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 2014  febbraio 25 Martedì calendario

GUIDI, TUTTI GLI INTERESSI TRA L’AZIENDA E LO STATO


Dai mezzi elettrici per Posteitaliane e i vigili urbani in decine di Comuni, agli impianti di segnalazione e ai distributori di biglietti per il gruppo Fs, sono molti i rapporti tra lo Stato italiano e le amministrazioni pubbliche e la Ducati Energia, l’azienda di famiglia di Federica Guidi, ex numero uno dei giovani di Confindustria e neoministra per lo Sviluppo economico del governo Renzi.
L’imprenditrice, come primo atto dopo il giuramento, ha correttamente lasciato tutte le cariche apicali nell’impresa di cui era vicepresidente e direttore generale. E lo stesso premier ha assicurato che si occuperà personalmente di eventuali dossier che dovessero presentare rischi di conflitto di interessi. Ma il legame è strettissimo, non c’è dubbio: Guidalberto Guidi, padre di Federica, resta il titolare del gruppo (controllato da una finanziaria di cui detiene là maggioranza) e, a scorrere le commesse che Ducati Energia ha evaso e sta portando avanti con “pezzi” del settore pubblico, sembra davvero difficile, per la neoministra, dribblare tutte le possibili contaminazioni tra il ruolo pubblico e l’azienda di famiglia.
UNA MULTINAZIONALE ITALIANA
Ducati Energia da non confondersi con la Ducati Motor, dove vengono fabbricate le celebri moto è un marchio all’avanguardia, che ha scelto di delocalizzare la produzione all’estero. Una propensione mai nascosta da Guidi padre, “falco” di Confindustria già sostenitore di Alberto Bombasse nella corsa al vertice dell’associazione: degli oltre 700 dipendenti attuali, sotto le Due Torri ne sono rimasti circa 250 (più altri 17 al Centro ricerche di Rovereto), in pratica la “testa” del gruppo con una minima parte di operai. In Romania, Croazia, India, Argentina con possibili sviluppi futuri in Cina e Russia è stato spostato il grosso della produzione. Naturalmente anche il fatturato 115 milioni di euro -, dipende in gran parte dall’estero. Da qui, le ironie del deputato di Sel, Giorgio Ariaudo, che, parlando della neoministra, si è chiesto «che esempio possa dare alle aziende italiane».
La stroncatura di Stefano Fassina, espressa dalle colonne de L’Unità, poggia poi, oltre che sul versante strettamente politico (la vicinanza a Berlusconi), sui rapporti tra Ducati Energia e la pubblica amministrazione in varie forme.
Uno dei prodotti di punta dell’azienda è il FreeDuck, un quadriciclo elettrico che dal 2008 viene utilizzato da Posteitaliane (spa di proprietà del Ministero dell’Economia) per il recapito “verde” della corrispondenza. Si tratta di un veicolo biposto che ha un’autonomia di 60 chilometri (o 150 per la versione ibrida) che è già in servizio in molti tenitori italiani: da Perugia (dove la sperimentazione è partita 6 anni fa con 57 mezzi) a Bologna, da Milano a Broscia, a Padova e Pisa, tra gli altri. Il battesimo mediatico del Free Duck avvenne nel 2009, al G8 dell’Aquila, con la consegna di 50 veicoli, ma i piccoli mezzi sono in dotazione dalla Polizia municipale di Genova è ne sta valutando l’acquisto anche la Polizia di stato. AI progetto partecipa anche Enel (al 31% di proprietà del Mef), per la quale la ditta di famiglia della Guidi realizza già una serie di complesse apparecchiature per il controllo e la distribuzione dell’energia: le colonnine di ricarica elettrica, per i Free Duck ma non solo, sono targate Ducati Energia. Se ne trovano, ad esempio, a Milano, dove sono state sviluppate, in collaborazione con l’amministrazione, Telecom e A2A, anche “isole” wi-fi, in via di installazione, che danno informazioni su eventi e viabilità e permettono la connessione internet.
C’è poi il capitolo trasporti. Per Ferrovie dello Stato, società di proprietà del Tesoro, nonché per le collegato Italferr e Rfi, la Ducati Energia divisione Railway realizza impianti di segnalamento ferroviario, “chiavi in mano”, dalla progettazione all’assemblaggio e al collaudo. In Emilia-Romagna, poi, sono diffuse sui bus le macchinette emettitrici di biglietti, commissionate . negli anni passati dalle aziende di mobilità pubbliche, come l’Atc bolognese (ora Tper), e Seta (che serve Modena, Reggio e Piacenza).
LO STATO (CON SIMESI) IN AZIENDA
E se La Repubblica ha ricordato l’intesa Anci-Ducati Energia, con l’ok del ministero dell’Ambiente, alla sperimentazione di mille biciclette a pedalata assistita (nel 2011, numero uno dei Comuni italiani era Graziano Delrio), si segnala anche una partecipazione indiretta dello Stato nell’azienda bolognese. Si tratta di Simest, la società per le imprese all’estero controllata dalla Cassa depositi e prestiti (di cui il Ministero dell’Economia possiede l’80%), che nel dicembre 2012 ha acquisito il 15% delle azioni del gruppo di Guidi, con un investimento di cinque anni. Un ingresso che la stessa Federica Guidi aveva salutato allora con favore, sottolineando come la Simest, fosse già stata «un’importante supporto in Croazia e Romania».
Un percorso indubbiamente a ostacoli, per la neoministra. E cosa succederebbe se, ad esempio, suo papà decidesse di procedere all’acquisto di Bredamenarinibus, storica impresa costruttrice di mezzi pubblici messa in vendita dalla proprietà Finmeccanica (a maggioranza statale), per la quale in passato ha mostrato interesse? Sarà necessano muoversi, come minimo, con i piedi di piombo.