Giuditta Marvelli, Corriere della Sera 25/2/2014, 25 febbraio 2014
ECCO I CONTI DELLA TASSA SULLE RENDITE PER DIECIMILA EURO PRELIEVO DI 200
MILANO — Pagheremo davvero più tasse sui titoli di Stato? E con quali effetti sul portafoglio? La questione è complessa ed è già stata più volte (anche nel recente passato) sul tavolo dei governi. Così, puntuale, a poche ore dall’insediamento del nuovo esecutivo, il dibattito si è riaperto.
Ecco un piccolo riassunto delle parole che si sono rincorse e un conto, assolutamente ipotetico, di quello che potrebbe costare alle famiglie un piano per equiparare Bot&C. (che oggi pagano il 12,5%) ad azioni e obbligazioni societarie, tassate al 20%. O, addirittura, quanto potrebbe pesare un progetto che spinga le aliquote ancora più su, verso quel 25% che rappresenta la media europea di richiesta fiscale ai privati muniti di rendite finanziarie.
Più tasse sui Bot? «Non l’ho mai detto», puntualizza Graziano Delrio, neosottosegretario alla Presidenza del Consiglio, che ha fatto in diretta Tv l’esempio della signora anziana con 100 mila euro investiti in titoli di Stato brevi a cui potrebbe venir chiesto un sacrificio da poche decina di euro. «Il sottosegretario Delrio ha detto una cosa molto semplice: che il tema della tassazione sulle rendite finanziarie e il tema dei denari sul costo del lavoro saranno oggetto di una valutazione», ha chiarito il neopresidente del Consiglio Matteo Renzi. Più tasse sui titoli di Stato «avrebbero un impatto sui piccoli risparmiatori» mentre «gli effetti sarebbero modesti sul fronte del gettito», avverte infine Maria Cannata, responsabile del debito pubblico al Ministero dell’Economia, che tutti i mesi fa i conti con le nuove aste e l’enorme, vecchio stock che ci affligge.
Ed ecco l’esercizio di fanta-Fisco. Se sui guadagni accumulati con i Btp triennali dal 2011 ad oggi venisse applicata un’aliquota del 25% (la media europea della tassazione sulle rendite finanziarie), il taglio del rendimento per i risparmiatori privati sarebbe decisamente pesante, con punte di oltre duemila euro. Nel caso (vedi tabella) di un capitale discreto, pari appunto a 100 mila euro, la rendita complessiva scenderebbe infatti da 15.200 a poco più di 13 mila per chi decidesse di vendere oggi il titolo acquistato nel giorno del primo Btp day. Si tratta, va detto, di una simulazione costruita su guadagni importanti perché negli ultimi anni i Btp, comprati ai minimi nel novembre 2011, hanno portato a casa laute cedole e ottime rivalutazioni dei prezzi. Per chi avesse solo 10 mila euro investiti, invece, nello stesso caso si parla di una decurtazione di 200 euro (da 1.500 a 1.300, molto meno in termini assoluti ma vale circa il 13%), mentre chi ne ha 50 mila rinuncerebbe a più di mille euro. Un po’ meno pesante il sacrificio se invece di applicare ai Btp l’aliquota europea si decidesse solo di uniformare anche i titoli di Stato alla tassazione del 20%, che già grava su azioni e corporate bond. In questo caso il conto sarebbe di mille euro abbondanti per chi ne ha centomila, settecento per chi ne ha cinquantamila e un centinaio per chi ne avesse 10 mila.
Solo ipotesi. A cui bisogna aggiungere una postilla: anche se il piano di alzare le aliquote su tutte le rendite finanziarie venisse realizzato, il governo potrebbe decidere di salvare (sterilizzare in gergo tecnico) i guadagni accumulati fino a quel momento, applicando le nuove percentuali a cedole e capital gain solo dal momento dell’entrata in vigore della nuova legge in poi.
Infine un risultato ancora più impressionante si ottiene applicando l’aliquota della media europea (25%) ai Bot, i titoli brevi che oggi offrono, al netto di tasse e spese bancarie, poco più dello 0,2%. Diecimila euro di Bot, calcolando solo l’effetto fiscale e non le commissioni bancarie, con i parametri dell’ultima asta del Tesoro valgono un rendimento lordo di 67,90 euro, che dimagriscono fino a 39 se si applica l’attuale imposta (12,5%) e la mini-patrimoniale (2 per mille nel 2014). Questi sono numeri veri, quelli di oggi, dove tra bollo e tasse, si lasciano al Fisco più di 28 euro. «Con i rendimenti così bassi — spiega Angelo Drusiani (Banca AlbertiniSyz) — l’incidenza dell’attuale aliquota fiscale e anche della patrimoniale, che pure non ha più il minimo invalicabile di 34 euro, è veramente alta».
Così se ai Bot dal micro rendimento capitasse in un ipotetico domani l’aliquota al 20% l’interesse finale dopo le tasse scenderebbe a 34 euro, mentre con il 25% precipiterebbe a 31. Inutile dire che, applicando anche le spese bancarie, la possibilità di non guadagnare nulla è praticamente una certezza.