Fulmini 26/2/2014, 26 febbraio 2014
GIORNALI
«Nella mia carriera avrò speso al massimo cinquecento euro di giornali: so valutare le mie prestazioni e non mi piace essere influenzato. O criticato da chi non sa le cose: se uno gioca da vent’anni e in panchina per una volta indossa le ciabatte un motivo ci sarà...» (Clarence Seedorf e il rapporto con i giornalisti).
PALATO «Ho sentito fischi ingenerosi nei confronti della squadra. Evidentemente da queste parti dovremmo costruire soltanto squadre da scudetto per soddisfare il palato del nostro pubblico. Il fatto è che i nostri tifosi sono stati abituati troppo bene negli ultimi anni» (il patron dell’Udinese Giampaolo Pozzo).
HAMBURGER «La Champions è come un buon pasto in un buon ristorante. La Bundesliga è come mangiare tutti i giorni pizza o hamburger» (Pep Guardiola).
VIOLA «Io ero un interista con una passione tutta viola. I miei idoli erano Corso e Hamrin. Al sindaco di allora, Dominici, dissi che avremmo rilevato la squadra noi, rendendola alla città qualche mese dopo, ma ce la siamo tenuta» (Diego Della Valle).
NERO «Nell’autunno 2012 vedevo tutto nero. E mi chiedevo se andare avanti, perché le sofferenze erano più grandi del divertimento. Poi, pensando ai momenti belli che volevo rivivere ho ritrovato le motivazioni» (Christof Innerhofer).
MOTIVAZIONI «Non ho un problema di motivazioni. Devi forse essere motivato per vivere? Questa è la mia vita. E poi ho visto come ero arrabbiata dopo lo slalom per non essere salita ancora sul podio. Se lo sci mi prende ancora così significa che non ci sono problemi di motivazioni» (la slovena Tina Maze, due ori a Sochi, in discesa e in gigante).
SANTO «Non sono un santo e la gente lo sa. Ho la mia maniera di giocare, però non cerco mai lo scontro gratuito. Non penso che gli arbitri ce l’abbiano con me, o almeno spero di no. Però sicuramente ci sono arbitri che abusano del loro potere» (l’attaccante dell’Atletico Madrid Diego Costa).
ALTO «Da bambino mi piaceva solo il calcio, ero terzino sinistro. Con il volley ho cominciato come tutti, a scuola hanno visto che era alto, ci giocava già mio fratello Antonio. Del calcio mi è rimasto solo il tifo per la Lazio» (Giulio Sabbi, che contro il Verona nell’ultima partita del Molfetta ha stabilito il record di punti in una partita del campionato italiano: 41).