Guido Ruotolo, La Stampa 23/2/2014, 23 febbraio 2014
GRATTERI VOLEVA “CARTA BIANCA”COSÌ È STATO BOCCIATO
Deve esserci rimasto male. Alla fine di un estenuante tira e molla Nicola Gratteri aveva ceduto. «Ma sia chiaro - aveva detto allo sherpa Graziano Delrio e allo stesso Renzi - mi dovrete lasciare carta bianca sulla riforma dei codici e sulla riorganizzazione della giustizia». Quell’impegno l’aveva ottenuto. E, dunque, quando ha visto aprirsi la porta e uscire Renzi nella Sala della Vetrata, era convinto che avrebbe sentito leggere il suo nome come ministro di Giustizia.
Non avevano messo nel conto Renzi e lo stesso Gratteri l’opposizione che la sua nomina a Guardasigilli avrebbe trovato nel Capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Inspiegabile, se fosse una pregiudiziale nei confronti di un magistrato, perché non sarebbe stata la prima volta, appunto, di un magistrato Guardasigilli. Proprio con l’ultimo governo Berlusconi aveva giurato un magistrato che aveva lavorato alla procura nazionale antimafia, Nitto Palma.
«Non dico nemmeno una sillaba». È l’unico commento strappato al procuratore aggiunto di Reggio Calabria. Un silenzio dettato intanto dalla discrezione, in questi casi. Gratteri è un magistrato operativo, l’ultima sua inchiesta «New Bridge» ha portato al fermo nei giorni scorsi di esponenti della ’ndrangheta che trafficavano in droga con la famiglia mafiosa dei Gambino di New York.
Memoria storica della lotta alla ’ndrangheta, Gratteri è nato e vive a Gerace, Locride. Terra di ’ndrangheta, di sequestri di persona un tempo, dei più importanti trafficanti di cocaina in Europa oggi. E lui, oltre a coordinare tutta l’Antimafia della provincia orientale di Reggio Calabria, è stato responsabile anche della sala d’ascolto (delle intercettazioni) della procura di Reggio Calabria.
Un esperto di ’ndrangheta e di strumenti investigativi. Un «razionalizzatore» in grado di produrre risparmi ed efficienza. E oltre a una prolifica produzione di libri sulla ’ndrangheta (gli ultimi collaboratori di giustizia raccontano che ormai ogni ’ndranghetista ha sul comodino del letto i suoi libri), Gratteri ha lavorato in una commissione presieduta da Roberto Garofoli, segretario generale di Palazzo Chigi, che ha prodotto un testo ricco di spunti per una efficace lotta alla criminalità.
Il presidente del Consiglio Matteo Renzi rimase colpito della sua dichiarazione - erano le ore della clamorosa e sanguinaria evasione dell’ergastolano Francesco Cutri, a Gallarate - sulla necessità di ridurre il rischio di evasione durante i trasferimenti dei detenuti, introducendo la videoconferenza anche per «i detenuti di alta sicurezza».
Al largo del Nazareno sono convinti che la «risorsa» Gratteri non potrà non essere utilizzata. Lo stesso presidente del Consiglio, Matteo Renzi, nelle prossime ore potrebbe decidere di consultare di nuovo lo stesso Gratteri.