n. l., la Repubblica 23/2/2014, 23 febbraio 2014
ZOO, CAMPI DA GOLF E MANIGLIE D’ORO KIEV SI RIPRENDE LA VILLA DELLO “ZAR”
Entri nella casa del presidente e capisci subito che tutto è finito. Non c’è una guardia, i cancelli blindati sono spalancati, una folla di cittadini si mischia ai ribelli incappucciati che hanno aperto la strada senza faticare per neutralizzare una ventina di domestici paralizzati dalla paura. E adesso si passeggia a passo turistico tra viali, fontane, e statue di marmo finto classico. Ci si fotografa con in mano le mazze da golf del presidente, si fa salire un bambino sulla sella del gigantesco cavallo di marmo che domina l’ingresso, ci si apparta regalmente nelle sfarzose e pacchianissime toilette dalle maniglie d’oro. E si scopre con orrore che il presidente teneva una lista e le schede dei giornalisti scomodi per il regime. Sul suo tavolo perfino la foto di Tatiana Chornovil che qualcuno ha picchiato a sangue pochi giorni fa sulla Majdan.
Mezhigorje, che vuol dire “Tra le colline”, sull’ansa più spettacolare del Dniepr, è stata fino ai ieri la residenza più controllata e difesa d’Ucraina. Gli eccessi e i lussi di cui si favoleggiava per anni, sono adesso tutti a vista a evocare il cattivo gusto e le forzature di tanti potenti come Gheddafi, Saddam, perfino certi boss della mafia o dei cartelli della droga. E i classici del repertorio ci sono tutti. A partire da uno zoo privato con i pavoni, un paio di cammelli, un laghetto per i cigni, un recinto per le antilopi. E, più avanti, altri animali meno decorativi ma più utili: un gregge di pecore, una trentina di maiali, cani da caccia.
A due passi, ancorato alla riva, la riproduzione in scala non troppo ridotta di un galeone spagnolo usato come “cantinetta” per ricevimenti tra amici come dimostrano il bar, gli impianti stereo e i salottini arredati nello stile che un tempo si chiamava “vecchia marina”.
Al centro di questo parco alberato e curato da chissà quanti giardinieri, la residenza vera e propria in uno stile indefinibile e comunque possente. Un primo piano decorato con pilastri incisi a spirale, un secondo con colonne e capitelli, e gli ultimi due in legno di rovere con spiovente tetto di ardesia. In un’esagerazione di verande, bow-window e decorazioni in ferro battuto. L’interno è luminoso, razionale e carico di marmi e mosaici come se un bravo architetto avesse dovuto mediare tra le sue capacità e le richieste di sfarzo un po’ volgare del suo cliente. L’effetto è un miscuglio tra l’atmosfera di una moderna casa sul fiume e il lusso grottesco di quegli alberghi post sovietici che tanto piacciono agli oligarchi venuti dal nulla.
Nello studio del presidente, collezioni di monete d’oro di tutte le nazioni e tutte le epoche, decorazioni, onorificenze. Ma soprattutto documenti, tante carte che i ragazzi che hanno preso per primi la residenza, hanno già portato a nel quartier generale di “Pravj Sektor”, l’ala militare della rivolta promossa ieri da gruppo estremista di destra a “forza di cooperazione” con la polizia del nuovo governo rivoluzionario. Ci sono, dicono, tutti gli elementi per processare Yanukovich, svelare le sue ruberie, i suoi amici, finanziatori e alleati.
Ma la gente arrivata a profanare la tana del Capo, si eccita di più davanti alla sauna privata con una vasca Jacuzzi che può ospitare più di dieci persone e che adesso è popolata da un piccolo branco di pesci rossi. E la foto d’obbligo per tutti e quella sul lettino dei massaggi dominato da una gigantesca V (Viktor) in marmo. Un ragazzo chiama a gran gesti le comitive di turisti rivoluzionari indicando quella che chiama la “parte migliore”. Un garage scavato sotto alla villa, grande come quello di un centro commerciale e con tanto di pompa di benzina privata. Ci saranno una quarantina di auto. Le inevitabili fuoriserie, Suv con interni in pelle, e una collezione di auto d’epoca. C’è una Cadillac anni ‘50, c’è una Zhil nera che fu di Breznev. Il tour continua e finisce nel corpo di guardia che ospitava almeno quaranta soldati fuggiti, probabilmente all’alba insieme al presidente. Dopo tanto lussi ci si diverte sadicamente a fotografare le salsicce smozzicate e i bicchieri di latte lasciati a metà. E si ride compiaciuti: «Li abbiamo proprio fatti spaventare».
(n. l.)