni.
Faremo poche leggi, con pochi decreti attuativi. Questo è sicuro. Lo scandalo della Sabatini bis per le imprese che è diventata operativa solo dopo un anno non si dovrà più ripetere. Anche qui la rivoluzione è nel metodo.
@fabrizioforquet