Carlo Marroni, Il Sole 24 Ore 25/2/2014, 25 febbraio 2014
«COSÌ GUIDERÒ LE FINANZE DEL VATICANO»
La riforma di Papa Francesco parte spedita. E, come aveva annunciato poco più di anno fa, inizia dalle finanze vaticane, la parte della Curia che aveva più urgenza di un intervento profondo. E così nasce il Super-Ministero delle Finanze, che accentrerà le funzioni sul bilancio, preventivo e consuntivo, il controllo dei centri di spesa, sia di funzionamento che del personale, e la pianificazione finanziaria. Con una novità clamorosa: nascerà a breve una Sgr interna ai Sacri Palazzi che accentrerà le linee di investimento per tutti i portafogli sparsi tra le varie congregazioni curiali. A capo del nuovo ministero il Papa ha nominato il cardinale australiano George Pell, 73 anni, da 12 alla guida della diocesi di Sidney, da cui si dimetterà, e che il Papa aveva chiamato nei mesi scorsi a far parte del Consiglio degli otto porporati (il C-8) che lo stanno assistendo sulla riforma, e che si sono riuniti la scorsa settimana.
«Il Santo Padre mi ha affidato un compito molto importante, l’obiettivo è gestire al meglio le risorse della Chiesa, e poterle destinare anche ai poveri» ha detto Pell in un’intervista concessa in esclusiva a Il Sole 24 Ore a poche ore dalla diffusione del Motu Proprio di Bergoglio in cui si istituisce il nuovo ministero – la dizione ufficiale è Segreteria per l’Economia: ma anche il Consiglio per l’Economia, organismo di 15 membri (otto ecclesiastici e sette laici) che varerà la direttive di fondo su tutte le materie finanziarie. Inoltre nasce anche il Revisore Generale, organismo di controllo del bilancio: tutte e tre questi nuovo enti saranno nominati dal Papa e a lui risponderanno. Si attua così un primo passo della riforma che tende a ridurre il "collo di bottiglia" nella Segreteria di Stato, dove tutto doveva passare. Pell, quindi, risponderà al Papa, e si avvarrà di un segretario generale, lo spagnolo monsignor Luis Vallejo Balda, segretario della Commissione referente sulle finanze vaticane nata nel 2013 e presieduta dal professore maltese Joseph Zahara.
«La Segreteria avrà competenza sui flussi finanziari dei singoli dicasteri, a partire naturalmente dalla spending review. Ogni tre mesi ci sarà un controllo, su entrate e spese» ha detto Pell, nell’intervista rilasciata a Santa Marta. Sulla base delle direttive del Consiglio, il dicastero di Pell a settembre-ottobre stilerà un bilancio preventivo dopo un lavoro di confronto («sarà un continuo working group»), sia sulle cifre di fabbisogno dei singoli dicasteri e la programmazione sul personale e il budget dei centri di spesa, alcuni dei quali è verosimile che nel tempo saranno centralizzati. «Il criterio del bilancio cambierà. Oggi è troppo dispersivo, talvolta pecca di trasparenza. L’idea è l’innesto a tutti i livelli di "checks and balances", ridando quindi unità al bilancio ma al contempo prevedendo maggiore autonomia di spesa dei singoli dicasteri, che oggi anche per comprare un blocco di carta devono compilare diversi moduli. É necessario sburocratizzare» ha aggiunto Pell, che a regime vorrebbe rendere pubblico il bilancio consuntivo della Santa Sede, oggi noto solo sui saldi, o quasi. Poi la figura del Revisore generale, una sorta di Corte dei Conti con ampi poteri, funzione che si andrà a sovrapporre alla Prefettura degli Affari Economici, sul cui destino tuttavia Pell non si è espresso.
In ogni caso il tema della semplificazione resta sul tavolo: a fronte della nascita di tre nuovi organismi qualcosa verrà accorpato, ma è ancora presto, e devono essere scritti gli statuti del nuovo dicastero. «Il Revisore avrà il suo programma di revisione ma gli saranno affidati anche incarichi di investigazione speciali, dal Papa o dal Consiglio dell’Economia»: una figura del tutto nuova dentro le mura leonine.
L’altra novità è l’affidamento all’Apsa - oggi il dicastero dove è racchiuso buona parte del patrimonio immobiliare della Santa Sede e anche un cospicuo portafoglio finanziario - della missione di "banca centrale", sul modello inglese della Fsa, e che dovrà «dialogare con le altre banche centrali come la Fed o la Bce, e avrà tutti i poteri necessari, che aumenteranno, ma naturalmente dovrà mutare l’attuale assetto di governance». Anche questa è una novità, destinata a mutare l’assetto della Curia, dove tuttavia all’Aif – l’Autorità di controllo nata nel 2011 con competenze di vigilanza prudenziale – resterà il controllore dello Ior, banca vaticana che in questa fase non è stato toccata: «Sullo Ior sono in corso gli approfondimenti della Commissione speciale referente, che deve ancora completare i suoi lavori. Il C-8 ne parlerà più avanti, forse nella nostra riunione di aprile».
Intanto però, sul fronte finanziario è prevista - e anche questa è una novità assoluta - la nascita dentro il dicastero di Pell di una Sgr di consulenza per indirizzare gli investimenti finanziari che fino ad oggi i vari dicasteri (Apsa, Governatorato, che manterrà sul suo bilancio un alto grado di autonomia, ma anche Propaganda Fide) decidevano da soli. Il tutto dietro le direttive del Consiglio, che come sempre risponde al Papa. «Questo organismo, che sarà diretto da laici che devono ancora essere individuati, non avrà titoli di proprietà propri, che resteranno dei singoli dicasteri, ma indirizzerà gli acquisiti e le vendite con una policy comune, necessaria per ottimizzare le risorse».