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 2014  febbraio 25 Martedì calendario

FILIPPO TIMI: «MI RACCONTO PER FARVI PIANGERE»


Skianto. Come lo schianto forte del cuore, il suo, ma con la kappa del gruppo rock. Perché questa volta Filippo Timi si mette a nudo davvero. Dopo il suo scandaloso Don Giovanni, è questo il titolo della nuova pièce scritta, diretta e interpretata dall’attore umbro al debutto il 25 marzo al teatro Franco Parenti di Milano.
«Uno spettacolo affondato nei sentimenti », spiega. «Siamo stelle filanti. Un soffio d’amore ci dà l’abbrivio di pochi metri di vita; un volo patetico fra ridolini e trombette e poi si cade a terra pronti per essere calpestati e scolorire nella memoria di un carnevale... che se ne va», recita, nel presentare, tra una balbuzie e l’altra, la sua nuova fatica. Volto cinematografico tra i più richiesti del momento, ora anche testimonial di Sky. La sua è una carriera da tripla A. Ha lavorato con autori come Salvatores e Ozpetek, a teatro è stato Orfeo, Danton, Perceval, Satana, Odino, Woyzeck, Amleto, Mrs. Fairytale - una donna americana degli anni ‘50 - Cupido. Ora recita se stesso, la prova più difficile per ogni teatrante. Ce la racconta.
Come nasce la sua ultima sfida?
«L’idea del titolo mi è venuta dopo quattro mesi in tour con Don Giovanni. Un personaggio difficile da reggere anche per me: eroinomane, compulsivo del sesso, sempre insoddisfatto al punto di arrivare a togliersi la vita. Insomma, ha fatto schiantare anche a me...».
E allora?
«Ero davvero a terra. Così ho deciso di rinascere. Di tirar fuori tutti i fantasmi che da sempre minacciano i sogni della mia esistenza. Di buttarli fuori. Come ho fatto nel libro Tuttalpiù muoio».
Un libro di successo...
«Sì. L’ho scritto col cuore in mano, in un momento difficile della mia vita. Erano anni che lavoravo in teatro, con gli applausi del pubblico e della critica, ma non riuscivo a tirare su abbastanza soldi per mangiare. Quel romanzo mi ha reso famoso».
E poi?
«Da allora ho cercato di riproporre quella sincerità, anche se dietro altri ruoli. Ora ho deciso di essere me stesso, con tutte le lacerazioni fisiche mentali. Tra tre giorni compio quarant’anni: ho pensato che era il momento giusto di farlo».
Nella locandina c’è lei a 14 anni, ben vestito per il matrimonio di suo cugino Alvaro...
«Nello spettacolo c’è anche molto della mia famiglia. È la storia di Pinocchio, dell’anima di un ragazzino chiuso al mondo, ingabbiato nel corpo di un burattino di legno. Vorrei dar voce a quelle persone che vivono isolate. Come mia cugina nata con la scatola cranica sigillata. Anch’io come lei mi sono sentito un bambino sbarrato dentro».
Che ora esce allo scoperto con uno Skianto...
«Già. Un titolo onomatopeico per uno spettacolo ambientato in una palestra vuota, senza porte da cui poter uscire. Al centro ci sono io, un esserino sperduto, disarmato. Scivolerò sul linoleum con i pattini, proietterò un video di gattini appena nati e mi trasformerò in un uomo cavallo...».
E alla fine?
«Vi farò piangere».