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 2014  febbraio 23 Domenica calendario

ABITI ATTILLATI, COLORI ELETTRICI E PANTALONI AMISH: MA MATTEO STAVOLTA CENTRA IL VESTITO


L’etichetta la aveva rotta Matteo Renzi, prima di Natale entrando al Quirinale vestito in grigio ghiaccio. Gianni Letta era stato conciso ma chiaro: «Persino lui deve ancora imparare qualcosa». E infatti Renzi ha imparato arrivando in completo scuro («questa volta non ho sbagliato vestito»), dimenticandosi però di avvertire le sue neo ministre. Soprattutto la sua fedelissima Maria Elena Boschi, dalla falcata un po’ incerta su tacco dodici, in un tailleur color blu elettrico, da supereroina, con pantaloni così aderenti che mentre giurava, spalle alle telecamere, in molti hanno pensato alla silhouette di Pippa Middleton.
Finalmente metà della squadra di governo al femminile, e si ricomincia con le sole critiche sessiste ai look? Certamente no, anche se sono sempre di più le donne che a una parità numerica preferirebbero una disparità autorevole. E se l’estetica è una forma, grezza, di identità, anche le mises delle neoministre possono raccontare qualcosa di loro. Soprattutto se rimangono mute come la futura mamma Marianna Madia, arrivata in un abito nero e capelli raccolti, monacale, come se volesse recuperare con la sobrietà una autorevolezza messa a dura prova da quella sua «straordinaria inesperienza» di cui si vanta.
Perfetta per il giuramento (considerando il protocollo non un suggerimento), sarebbe stata Agnese Renzi con un completo grigio (tubino-cappottino). E invece Federica Mogherini, ministro degli Esteri, ha preferito il rosa su pantaloni palazzo, tanto larghi da sembrare una gonna Amish. La Lorenzin, confermata ministro della Salute, ha sfidato la scaramanzia presentandosi in una sfumatura del viola: glicine. L’abito come segno del passaggio, dell’azzeramento delle regole che c’erano prima. Prima di Renzi.
Lontani i tempi, quando la donna era una sola, ma si chiamava Tina Anselmi e portava solo tailleur scuri di ordinanza. Una sfumatura di grigio in questo governo nel tailleur di Federica Guidi (Sviluppo economico), nei tailleur black di Stefania Giannini (Istruzione), di Roberta Pinotti, prima donna a ricoprire l’incarico di titolare della Difesa. Nel cappotto di Maria Carmela Lanzetta (Affari Regionali). La liturgia dell’abito è roba da altre Repubbliche? Da rottamare? Forse. Me se pensiamo all’etichetta come a una piccola etica allora qualche domanda è lecita.