Guido Santevecchi, Corriere della Sera 24/2/2014, 24 febbraio 2014
CROZZA, GRILLO E L’APPELLO A GILETTI
Due noterelle in margine al Festival. È la prima volta, nella storia della Repubblica, che un presidente del Consiglio la mattina giura nelle mani del capo dello Stato e la sera, dal palco di Sanremo, viene imitato e preso bonariamente per i fondelli da Maurizio Crozza: «Cambierò il Paese, abbasserò il Pil e aumenterò il Pilates… Meno welfare, più Woolrich. Il primo decreto sarà far durare marzo due anni e mezzo, fare di marzo non il mese del fare, ma del durare». Niente di che, un parrucchino e i denti finti, ma tanto basta per passare alla storia.
Poco prima, Crozza aveva azzardato un giudizio sul suo concittadino Beppe Grillo: «Abbiamo ceduto la Corsica ai francesi e Napoleone c’è nato poco dopo. Per poco non è nato genovese. A Genova c’è già nato Beppe Grillo, ci mancava un altro pazzo che voleva dichiarare guerra all’Europa. Te la immagini Waterloo in diretta streaming?».
Niente di che, anche qui, ma prima che iniziasse l’ultima serata di Sanremo, «Blob» aveva trasmesso un documento formidabile: Grillo incrocia in un garage (così mi sembra) Massimo Giletti e comincia ad attaccargli un bottone sulle fonti rinnovabili, sui pannelli solari, sui risparmi della bolletta. «Tu hai milioni di persone che ti seguono», dice proprio così Grillo a Giletti. A Giletti, capite! Tutta la forza eversiva di Grillo finisce in un appello a Giletti.
Ma questo è poco interessante. Quel frammento rivela la vera natura di Grillo: è un logorroico, un pericoloso attaccabottoni, un maniacale chiacchierone. I suoi monologhi, il suo non lasciar parlare gli altri, nascono da questa insopprimibile loquacità. È un adescatore, un parolaio, uno di quelli che ti strattonano per la manica nella certezza (tutta loro) che hanno qualcosa di interessante da dirti. È identico a quelli che frequentano il salotto di Giletti, solo che lui è convinto di essere Napoleone.