Beda Romano e Antonella Scott, Il Sole 24 Ore 25/2/2014, 25 febbraio 2014
UE-FMI, CORSA AL SALVATAGGIO
L’Unione Europea e gli Stati Uniti sono ormai impegnati in prima linea per evitare che l’Ucraina cada «nell’abisso finanziario» di cui ha parlato ieri il presidente ad interim Oleksandr Turchinov: pronti ad aiutare il nuovo governo ucraino, ma a condizione che questo adotti una strategia di modernizzazione dell’economia. Ma mentre da Kiev il ministro delle Finanze ad interim Jurij Kolobov chiede che sia organizzata una conferenza dei donatori internazionali per l’Ucraina, Mosca accusa l’Europa di avere manovrato nell’ombra il cambio di regime. La partecipazione russa a un bailout internazionale non è affatto certa.
«L’ammontare di aiuti economici di cui l’Ucraina ha bisogno può raggiungere i 35 miliardi di dollari nel 2014-2015 – ha detto Kolobov in un comunicato –. Abbiamo chiesto ai nostri partner internazionali (Polonia e Stati Uniti) la concessione di un prestito entro una o due settimane». Il passaggio di potere a Kiev apre incerte prospettive: a rischio ormai è l’integrità stessa dell’Ucraina, divisa tra un Ovest nazionalista e un Est pro-russo.
Secondo dati di Bloomberg, Deutsche Bank, Haver Analytics e Fondo monetario internazionale, citati da fonti di mercato, Kiev dovrà rimborsare quasi sette miliardi di dollari tra prestiti dell’Fmi ed eurobond entro fine anno. Ieri sul mercato i prezzi di molte obbligazioni ucraine sono saliti (il titolo in dollari con scadenza 2023 aveva un rendimento del 9,16%, in calo di oltre un punto percentuale rispetto a venerdì): gli investitori (per ora) scommettono su un salvataggio.
Stati Uniti e Unione Europea sono pronti a dare un sostegno economico, ma aspettano la formazione di un nuovo governo e una strategia politica prima di dare il loro assenso. Il prossimo esecutivo dovrebbe essere europeista, almeno così sostengono molti leader dell’opposizione all’ex presidente Viktor Yanukovich. In novembre, Fmi e Ue avevano offerto un pacchetto di 20 miliardi di dollari su un periodo di sette anni. La situazione è complessa. Al di là dell’incertezza politica ed economica, Bruxelles e Washington hanno interessi e strategie diverse. Il Fondo è pronto a sostenere l’Ucraina, ma in cambio di rigide condizioni economiche. Anche l’Europa è dello stesso avviso, ma forse più dell’Fmi è preoccupata dalla stabilità del Paese e dai rapporti di forza con la Russia. Così è in particolare la Germania a insistere su un coinvolgimento di Mosca nel comune sforzo di sostegno all’Ucraina: le relazioni internazionali, aveva fatto notare nel week-end da Sydney il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble, funzionano meglio quando è inclusa la Russia. «L’Ucraina è tra la Russia e l’Europa», ha fatto notare Schäuble mentre sempre in occasione del G-20 il segretario Usa al Tesoro Jack Lew aveva affrontato il tema ucraino con il ministro delle Finanze russo Anton Siluanov, studiando la possibilità di un programma Fmi.
A Kiev ieri era in visita l’Alto rappresentante per la Politica estera e la Sicurezza, Catherine Ashton, per discutere anche di aiuti economici. Da Bruxelles, il portavoce della Commissione Olivier Bailly ha spiegato: «Siamo consapevoli delle aspirazioni europee degli ucraini, e siamo pronti a sostenerle», ma ha escluso per ora passi avanti radicali: l’accordo di associazione, respinto in novembre da Yanukovich, «è sempre sul tavolo». E ha aggiunto: «Ne discuteremo con il prossimo governo ucraino».
L’avvicinamento all’Europa è destinato a suscitare la reazione del Cremlino, che ha lasciato in sospeso il piano di aiuti concordato a metà dicembre tra Vladimir Putin e l’allora presidente Yanukovich. Un piano - con cui Putin bloccava la firma dell’Accordo di associazione alla Ue - che prevedeva l’acquisto di bond governativi ucraini per un totale di 15 miliardi di dollari: di questi 3 sono già arrivati a Kiev, mentre una tranche di 2 miliardi è rimasta impigliata proprio nella rivoluzione degli ultimi giorni. E ora i russi attendono di capire meglio la direzione che l’Ucraina intende prendere: «La nostra posizione - ha detto ieri il ministro russo dell’Economia Aleksej Uljukaev riferendosi alla "rata" sospesa da 2 miliardi - è che continueremo (con il piano, ndr). Ma vorremmo sapere, chi sono i nostri partner?».
In discussione anche lo sconto di un terzo accordato da Mosca all’Ucraina sul prezzo del gas: un fronte che, viste le crisi precedenti, preoccupa i mercati europei. La Commissione europea ieri ha voluto rassicurare sui rischi di interruzione delle forniture di gas russo che passano dall’Ucraina. Mentre il premier russo Dmitrj Medvedev ha fatto sapere che Mosca intende «onorare tutti gli accordi tra Stati legalmente vincolanti».