Paolo Siepi, ItaliaOggi 25/2/2014, 25 febbraio 2014
PERISCOPIO
Il governo Letta vantava il record dell’età media più bassa, infatti è durato meno di una gravidanza. Adesso Renzi ha fatto un governicchio che è un Letta-bis, cioè un Napolitano-ter che potrebbe addirittura riuscire nell’ardua impresa di far rimpiangere quelli che l’hanno preceduto. Già la lista con cui è entrato al Quirinale presentava poche novità vere, anzi una sola: quello del magistrato antimafia Nicola Gratteri alla Giustizia. Quella che ne è uscita dopo due ore e mezza di cancellature a opera di Napolitano è un brodino di pollo lesso che delude anche le più tiepide aspettative di svolta. Accettando senza batter ciglio i veti del Colle, della Bce, di Bankitalia, Renzicchio si candida al ruolo di rottamatore autorottamato. Poteva tentare una svolta, costi quel che costi: s’è prontamente fatto fagocitare dalla «palude» che rinfacciava a Letta. Voleva essere il primo leader della Terza repubblica. Sarà il terzo premier a sovranità limitata, circondato da un accrocchio di partitocrati di nuova generazione che non danno alcuna garanzia di essere meglio degli antenati. «Ora mi gioco la faccia», ha detto Renzi. Già fatto. Marco Travaglio. Il fatto quotidiano.
(mfimage) Si vede chiaramente che molti applausi della vigilia nascondono il desiderio di rosolare il sindaco vincente, proprio come faceva la vecchia Dc con i leader che mandava a Palazzo Chigi. Marcello Sorgi. La Stampa.
Renzi ha avuto lo spazio per agire e la sfrontatezza di non preoccuparsi delle conseguenze di quello che fa. Se c’è qualcosa da rompere, rompe. Lo ha fatto anche con il suo partito. Lo ha buttato a terra e fracassato nel corso della sua ultima direzione che è stata non solo l’azzardo di un uomo, ma lo psicodramma di un partito, di una classe dirigente, di un popolo profondamente conservatore, se non addirittura reazionario. Salvatore Tramontano. Il Giornale.
Davanti a uno scandalo, una ruberia, un episodio grave di incapacità o corruzione il giudizio dell’elettore italiano è tribale (è uno dei miei o uno degli altri?). Il giudizio civile, morale e politico viene dopo. Gli elettori non usano il voto per premiare o punire, come sarebbe logico e giusto. Permettono così a personaggi squalificati di continuare a calcare la scena politica (nazionale, regionale, locale). Con le conseguenze che vediamo. Beppe Severgnini. Sette.
Matteo Renzi è simpatico perché non usa ghirigori e, quando si tratta di rottamare vecchie cariatidi e premier in carica, glielo dice in faccia: te ne devi andare. Si narra di un Enrico Letta così traumatizzato dal colloquio con Demolition man (Financial Times) e dal successivo massacro a opera dei cari compagni pd, che Pippo Civati lo ha paragonato alla povera giraffa dello zoo di Copenaghen, fatta a pezzi e data in pasto alle belve. Poi c’è Vendola che avrebbe voluto entrare nel governo, ma avrebbe rischiato di arrivarci con mezzo Sel, che è come dire la scissione dell’atomo. Antonio Padellaro. Il Fatto quotidiano.
Guidare il governo dell’Italia di oggi è un compito da non augurare al peggiore nemico: ma per Renzi è diventato un traguardo esistenziale da conquistare senza riguardi a nessuno. Ed è così che molti analisti hanno cominciato a pensare che siamo di fronte a un centauro. Per metà arrogante, per l’altra metà impreparato al compito. Un mix pericoloso, capace di produrre disastri. Gianpaolo Pansa. Libero.
Non esiste la famiglia perfetta, e neppure il marito perfetto, o la moglie perfetta. Non parliamo della suocera perfetta! Papa Francesco nel giorno di San Valentino in piazza San Pietro.
Cinquant’anni fa un libro celebre profetizzava che l’Africa era partita male. Oggi, l’Europa è arrivata male e sono i suoi sostenitori che lo dicono meglio. Eric Zammour. Le Figaro.
La famiglia ha sempre meno poteri e sempre più responsabilità. Ferdinando Camon. La Stampa.
Alfonso Berardinelli ha coniato, alla fine degli anni 80, ne L’esteta e il politico, la formula «nuova piccola borghesia» per caratterizzare quel ceto ansioso di appartenenza e legittimazione culturale che si sdilinquiva indifferentemente per Wenders e Nanni Moretti, il Nome della rosa e il Beaubourg, New York e la Mitteleuropa, portandosi sotto braccio un libro Adelphi e una copia di Repubblica. Era il primo vagito, appunto, di quel «ceto medio riflessivo» che popola i festival culturali, esaltata da Paul Ginsborg come argine alle bassezze dell’Italia illetterata. Angela Borghesi, Lo scrittore invisibile Alfonso Berardinelli recensito e intervistato. Caffi editore.
L’abito può dare un tocco di classe, non la classe: quella deve averla il cliente. Massimiliano e Giuseppe Attolini, sarti napoletani, che hanno fatto gli abiti per Toni Servillo in La grande bellezza. Corsera.
Ecco una breve guida a chi vuol lasciare tutti i suoi averi. 1) Come fare a lasciare tutto ai preti? Recatevi da un sacerdote ed esprimete il desiderio di lasciargli tutto (case, terreni, depositi bancari eccetera). Lui vi farà firmare un modello prestampato e siete a posto. 2) Lasciare tutto ai frati. Recatevi al più vicino convento, chiedete del padre economo. Anche qui vi fa firmare un bel modello con scritto: «Sì! Lascio tutto ai frati». 3) Come fare a lasciare tutto al comune. Recatevi al Comune, qui dite all’impiegato della tesoreria: «Vorrei lasciare tutti i miei beni al Comune di Durango». Impiegato: «Ma, vediamo? devo chiedere. Venga domani».4) Lasciare tutto al Foglio. Andate alla segreteria del Foglio e chiedete di me. Vi porto in una saletta riservata. Qui vi faccio firmare il lascito (circa un milione di euro). Al Foglio dico che avete donato 30 mila euro. Maurizio Milani. Il Foglio.
Alle volte i miei incontri d’alcova con Gianni Agnelli nella sua dimora terminavano in questo modo all’arrivo di Marella: suonavano tante campanelle. E io, pronta, mi eclissavo (?) A un certo punto mister Fiat mi soppianta con una non meglio identificata americana, di sicuro non incrementando la mia considerazione per gli yankee. Se io consigliavo all’Avvocato collezionista d’arte, quadri d’autore d’epoca a prezzi vantaggiosi, su suggerimento della nuova arrivata lui si mette a comprare Warhol come tutti. Gaia Servadio in Raccogliamo le vele. Feltrinelli.
Veneziani Marcello, 58 anni, generato in Bisceglie, degenerato in Roma, rigenerato in Talamone. Il Foglio dei fogli.
Quanto tempo ho perso a persuadere chi era già persuaso. Roberto Gervaso. Il Messaggero.