Mattias Mainiero, Libero 25/2/2014, 25 febbraio 2014
DELRIO L’UOMO CHE APPICCA INCENDI ANCHE QUANDO USA L’IDRANTE
Da ragazzo, quando frequentava la parrocchia di San Pellegrino, periferia di Reggio Emilia, parroco don Giuseppe Dossetti junior, nipote di Dossetti senior, lo chiamavano “Cido”. Perché? Ecco, questa è la prima domanda che è inutile porsi quando si parla di Graziano Delrio, sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Cido e basta. Il perché non lo conosce nessuno, neppure il titolare del nomignolo. Un bel giorno gli amici dissero: «Tu sei Cido». E lui non fu più Graziano.
Seconda domanda da non porsi per mancanza di una valida risposta: perché Cido si è infilato in quella storia della vecchietta che può permettersi la tassazione dei Bot? Probabilmente, come per il soprannome, non lo sa neppure lui. Tant’è vero che tre giorni dopo l’uscita, e cioè ieri, ha brillantemente e anche sinceramente smentito: Bot da tassare? Mai detto. Però lo ha detto, prima di dimenticarlo, e i giornali lo hanno scritto.
Alla terza domanda possiamo rispondere: sì, Graziano Delrio, classe 1960, laureato in medicina e specializzato in endocrinologia, una moglie, nove figli nove e un cane labrador di nome Lapo, non passerà inosservato, non lavorerà dietro le quinte, non sarà l’Eminenza grigia. Prende il posto che è stato di Filippo Patroni Griffi e prima ancora di Antonio Catricalà e Gianni Letta. Ma lui è Delrio, non Del Rio, una sola parola e niente a che vedere con il tonno in scatola. Piuttosto, un delfino, uno che si diverte a piroettare, a saltare da un argomento all’altro, a stupire.
Godetevi queste righe by Giancarlo Perna: «Negli ambienti parrocchiali di cui è da sempre assiduo, è un simpatico Giamburrasca con barbetta. Gode a mettere i piedi nel piatto e a fare dichiarazioni che mandano in bestia ». Solo per farsi notare? No. Talvolta, anche per lanciare messaggi in codice. Perna: «Le stilettate, apparentemente casuali, sono in realtà dirette a gente del suo mondo - sinistra e cattolici - per motivi che capiscono solo loro». Il ministro dell’Eco - nomia, Pier Carlo Padoan, dovrebbe aver già capito. Anche i tedeschi, che guarda caso hanno subito fatto sapere di gradire un’eventuale mattanza Bot. Gli italiani ci impiegheranno un po’ di più, e alla fine capiranno, a loro spese, che l’epoca delle tasse, nonostante i proclami di Matteo Renzi, non è terminata.
Tanto di cappello, dottor Cido: almeno lei non si nasconde dietro un dito. Pane al pane e vino al vino, anche se con fare educato e misurato. E con determinazione. Del resto, la parrocchia era proprio quella di Dossetti junior, nipote del senior. E uno dei punti di riferimento è Giorgio La Pira. Niente a che vedere con la politica urlata degli ultimi tempi. Potremmo anche dire: niente a che vedere con Matteo Renzi, che lo ha scelto presumibilmente anche per questo.
Fu a bassa voce che Cido disse: comprare gli aerei F35 è insensato. E scoppiò un piccolo putiferio, visto che gli F35 voleva acquistarli Mario Mauro, che sedeva al governo assieme a Cido. A bassa voce, Delrio disse no alla candidatura di Franco Marini al Quirinale, preferendogli Romano Prodi. E conosciamo il finimondo che ci fu. A bassa voce ha combattuto Bersani scegliendo Renzi. A bassa voce, arrivato alla presidenza del Consiglio, si è portato dietro, in qualità di segretario generale, Mauro Bonaretti, ex city manager di Reggio Emilia. E nessuno ha parlato di amici e amici degli amici. A bassa voce, quando era presidente dell’Anci, firmò un accordo con la Ducati Energia, azienda della famiglia Guidi, per sperimentare preso i Comuni l’uso della bicicletta a pedalata assistita. Mille bici da 1.200 euro. Totale: 1,2 milioni. Tra i Comuni assegnatari anche la Firenze di Renzi. E oggi Federica Guidi è ministro dello Sviluppo economico. Sempre a bassa voce, Delrio ha inanellato i suoi record, che non sono soltanto i nove figli avuti dalla signora Annamaria: primo sindaco non comunista di Reggio Emilia (2004, eletto al primo turno con il 63,2 per cento dei voti), poi il secondo mandato (2009, sempre al primo turno con il 52,5 per cento delle preferenze), poi presidente dell’Associazione nazionale dei Comuni contro il parere di D’Alema e Veltroni, poi ministro per gli Affari regionali e delle Autonomie nel governo Letta, poi la delega per lo Sport dopo le dimissioni della Idem, poi sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Poi anche l’uscita col botto sui titoli di Stato, che nessuno si aspettava da un uomo abituato ad essere felpato. Evidentemente, il debito e il deficit richiedono interventi rapidi. E Delrio, se c’è da intervenire, interviene. Vecchie abitudini.
Da giovane, era mediano, squadra di calcio del Montecavolo (bel nome) e anche un provino per il Milan. Un mediano, se c’è da metterci la gamba, o la voce, anche rischiando un po’, non si tira dietro. La mette, e poi ci penseranno i barellieri a portare gli italiani al pronto soccorso: fratture multiple da titoli di Stato diventati tossici. Però lui continua a smentire: «Mai detto, andate a risentirvi la registrazione». Però aveva anche detto che da grande voleva fare il medico endocrinologo, e per questo è andato a specializzarsi a Gerusalemme e in Gran Bretagna. Oggi fa il politico a tempo pienissimo. Aveva detto: mai con Berlusconi. E ha governato, assieme ai suoi, anche con l’appoggio di Berlusconi. Aveva detto: non voglio essere comunista e neppure democristiano, e aveva scelto il Ppi di Martinazzoli e poi la Margherita. Ora sta con gli ex comunisti. Aveva detto dei Bot. E ha smentito. E noi, ce lo consenta Graziano Delrio, continuiamo a chiederci: sarà vera la prima o la seconda versione?
Peccato, non c’è risposta: questa era l’ultima domanda da non porsi.