Pier Aigusto Stagi, Avvenire 26/2/2014, 26 febbraio 2014
L’INCUBO DI CASSANI
L’appuntamento sarà per le 18 di questa sera, al Caesar Hotel di Lido di Camaiore. «Sarà un’emozione anche per me, perché per quanto mi riguarda sarà a tutti gli effetti come il primo giorno di scuola». A dirlo è il professor Davide Cassani, che per la prima volta incontrerà i suoi ragazzi per un raduno collegiale che servirà a gettare le basi e conoscersi. «Ho anche un video che ho fatto a Ponferrada (sede della prossima sfida iridata, ndr) e trasmetterò ai ragazzi le mie impressioni», ci dice il neo ct azzurro, romagnolo di Solarolo, 53 anni compiuti a gennaio.
Convocati da oggi al 1° marzo una ventina di stradisti, da Ivan Basso a Filippo Pozzato, passando per Moreno Moser e il tricolore Ivan Santoromita. La maggior parte arriverà stasera, alcuni domani mattina. Vincenzo Nibali potrebbe restare a casa, assente giustificato perché in queste ore dovrebbe nascere Emma, la sua promogenita. Poi, dall’1 al 4 marzo, sarà la volta dei cronoman. Spazio a Stefano Pirazzi, Manuele Boaro, Marco Coledan, Dario Cataldo e Manuel Quinziato.
Tanti nomi, tutti sul suo prezioso taccuino, pardon, “tablet”.
«Esatto, oggi io uso solo l’iPad e l’iPhone, collegati tra loro. Da anni archivio nomi, numeri dati e impresioni: ho archiviato 1.350 ordini di arrivo, non mi manca niente, avrò le schede di almeno 2.500 corridori», dice.
In attesa di avere un ct pluridecorato come Alfredo Martini e il compianto Franco Ballerini, Davide Cassani è già il primo vero ct multimediale.
«Nel mio iPad ho anche registrati tutti gli infortuni e i ritiri. Insomma, quello che ho raccolto in 18 anni di professione giornalistica, per svolgere al meglio il mio compito di opinionista Rai, ora lo utilizzerò per questa mia nuova avventura».
A Camaiore, il primo contatto…
«Non ho né figli né figliastri, sono al di sopra delle parti. Passeremo tre giorni intensi, dove soprattutto parleremo. Domani ci sarà Matteo Marzotto, grande industriale con la passione per la bicicletta: viene a trovarci e a raccontare il suo rapporto con le due ruote. Poi, ospiteremo anche Mauro Berruto, il ct della pallavolo: lui ci parlerà del concetto di squadra. Ma anche Mauro avrà qualcosa da apprendere da noi».
Ma ora ci parli di lei: dei suoi sogni, ma anche dei suoi incubi…
«L’incubo è quasi del tutto domato, metabolizzato e superato: ma gliene parlerò dopo. Ora mi lasci parlare di un sogno realizzato».
Ci dica…
«Il sogno l’ho realizzato il 28 dicembre scorso sul calar della sera, quando è arrivata la tanto agognata telefonata di Renato Di Rocco che attendevo da un po’. Da bambino il mio sogno era quello di fare il corridore, di partecipare ad un Giro d’Italia e a un campionato del mondo. E adesso ho l’onore di guidare la Nazionale: è davvero un sogno che si avvera».
Quando ha contratto questa malattia azzurra?
«Mi sono innamorato dei Mondiali e dell’azzurro in occasione di Imola’68: quel volo di Vittorio Adorni ce l’ho ancora negli occhi. Fu davvero una giornata magica».
Quale sarà il suo punto di partenza?
«Credo che per la Nazionale sia necessario ripartire dai giovani senza buttare via i vecchi. L’esperienza conta».
Cosa è cambiato da quando è ct?
«Prima il cellulare non suonava quasi mai, era morto. Ora è sempre morto perché è sempre scarico per le troppe chiamate. Ma sia ben chiaro, sono felice come pochi…».
Ha parlato di incubi: ma a cosa si riferisce?
«Ad incubi veri e propri, non è un modo di dire. Papà, con il suo camion, trasportava vino in giro per l’Italia. Quando potevo, soprattutto in estate, mi portava con se. Io ne ero felice e orgoglioso: viaggiavo con quel bisonte della strada assieme a mio papà, che nella mia mente era davvero un eroe della strada. Papà ebbe un solo incidente nella sua vita: c’ero anch’io. Avevo solo 12 anni e facemmo un frontale con un’auto. Io stavo dormendo e mi svegliai di soprassalto: da quel giorno, tutte le notti, io ho gli incubi. Ne sanno qualcosa i miei compagni di squadra. Quando correvo nessuno voleva stare in camera con il sottoscritto. Chieda a Maurizio (Fondriest, ndr) quando lo buttai giù dal letto in piena notte al mondiale del ’93. In preda agli incubi stavo sognando che il soffitto stava crollando sulla testa di Maurizio, così io nel sonno mi sono alzato di scatto e l’ho buttato giù dal letto per salvarlo. Chieda ad Alberto Volpi, quando anche lui, in camera con me, per poco non ha avuto un collasso perché come incubo aveva il sottoscritto che aveva gli incubi».
Ma oggi soffre ancora di incubi notturni?
«Molto meno, anche se ogni tanto qualche notte un po’ agitata ce l’ho ancora…».
L’incubo lo conosciamo e il sogno ricorrente?
«Ha dei colori bellissimi. Quelli dell’arcobaleno…».