Giuseppe Bottero, La Stampa 26/2/2014, 26 febbraio 2014
La Borsa del Bitcoin chiude in una notte Spariscono i risparmi La piattaforma per gli scambi scompare: clienti beffati Giuseppe Bottero Se il parallelo tra il mondo virtuale e quello reale ha un senso, è un po’ come se nel giro di una notte fosse sparita Wall Street
La Borsa del Bitcoin chiude in una notte Spariscono i risparmi La piattaforma per gli scambi scompare: clienti beffati Giuseppe Bottero Se il parallelo tra il mondo virtuale e quello reale ha un senso, è un po’ come se nel giro di una notte fosse sparita Wall Street. Non solo l’indice degli scambi, ma l’intera sede, i trader, persino gli arredi. Da 24 ore infatti si è volatilizzata Mt.Gox, la più nota tra le piattaforme per lo scambio del Bitcoin, la cyber-moneta creata nel 2009 da un gruppo che si firma con lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto. Chi prova ad entrare nel sito si trova davanti ad una pagina bianca. Si parla di un attacco hacker di un furto o di problemi di liquidità, ma tra i frequentatori della rete s’insinua il dubbio di un tentativo di speculazione da parte dei gestori. Una mossa per scatenare il panico, far crollare il prezzo dei Bitcoin e infine riacquistarli. L’unica certezza è che sono scomparsi 740 mila Bitcoin, l’equivalente di circa 350 milioni di dollari in base ai prezzi di scambio di lunedì, tutti depositati nel portafoglio della società. Davanti agli uffici che a Tokyo ospitano Mt.Gox, nel distretto alla moda di Shibuya, stazionano correntisti arrivati da mezzo mondo. Li guida Kolin Burges, partito da Londra, che si fa fotografare in ginocchio con un cartello: «Dove sono finiti i nostri soldi?». La risposta, forse, potrebbe fornirgliela Mark Karpeles, 28 anni, fondatore della piattaforma. Peccato che non dia notizie certe da giorni: barricato in casa, non risponde al telefono né alle mail. Domenica sera ha annunciato le dimissioni dal gruppo con un comunicato scarno, travolto dalle pressioni scatenate da una petizione che ha raccolto migliaia di firme. Karpeles, attaccano i suoi detrattori, rappresenterebbe un «ostacolo» al «successo di lungo termine del protocollo Bitcoin». Fedelissimo alla sua linea - poche parole, apparizioni pubbliche ridotte al lumicino - ieri ha fatto sapere che Mt.Gox «è a un punto di svolta. Faremo un annuncio ufficiale molto presto. Per ora non posso rivelare altro perché ci sono altre parti coinvolte». Ma i piani di rilancio, a quanto si apprende, sono piuttosto fumosi. Secondo alcune fonti la fondazione che gestisce la piattaforma avrebbe un passivo di 174 milioni di dollari a fronte di 32,75 milioni di dollari di attività. All’inizio di febbraio le attività su Mt.Gox erano state sospese, causando una serie di effetti a catena culminati nell’addio di Karpeles. Nel giorno più nero del Bitcoin - il valore è in caduta libera, sotto i 500 dollari - sei società concorrenti (Coinbase, Kraken, Bitstamp, Btc China, Blockchain e Circle) si sono affrettate a prendere le distanze da Mt. Gox affermando in una nota che «come in ogni nuova industria ci sono alcuni cattivi attori che devono essere allontanati». I sei, però, si dicono convinti che «le compagnie forti, guidate da team competenti e supportate da investitori credibili, continueranno a prosperare e a far sì che si realizzi la promessa dei Bitcoin di diventare il futuro dei pagamenti nell’era di internet». La valuta, in attesa di un boom che ancora non si vede, sta funzionando soprattutto come rifugio. Ne circola solo circa il 22 per cento del totale, il resto è custodito sotto il «cyber-materasso». Una prima scossa per far uscire il conio dal recinto virtuale l’ha data Zynga, il colosso dei videogame su Facebook, che ha iniziato ad accettarlo per i pagamenti. Il crollo di ieri può in qualche modo complicare il cammino della moneta? «No, se qualcuno deruba una banca non collassa l’euro - ragiona Franco Cimatti, presidente della Bitcoin Foundation Italia -. Molto più grave sarebbe un problema sul protocollo, un bug che rompe il sistema». Eppure le banche centrali restano scettiche. L’Eba ha studiato per tre mesi il fenomeno e sta valutando la possibilità di regolarlo. «Attualmente - dicono dall’Autorità bancaria europea - non esiste nessuna protezione specifica per salvaguardare i consumatori da perdite finanziarie nel caso in cui una piattaforma che scambia o detiene valute virtuali fallisca o chiuda». I cartelli dei correntisti che picchettano la sede di Mt.Gox sono lì a dimostrarlo.