Michele Masneri, IL marzo 2014, 26 febbraio 2014
METTI UN ATTICO ALLA BISTECCHIERA
Il Capitano non abita nella Bistecchiera. Questa è la notizia. Francesco Totti insomma non ha acquistato e non acquisterà attici favolosi nel nuovo primario indirizzo romano, la già leggendaria Eurosky Tower, grattacielone di 120 metri disegnato dall’archistar pensosa Franco Purini nell’immaginifico triangolo tra Eur, Torrino, la via Pontina e il mare, già dissacrato e assurto a simbolo romano, chiamato appunto la Bistecchiera, come già altri topoi urbani (la Macchina da scrivere, il Serpentone, eccetera).
La leggenda si era diffusa in fretta: il Pupone, insieme a Ilary, si diceva avesse comprato un attico di 36 stanze che «si apriranno touch, senza serratura, con un sistema che riconosce l’impronta digitale», invece no: visitando il palazzone di 28 piani da poco ultimato e già molto prenotato e vituperato (da lontano), la notizia viene smentita, e ci si fa guardare giù, non lontano, quella è la palazzina dei Totti, sono laggiù in basso, e non traslocheranno. E insomma chi avesse rogitato o solo depositato caparre per intervenire a riunioni di condominio bling ring per discutere di Tares e Super Imu e pluviali col Capitano rimarrà molto deluso: di star, finora, in questo Dakota suburbano costruito dalla Parsitalia dei Parnasi, gruppo romano molto in ascesa, è confermato solo Enrico Brignano, e qualcuno dice anche Pippo Franco. Anche le trentasei stanze leggendarie tottiane sarebbero tecnicamente impossibili perché il palazzone un po’ da socialismo reale, con la caratteristica tettoia fotovoltaica sopra, ospita appartamenti modulari da 50 metri quadri, accorpabili fino a un massimo di 250.
Il vanto del palazzo forse non è proprio l’estetica, che però almeno non segue le mode, niente facciata vetrosa del mainstream grattacielesco, ma tante logge comode, per stare in finestra, un condominio anti-Porta Nuova, citazioni di citazioni (un Colosseo strizzato, dopo quello Quadrato piacentiniano dell’Eur e insomma la solita Delia-Franca Valeri in Parigi o cara: «Rudero però tirato ar fino, quell’antico moderno che è la bellezza de Roma!»). I materiali, poi: tutto rivestito di granito da top di cucina masterchef, che però visto dalla via Cristoforo Colombo non si nota e sembra vile cemento e forse non valeva la spesa perché si capisce solo da vicinissimo; e invece i top veri delle cucine sono di un materiale sintetico molto elegante e certo meno costoso: e forse era meglio invertire.
Tutto molto tecnologico, anche: sistemi di raccolta differenziata pneumatica ai piani, con minicompressori che sparano di sotto bottiglie e umido e carta, riciclo delle acque piovane, riscaldamento a pavimento, sistema di deumidificazione ecologico (no aria condizionata), e poi la piadineria sul tetto, le enormi celle fotovoltaiche. Anche sistemi antisismici alla giapponese, con gli ultimi piani in grado di oscillare di cinque metri in caso di terremoto (e il Pupone in caso di sisma o tsunami proveniente dalla vicina Capocotta avrebbe ballato parecchio, ma senza danni).
Ma la cosa di cui tutti sono più orgogliosi qui è la cabina-frigo al piano terra, dove accanto all’atrio con portieri accaventiquattro ci son cellette individuali refrigerate, e puoi metter giù la spesa senza che il Lurpak si sciolga. Magari comprato alla confinante Coop del centro commerciale Euroma 2, il più grande d’Europa, il più inquietante di Roma, con largo uso di ottoni, cippi, soffitti specchiati, e uno stile assiro-brianzolo che attira molta gioventù nel weekend, con cupole tipo Lingotto ma senza avvocati Agnelli che arrivano in elicottero, invece pischelli che vengono a provarsi le magliette Hollister; oppure fatta da Eataly, sull’Ostiense, un po’ più su. Dipende.
Dipende anche da chi ci viene ad abitare. Si dice soprattutto italiani, e privati: i primi tre piani sono destinati a uffici; atrio gigante, di marmi bianchi, volumetrie da Emirati dove presto verrà issato un gigantesco mosaico di Mimmo Paladino. Poi appartamenti di varie grandezze e costi che salgono con l’altezza. Il monolocale da 50 metri va come il pane, con doppia loggia, scannatoio ideale d’alta gamma per Lupi di Wall Street de noantri che poi si potranno allenare, con o senza Quaalude, al ventiduesimo e ventitreesimo piano, nella palestra Technogym, e poi depurare nella spa, e per le loro signore, che magari al ventiquattresimo possono approfittare invece del cinemino condominiale con poltrone in pelle bianca, anche più ampio di quello padronale in cui si compiono adulteri con professori meridionali nel Capitale umano di Paolo Virzì; qui si potrebbe forse peccare con professori del vicino liceo Massimo, dove studiano da sempre le riserve della Repubblica, tra cui Luca di Montezemolo e Mario Draghi. E magari non guardando durante la copula un dvd di Carmelo Bene ma Le finte bionde di Carlo Vanzina (1989), storia di migrazioni borghesi tra quartieri romani; e Cinzia Leone e Sergio Vastano che lì consideravano fondamentale finalmente partecipare alla Riunione di Condominio nel palazzo giusto, qui sarebbero entusiasti perché i meeting si terrebbero al ventiquattresimo piano in una “area lounge” dedicata (e sopra, all’ultimo piano, invece, parco in quota e naturalmente giardini verticali che son l’equivalente del patio negli anni Ottanta).
Stranieri pochi, dunque. E niente cinesi e russi e kazaki, anche se la villa della Shalabayeva sta un po’ più giù, a Casalpalocco e adesso è stata presa da Rudi Garcia. Sarà dunque una migrazione soprattutto di Hogan sperdute in altri quartieri e attratte dalle tecnologie, dalle finiture e dalla vista: in effetti, nei giorni belli si vede il mare fino a Cape Cod cioè Capocotta; dall’altra parte, Eur in purezza, con lo stupendo Colosseo Quadrato con le iscrizioni ducesche «Un popolo di poeti di artisti di eroi / di santi di pensatori di scienziati / di navigatori di trasmigratori» prossimo showroom Fendi, e poi soprattutto il Fungo, serbatoione idrico che dagli anni Cinquanta porta l’acqua agli abitanti, e poi anche ristorante dai Sessanta, su idea del tenore Mario Del Monaco che aveva già intuito la deriva nazionale spaghettara, forse.
Anche all’Eurosky comunque trionfa il dato alimentare: di fronte, nello stesso complesso, il nuovo Ministero della Salute vetrato, basso, a trapezio, con una mensolatura metallica esterna tipo Grundtal Ikea. E un’alta stele molto inquietante con scheletri e mucche consunte e falci ricorda, in targa ottonata, «la prima malattia animale debellata nella storia dell’umanità», cioè la peste bovina. E insomma sempre cibo, e pure la Bistecchiera rimarrà landmark della Roma alemanna degli anni Dieci, col suo corrispettivo oggettivo al centro storico, la piastra per hamburger di San Silvestro, dell’altra archistar anziana Paolo Portoghesi, con spianata di travertini roventi dove d’estate si possono avere visioni e ustioni. Però li son soprattutto uffici, qui invece ci sarà tutta una nuova borghesia avida di spostarsi sulla nuova direttrice culinaria ed esistenziale romana, da Eataly che da quassù si vede, ai nuovi ristoranti simil-newyorkesi di Ostiense. E poi vuoi mettere le tecnologie, che al Fleming e ai Parioli non ci stanno, e la monnezza pneumatica e soprattutto i frigo tailorizzati: bisognerà imparare a usarle queste tecnologie, perché come dice Cinzia Leone nelle Finte bionde, «so’ apparecchi un tantinello sofisticati».