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 2014  febbraio 25 Martedì calendario

IL GUARDIANO ELETTRONICO DELLE FORESTE “DIAMO LA CACCIA A CHI DISBOSCA LA TERRA”


LO SGUARDO di Google sulle foreste della Terra: una spia supertecnologica al servizio della lotta ai cambiamenti climatici. Grazie alle tecnologie di Google Map e Google Earth è nato il sistema Global Forest Watch, allerta nel sorvegliare l’andamento del verde del pianeta e già capace di darcene una mappa (quasi) in tempo reale. Il sistema, coi mille occhi dei satelliti in orbita, osserverà dall’alto deforestazioni e incendi e permetterà di seguire con precisione lo stato di salute dei polmoni verdi della Terra. Non solo: consentirà di scovare le aree di deforestazione clandestina e di mettersi alla caccia dei responsabili. Ma soprattutto, in perfetto stile Google, le informazioni di Global Forest Watch sono già a disposizione di tutti su internet. E la speranza è che a utilizzarle siano soprattutto le istituzioni, nella programmazione di politiche di difesa del territorio e dell’ambiente.
Il database di Global Forest Watch è partito dalle immagini satellitari raccolte in più di quaranta anni di ricerca dall’Usgs (United States Geological Survey) e dalla Nasa coi satelliti Landsat: mezzo miliardo e passa di immagini ad alta risoluzione. Questa enorme massa di dati è stata riordinata grazie alla potenza del cloud computing di Google Earth e a nuovi algoritmi sviluppati per l’occasione dagli scienziati dell’università del Maryland guidati dal geografo Matthew Hansen. A gestire il tutto, il World Resources Institute, un istituto americano sostenuto coi soldi di fondazioni, aziende, enti governativi interessati alla protezione dell’ambiente. Il risultato è oggi una mappa che viene aggiornata con cadenza mensile con una risoluzione di 500 metri, focalizzata sulle foreste tropicali, e a cadenza annuale con una risoluzione di trenta metri che comprende tutte le aree verdi del pianeta. Per esempio, dalla mappa si vede molto bene l’impatto delle coltivazioni di palme da olio in Indonesia, o la minaccia per la biodiversità che affligge in maniera drammatica il Congo e tutto il centro Africa. Ma si vedono anche le buone notizie provenienti dal Brasile, che pur essendo ancora tra i maggiori deforestatori al mondo ha visto ridurre il tasso di distruzione dei suoi polmoni verdi di più di mille chilometri quadrati all’anno nell’ultimo decennio (salvo una piccola ripresa osservata nel 2013). Del resto, il Brasile ha adottato da tempo una politica di difesa delle risorse naturali che si avvale, anche, di satelliti e della partecipazione
attiva delle popolazioni locali. E anche questo è evidente nella mappa interattiva: laddove si siano prese iniziative efficaci e reali di tutela dell’ambiente, gli effetti possono essere seguiti nel tempo.
Si possono quindi vedere anche le zone dove gli alberi hanno ricominciato a crescere, perché ripiantati o perché liberi di tornare a occupare suolo. Un report dei ricercatori del Global Forest Watch pubblicato su Science un anno fa anticipava il calcolo ottenuto dallo studio dei dati satellitari raccolti tra il 2000 e il 2012 su scala globale: 230 milioni di ettari di foresta persi, per incendi, disboscamenti e cause naturali come le malattie delle piante, cioè 50 campi di calcio al minuto ogni giorno, tutti i giorni dell’anno. E, nello stesso periodo, 80 milioni di ettari di nuova foresta guadagnati. Il bilancio è impietoso: si tratta della perdita netta di 150 milioni di ettari in dodici anni, circa cinque volte la superficie dell’Italia. “Ma da domani Global Forest Watch cambierà il modo in cui gli uomini e i loro affari utilizzano le foreste – ha promesso Andrew Steer del WordlResourcesInstitute - I bad guys (cioè i cattivi, i disboscatori) da adesso non potranno più nascondersi”.