a. g., la Repubblica 23/2/2014, 23 febbraio 2014
UN ULTRAS CHIAMATO KEN LOACH “RIPRENDIAMOCI IL PALLONE”
[Ken Loach]
«L’FC United? Per quanto mi riguarda è un esempio non solo per il calcio, ma per l’intera società contemporanea». Ken Loach, il grande “regista operaio” inglese, settantasette anni, appena insignito a Berlino dell’Orso d’oro alla carriera, è molto affezionato ai “ribelli rossi” dell’Fc. Nel suo Il mio amico Eric, anno 2009, protagonista Eric Cantona, attaccante francese ed ex capitano del Manchester United, c’erano anche loro. In un’esilarante scena del film, mentre in tv al pub c’è il Manchester United, un tifoso dell’Fc critica gli ex sodali «rimasti con il più forte» per poi festeggiare insieme a loro il gol della sua vecchia squadra. «È un’emozione che provano tanti tifosi dell’Fc, sa?», conferma Loach. «Io stesso tifo Bath City, la città dove vivo, ma non ce la faccio a non seguire il grande calcio. È triste, ma è così. E poi del resto molti inglesi tifano per due squadre, una locale e l’altra ricca e famosa. Siamo fatti così».
Quando si è appassionato all’Fc United?
«Ho seguito la vicenda dall’inizio, sin da quando, nel 1998, Rupert Murdoch provò, senza successo, a comprare il Manchester United. Poi sono venuti i Glazer, la rivolta e tutto il resto».
Che cosa l’ha colpita di più dei tifosi?
«Il loro senso della comunità, la voglia di rigenerare la società aiutandosi l’un l’altro. Ma anche il loro approccio politico. Si dice che la sinistra sia finita, invece è sempre lì, magari meno visibile, ma sempre viva. Storie come queste rappresentano una grande speranza di cambiamento contro il calcio degli speculatori e degli oligarchi. Perché il calcio ha senso solo se appartiene ai tifosi, suoi unici custodi».
Quanto ha influito secondo lei la storia ribelle della città di Manchester su quella dell’Fc United?
«Non poco. Ma esperimenti simili stanno attecchendo anche in aree meno politicizzate. Pensi solo all’Afc Wimbledon, una squadra rifondata dai tifosi a Londra, in un tipico quartiere middle class».
Non teme che squadre “popolari” come queste, dovessero arrivare un giorno al calcio che conta, diventerebbero come le altre?
«No. Quando ci sono gli ideali questa eventualità non è possibile».
(a. g.)