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 2014  febbraio 23 Domenica calendario

APPARTAMENTO A PALAZZO CHIGI PER IL NUOVO CAPO DEL GOVERNO “C’È UN TAVOLO PER LAVORARE?”


Si fa presto a dire cambio verso e porto lo “stil novo”, se poi finisci a dormire al terzo piano di Palazzo Chigi. «Dov’è un tavolo per poter lavorare» chiede Matteo Renzi col suo fare spiccio ai commessi, mentre visita l’appartamento dove intende stabilirsi e che ha voluto visionare ieri pomeriggio subito dopo il Consiglio dei ministri, assieme al braccio destro e sottosegretario Graziano Delrio. C’è il discorso sulla fiducia da buttare giù e le prime mosse da studiare prima di fare ritorno a Firenze in serata.
Sono bastate le prime ore dell’“era Renzi” per capire quanto sarà difficile realizzare il proposito da minimal mooddel quale il sindaco (ex) avrebbe voluto fare la sua cifra. «L’ideale sarebbe trovare casa a Roma» diceva con l’aria del lavoratore fuori sede all’indomani della vittoria alle primarie dell’8 dicembre. Ecco, adesso l’ha trovata, la casa. E pure «aggratise», ironizzano quei buontemponi della Roma che il neopresidente del Consiglio così poco ama. «Casa» Chigi ad ogni modo è lì, a disposizione, gli ultimi a risiedervi i coniugi Monti. Enrico Letta no, rientrava la sera dalla famiglia a Testaccio. Sono 300 metri quadri, una sala da pranzo ufficiale con tavolo da 15 coperti, una informale, un corridoio- galleria, lo spogliatoio, tre bagni, la camera da letto e la cucina. Roba che andava bene per Amintore Fanfani, il primo a farlo allestire assieme alla moglie Pia. Ma in tempi di crisi non è il caso di rifiutare nulla. Non farà insomma come Silvio Berlusconi che nel ’94, alla prima visita, lo definì «uno schifo», facendolo ristrutturare sontuosamente dall’architetto Giorgio Pes, salvo poi accasarsi nel più lussuoso Palazzo Grazioli. Poi sarà tutto da vedere se Renzi si rassegnerà a quell’appartamento tutto solo, dato che la moglie Agnese resterà a Pontassieve coi tre piccoli. Flavia Prodi nel 2006 invece ci andò, i figli erano grandi, pur confessando di rimpiangere la casa di Bruxelles «arredata con i mobili Ikea». Del resto si dà il caso che tra cotanti sfarzi, dipinti del Domenichino e arredi dorati, non c’è neanche una stanzetta per eventuali ospiti/figli.
Ieri mattina Renzi è uscito dal Jk Place, luxury hotel a due passi da Via del Corso, a piedi, proprio con Agnese e i figli Francesco, Emanuele ed Ester, i primi due con maglioncino verde e rosso, la bimba in bianco, per un ricercato (e notato) effetto tricolore. Agnese Landini in elegantissimo tailleur grigio, lei sì, ministeriale, con sobrio tacco nero. E ha l’aria di chi è stata proprio costretta a salire poi sull’Alfa 166 del corteo ormai blindato del premier. «Non mi avranno» diceva ancora pochi giorni fa il premier in pectore, riferito alle scorte e alle auto blu. Resta quasi in disparte, la moglie, parente tra i parenti nel salone del Quirinale. Il presidente Napolitano si è fermato con lei e i bambini a scambiare qualche battuta. Poi la famiglia si è ritrovata per pranzo al Jk Place. Quel che è certo è che Renzi dovrà dire addio al rifugio dell’hotel Bernini Bristol di piazza Barberini, di proprietà dell’amico toscano (senatore forzista, dunque anche amico di Verdini) Bernabò Bocca. I salotti della Roma godona farebbero a gara per averlo, ma quando può, il segretario Pd si chiude piuttosto nel loft dell’amico regista Fausto Brizzi a San Lorenzo. Stop. Meglio tenersi alla larga dalla “Grande Bellezza”. Sebbene gli appassionati del genere avrebbero già disegnato tutta una mappa della “Roma renziana”. Epicentro all’Ostiense, tra i tubi metallici di Eataly, regno di Oscar Farinetti, amico e big sponsor. Magari non capiterà più di incontrarlo da Roadhouse, alla stazione Termini, in procinto di salire sul Frecciarossa per Firenze. Al Baccano in via delle Muratte, zona Fontana di Trevi, i Matteo’s Faraone, Carbone, Nardella, Boschi sono stati avvistati a cena col leader. Con puntate al Roscioli di via dei Giubbonari, al Grano in piazza Rondanini, “Da Sabatino” a piazza Sant’Ignazio. Quando il neopresidente ha nostalgia di una fiorentina abbinata a un Chianti fa un blitz da Tullio. E pazienza se la frequentava da ministro anche Bersani. Chissà se tutto resterà come prima, per il fuorisede che ha bruciato le tappe.