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 2014  febbraio 23 Domenica calendario

«DISCRIMINARE È UN DIRITTO» UNA LEGGE SPACCA L’AMERICA


New York Il Parlamento dell’Arizona ha approvato giovedì un controverso progetto di legge che consente di applicare le proprie convinzioni religiose sul lavoro, anche se contrarie alle norme anti discriminazione. La proposta è stata descritta dai suoi detrattori come omofoba. Proprio alcuni episodi, avvenuti in altri Stati, sarebbero all’origine dell’idea: coppie gay hanno fatto causa a un fotografo in New Mexico, un fiorista nello Stato di Washington, un pasticciere in Colorado per essersi rifiutati di fotografare i festeggiamenti a un matrimonio tra gay, allestire le decorazioni delle nozze, preparare la torta degli sposi. Davanti ai giudici, nei tre casi, la difesa ha parlato di diritto dei propri clienti di rifiutarsi, a causa del loro credo religioso che non ammette unioni tra persone dello stesso sesso, di fornire servizi alla coppia. Il timore tra attivisti e opposizione democratica è che un’eventuale legge possa giustificare esercenti che si rifiutano di servire per esempio donne non sposate e incinta o di discriminare sulla paga in base al sesso.
Ora, il destino di una proposta che divide il Paese ed è già stata definita da qualcuno legge per sul «diritto di discriminare», è nelle mani del governatore dell’Arizona, che già in passato però ha bloccato un simile progetto. La repubblicana Jan Brewer è profondamente religiosa, ma anche legata al mondo degli affari. E in queste ore, non ci sono soltanto gli attivisti per i diritti gay e la minoranza democratica a opporsi al progetto di legge, ma anche molte voci della comunità del business e commercio. Oltre 250 attivisti hanno manifestato venerdì davanti all’ufficio del governatore. «Ci riserviamo il diritto di rifiutare di servire i deputati dell’Arizona », è la scritta di protesta comparsa sulla vetrina di una pizzeria di Tucson. Il Greater Phoenix Economic Council, un’associazione che riunisce commercianti e uomini di affari, chiede al governatore di non firmare il documento e teme che lamossa possa portare alla perdita di migliaia di posti di lavoro.
Sui giornali,il voto dell’Arizona ha creato indignazione. Il Los Angeles Times , per esempio, si chiede se gli Stati non siano tornati indietro al 1950 e fa il paragone tra una norma simile e le leggi Jim Crow che tra il 1876 e il 1965 diedero forma alla segregazione razziale nei luoghi pubblici.
La proposta divide gli stessi conservatori e anche i gruppi cristiani: se da una parte la Conferenza Cattolica dello Stato appoggia il documento, la Diocesi Episcopale si oppone.All’origine della campagna che ha portato al voto del Parlamento, c’è un gruppo conservatore, il Center for Arizona Policy. Il suo presidente, Cathi Herrod, ha spiegato alla CNN che «gli americani devono essere liberi di vivere e lavorare seguendo la propria fede religiosa».
Altri Stati nei mesi scorsi hanno discusso simili proposte: Ohio, Mississippi, Idaho, Tennessee, Oklahoma, South Dakota. In Kansas, un progetto di legge approvato alla Camera è stato bocciato al Senato martedì. Il propagarsi di queste proposte, difficilmente destinate a concretizzarsi, segnala la crescente battaglia nazionale tra sostenitori dei diritti gay e sostenitori dei diritti religiosi, scrive il Washington Post , e racconta anche un fronte contrario alla filosofia delle pari opportunità e delle «affirmative actions» che, con proposte più moderate, si è rafforzato anche in Europa, con correnti come Manif Pour Tous, in Francia. Il fronte in America rema però contromano: negli Stati Uniti sempre più giudici si esprimono a livello statale contro il divieto delle nozze gay e i sondaggi spiegano che l’opinione pubblica americana è sempre più favorevole al matrimonio tra persone dello stesso sesso (legale in 17 Stati). Secondo un sondaggio del Washington Post/Abc News, il 60% degli americani - e l’81% della popolazione sotto i 30 anni - lo appoggia, contro il 40% nel 2009 (dati Gallup).