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 2014  febbraio 25 Martedì calendario

DIEGO DELLA VALLE «VEDIAMOLO GOVERNARE, IL GIUDIZIO TRA QUALCHE MESE»


Renzi ha rimesso in campo Berlusconi con l’accordo sulle riforme. Ha fatto bene?
Sì, se servirà a fare le riforme. L’obiettivo è quello di fare le riforme per cambiare il Paese.
Berlusconi sembra l’azionista occulto del Governo. È d’accordo?
Direi di no. La svolta è anche generazionale: vedere tutti questi 35enni fa bene al cuore, lasciamoli lavorare.
Cosa si deve fare perché l’economia riparta subito?
Un grande progetto per l’Italia inizia dal turismo che il nostro Paese può vendere al mondo. Possiamo offrire lo stile di vita italiano a gente che ama l’Italia e che vuole venire in vacanza.
Turismo significa aeroporti, strade, alta capacità sulle ferrovie: è un’operazione di grandissimi investimenti che possono essere fatti perché molti investitori internazionali sarebbero pronti.
In Europa che strumenti ha Renzi per fare valere contro gli euroburocrati le ragioni d’Italia?
Bisognerà spiegare che a quelle regole il Paese non riparte. Hanno ragione quando dicono che il nostro Paese non è stato attendibile. Ora va detto: "Abbiamo bisogno di fare queste cose, controllateci molto, però noi le dobbiamo fare".
Che cosa le piace di Renzi?
Siamo tifosi della Fiorentina. È giovane, mette la faccia sulle cose che fa. Vediamolo lavorare, governare, diamogli qualche mese, poi valutiamo.
Al centro del suo scontro con John Elkann c’è il destino di Rcs. Ha investito molto, conta poco. È perché in Italia le azioni si pesano e non si contano?
Sono entrato in certi ambienti quando si pesavano e non si contavano, ora si contano. Non ho un match con Elkann. Ho un match con quello che gli Agnelli hanno rappresentato nel Paese. La famiglia ha fatto guai: vanno raccontati.
Lo scontro è sull’ipotesi di fusione Corriere-Stampa o è più ampio?
Non ci sono scontri di questo tipo. Sono un’azionista e non voglio che il giornale finisca in mano a persone abituate a trattare la stampa come merce di scambio con il potere. La comunicazione è importante e tentiamo di tenerla libera.
A Elkann ha detto che è un imbecille.
Quando ha trattato il tema dell’occupazione giovanile era la parola più elegante che mi è venuta.
Affidarsi a Marchionne non è stata una cosa imbecille.
Non sono un "Fiatologo". Gli Agnelli a Marchionne devono fare un monumento, gli italiani no. Considerando che Marchionne ha qualità, deve dedicarsi di più ai problemi che può avere l’Italia.
Dunque, gli Agnelli hanno fatto più bene o più male all’Italia?
Molto più male, soprattutto in considerazione di quello che l’Italia ha fatto per loro. L’intuizione di Marchionne di comprarsi Chrysler, che era stata la somma di due debolezze, è stata per Fiat un’àncora di salvezza. Si poteva raccontare in modo diverso: lei percepisce che oggi Fiat ha comprato Chrysler, ma nell’immaginario non è così, perché si sposta tutto fuori da Torino.
È Chrysler che ha preso Fiat, in qualche modo...
Due le convenienze degli Agnelli: l’Olanda, perché la legislazione permette, con poche azioni, di comandare; l’Inghilterra perché pagheranno meno tasse. Per il Paese, bisognava dire: "Siamo di Torino, qui rimaniamo, facciamo qualche bella auto e magari le aziende lavorano".
Per Elkann lei è un nano del lusso.
Il nostro gruppo - ma non lo posso dire io - viene considerato eccellente e fa del Made in Italy la bandiera, con utili molto alti.
Nel destino di Rcs, quanto conta Bazoli?
Bazoli contava molto in Rcs, oggi molto poco. In Rcs non c’è un azionariato che decide né un cda che prende decisioni, correndo rischi imprenditoriali ed economici.
È un mondo che...
È un mondo che se ne deve andare. Mi auguro che Renzi questo lo faccia perché altrimenti avrà vita dura. Vale per Bazoli, per i grandi burocrati, per quelli che chiamano i boiardi di Stato.
Nella battaglia in Rcs, non è più solo, Pesenti si è dimesso, Cairo è contro l’assetto attuale: sono alleati?
Non ho alleati, anche se con alcune persone abbiamo buoni rapporti. Credo che la gente normale prenda atto che quella è un’azienda tutta da rifondare.
Il direttore del Corriere De Bortoli ha detto che è molto difficile fare il giornale con azionisti che litigano.
Ferruccio facesse il giornale che vuole, tirasse fuori il coraggio che serve, e starebbe in pace con la sua coscienza.
Quindi, può farlo come vuole, lo rassicura, diciamo.
Si deve rassicurare da solo, prenda il coraggio per fare il giornale e vada tranquillo.
All’origine della crisi di Rcs c’è il fallimento dell’operazione spagnola, di chi è la colpa?
La colpa è di chi questa operazione l’ha proposta al consiglio. Banche d’affari primarie, guarda caso, hanno detto che era un’operazione utile e che andava fatta e che il prezzo era congruo. L’operazione è arrivata in consiglio, che l’ha guardata a pelo d’uccello e ha approvato.
È vero che vuole fare un’azione di responsabilità per la vendita del palazzo storico del Corriere?
Il palazzo non andava svenduto.
È stato svenduto?
Assolutamente sì.
Farà un’azione di responsabilità?
Non su questo argomento. Stiamo valutando: non le posso rispondere ora, anche se ho un’idea precisissima in merito.
Il 5 aprile ci sarà lo scontro finale?
Per me esiste che questa azienda ha bisogno di cambiare in fretta.
Cambiare in fretta che significa? Avere un editore puro?
Nel Corriere c’è un editore puro: Cairo. Sarei dell’avviso - se se la sente - di dargli la delega nel gestire l’azienda e non capisco perché gli altri non lo facciano. E bisogna prendere atto che c’è un amministratore delegato assolutamente inadeguato.
A fine primavera ci sono le nomine dei grandi gruppi di Stato come Eni, Enel, Terna, un punto da cui ricominciare. Renzi dovrà cambiare tutto?
Bisognerà cambiare molto, tenendo conto che in alcuni casi si cambieranno anche uomini capaci. La parola d’ordine è discontinuità. Dobbiamo cambiare la palude di classe dirigente che ha ridotto così il Paese. E non è solo la politica, c’è di tutto, compreso anche un mondo di una certa impresa...
Quindi anche Eni, Enel, Terna al di là dei meriti?
Le valutazioni vanno fatte e poi bisognerà avere un sistema, e non puntare il dito su chi sì o chi no. Una regola corretta, giusta, che non offenda neanche le persone che sono state brave. Discontinuità, sicuro, burocrazia annullata il più possibile.