Francesca De Sanctis, L’Unità 23/2/2014, 23 febbraio 2014
GADDA RITROVATO
QUANDO LO INCONTRIAMO, NEL SUO APPARTAMENTO IN PROVINCIA DI FROSINONE, HA GIÀ SISTEMATO TUTTE LE «PREZIOSE» BUSTE SUL TAVOLO: GIALLE, ROSSE, BIANCHE, VIOLA. Su ciascuna c’è una scritta a penna che indica il contenuto: «lettere» o documenti sul «Viaggio da Genova a Buenos Aires», cartoline o fotografie. E poi ci sono pagine di diario da Caporetto, taccuini pieni di appunti e disegni, progetti per una tomba di famiglia, pagelle scolastiche, schede elettorali e inviti... Saranno oltre duecento documenti e appartenevano a Carlo Emilio Gadda. Sì proprio lui. L’autore di Quer pasticciaccio brutto de via Merulana. Ci ritroviamo così a sfogliare quelle carte ingiallite dal tempo che ci rivelano tanti dettagli curiosi ed emozionanti della vita privata di un grande scrittore.
Ma da dove proviene questo prezioso materiale? La storia ha dell’incredibile, perché le buste sono state acquistate da un collezionista che ci accoglie in casa per mostrarcele, chiedendoci però di rimanere anonimo. Custodisce tutto da anni, ma ora ha deciso di affidare le carte ad un gruppo di studiosi del territorio (che hanno fondato un’associazione per poter conservare, studiare, promuovere i documenti inediti), intanto ne parla con L’Unità. «Sono sempre stato incuriosito da Carlo Emilio Gadda racconta -. Di lui sentivo parlare spesso perché quella che fu la sua governante per una vita intera, Giuseppina Liberati, era nata a due passi da qui, a Ferentino (provincia di Frosinone, ndr). Quindi, quando mi è capitato fra le mani tutto quello che vede, non mi è sembrato vero...». In paese si dice che Giuseppina Liberati fu ramante di Gadda.
«Questo non posso saperlo – continua – Giuseppina non parlava mai dei suoi rapporti con lo scrittore, era una donna all’antica e un po’ freddina, ma di sicuro non era semplicemente una governante. In un passaggio dell’Adalgisa c’è un riferimento che lascia intuire di loro due... Di sicuro Giuseppina gli faceva da segretaria e spesso a Ferentino incontrava editori e intellettuali nella sua casa di vicolo Quartino. Quando aveva ospiti non poteva entrare nessuno. Lei lo chiamava “l’ingegnere”».
Giuseppina, scomparsa nel 2003, era una donna molto colta, leggeva i giornali tutti i giorni e aveva una libreria ricchissima. Alla morte di Gadda (1973) ereditò ogni cosa. Ed ora spuntano queste carte, un piccolo grande tesoro che rivela subito un cosa: Carlo Emilio Gadda conservava tutto, ma proprio tutto, perfino la lista della spesa! E catalogava, ordinava, raccoglieva, appuntava. Figuriamoci la ritirata da Caporetto... Già perché tra i documenti c’è anche il “diario” che Carlo Emilio Gadda tenne durante la guerra (o forse sarebbe meglio parlare di «relazioni militari», carte comunque non contenute nel Giornale di guerra e di prigionia. Con il «Diario di Caporetto» edito da Garzanti), pagine datate gennaio 1919 dove trascriveva tutto quello che accadeva durante la giornata al fronte: «Verso le 4 di mattina del giorno 25 (ottobre 1917, ndr), quando già ricominciavo a sperare, ricevetti improvvisamente dal Comandante di Compagnia l’ordine di ritirata, diramato a tutte le truppe dipendenti dalla Compagnia di Divisione. Gli artiglieri s’erano ritirati, guastando i pezzi. Nessun ordine specifico: solo questo, raggiungere l’altra sponda dell’Isonzo». Più avanti scrive: «Ci caricammo in spalla le pesanti mitragliatrici, treppiedi, gli attrezzi in fila indiana, uno per uno, nel buio assoluto tenendoci per mano, laddove la marcia di altre truppe poteva ingenerare confusioni, iniziammo la ritirata. (...) Ci vedemmo perduti; senza più munizioni da fucile e con pochi nastri sufficienti a stento per una raffica di fuoco». E ad un certo punto: «Il Comandante della compagnia ed io vedemmo la resa inevitabile». Molte parole sono cancellate, le frasi riscritte, chissà quanti ripensamenti nel mettere su carta i suoi pensieri...
Del suo viaggio a Buenos Aires, invece, lo scrittore ha conservato perfino i menù del piroscafo “Principessa Mafalda” sul quale viaggiava in quel dicembre del 1922. Nel retro di un biglietto scrive a mano queste parole: «Venerdì, 14 dicembre 1922 ore 9 e 7’ guardando fuori dal finestrino vedo per la prima volta la costa americana. Ore 12. Mezzogiorno entrata del “Mafalda” nel porto di Rio, tra i due forti». E si potrebbe andare avanti all’infinito sfogliando queste carte che riguardano periodi diversi della vita di Gadda, ma che hanno a che fare soprattutto con la sua sfera privata. Ci sono, per esempio, le sue pagelle scolastiche, quando frequentava il “Ginnasio Parini” di Milano, a partire dall’anno scolastico 1904/905; il certificato per prendere parte alla votazione per reiezione dei 70 deputati (Milano, domenica 6 aprile 1924); tante foto di famiglia; il progetto per la tomba del fratello Enrico, al quale Carlo era molto legato, come testimoniano anche alcune lettere indirizzate alla madre durante il periodo di prigionia («Ti raccomando, mandami sempre sempre notizie di Enrico, in ogni cartolina», 29.10.1918).
E poi c’è quell’invito della casa editrice Garzanti alla presentazione del libro di Pasolini, Empirismo eretico, presso la libreria Croce di Roma, con Enzo Siciliano; cartoline e quadernini pieni di disegni. In uno di quegli schizzi riconosciamo Giuseppina Liberati non può che essere lei! -: una signora in grembiule che sorregge un bei vassoio con il pollo fumante! Caro ingegner Gadda, speriamo che tutti questi preziosi documenti diventino presto pubblici, soprattutto perché ne siamo certi i suoi lettori potrebbero scoprire molte cose, anche curiose, su di lei.