Jack London, Libero 23/2/2014, 23 febbraio 2014
«NEW YORK, BELLA E STUPIDA CULLA DI DEMOCRAZIA»
New York presenta uno dei più meravigliosi paradossi dell’umanità. Da un lato evidenzia le stupefacenti conquiste dell’uomo e dall’altro la sua monumentale stupidità. Considerandola come una conquista, è talmente colossale da far scomparire quelle del vecchio mondo che sono state tramandate fino a noi; intesa come errore è così colossale che al confronto non reggono neppure Roma o Babilonia. A un primo sguardo, sembra che la perfetta stupidità aumenti in maniera direttamente proporzionale alla saggezza, e che più l’uomo diventa assennato più la sua stoltezza cresce.
Ad esempio, nel caso di New York, le sue conquiste ingegneristiche, dalla grande metropolitana ai grattacieli slanciati verso le nuvole, sono così formidabili da non avere paragoni in nessun altro luogo sulla Terra. Una persona può alzare i piedi, riposare le gambe ed essere spedita da un posto all’altro sulla, sopra o sotto la superficie della terra. E come afferma Gerald Stanley Lee, «l’ascensore è il meccanismo democratico che concede a chiunque il privilegio di stare al primo piano anche stando al ventesimo». Per farla breve, a New York si trovano le più perfette invenzioni escogitate dall’uomo per aiutare se stesso nella ricerca della felicità. Eppure dove tale ricerca della felicità ha goduto del beneficio della massima espressione del senno umano, non solo si ha una dose prodigiosa di felicità ma una altrettanto prodigiosa dose di infelicità.
Centinaia di migliaia di persone affollano i distretti delle chiassose case popolari e il loro fetore è un’offesa al cielo e alle narici dei concittadini più fortunati. La congestione della vita e del traffico provocano incalcolabili sofferenze, attriti e conseguenti perdite di tempo e di forza nervosa, mentre il male e le visioni dolorose abbondano.
La splendida organizzazione aziendale di tante industrie è controbilanciata dall’arcinota idiozia dell’organizzazione politica; la felicità e le comodità della Fifth Avenue dall’infelicità e dal dispiacere provocato dall’East Side; la rapidità e la facilità con cui si raggiungono tanti luoghi, dalle assurde distanze esistenti e dal loro numero ridicolo; la facilità con cui si gode delle cose, dall’impossibilità di fermarsi il necessario per goderne. In breve, un’entità intelligente di un altro pianeta penserebbe che questa gigantesca metropoli è un enorme conglomerato di demenza disseminata a casaccio, con qualche barlume di razionalità.
Dopo un’analisi più attenta, la suddetta entità intelligente troverebbe il bandolo della matassa nella diversità tra le azioni compiute dall’uomo come individuo e le azioni dell’uomo come massa. In altre parole, il singolo è capace di realizzare azioni efficaci, adattando il proprio modo di agire in funzione degli obiettivi a lungo termine; ma la società non fa mai così.
Per esempio, il giovane che sceglie di dotarsi di un’istruzione completa lo fa affinché essa in un futuro remoto gli permetta di riceverne in cambio profitto e felicità, cercando di ottenere il massimo dalla propria vita. Tutti gli individui davvero intelligenti orientano la propria vita secondo questo modello; due, tre o un certo numero d’individui possono organizzare un’azienda o una multinazionale realizzando collettivamente azioni efficaci; ma gli individui di una società agglomerati in una massa si rivelano incapaci di produrre simili azioni positive.
Dunque la costruzione della metropolitana è l’azione efficace di chi l’ha progettata; la metropolitana è necessaria solo a causa della stoltezza collettiva della massa che dovrà trarne vantaggio; se questa massa, infatti, fosse stata collettivamente evoluta, avrebbe organizzato le proprie faccende in modo tale da prevenire la congestione di New York, rendendo così inutile la costruzione della metropolitana.
È perciò possibile comprendere in questo modo il paradosso di New York (che è il paradosso della società, ovvero della massa), potendo concludere solamente che in quanto creature pensanti noi siamo singolarmente assennati ma collettivamente stolti. E dagli avvenimenti della nostra storia possiamo altresì concludere che la tendenza del nostro sviluppo va verso una crescente saggezza di tutti, per poter arrivare ad essere assennati a livello collettivo, così come già lo siamo a livello individuale. È questa la verità sottesa al concetto di democrazia e l’incapacità di comprenderla ha in notevole misura reso la democrazia inutile e senza profitto.
(Traduzione di Davide Sapienza)