Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  febbraio 21 Venerdì calendario

NON ABBASSIAMO LA GUARDIA, LA DROGA È SEMPRE PIÙ GIOVANE


Purtroppo le indicazioni sono inequivocabili: la droga, in Italia, secondo le indicazioni del Dipartimento Politiche Antidroga (Dpa) della presidenza del Consiglio, si diffonde sempre di più e fra giovani che hanno un’età sempre più bassa, tra i 15 e i 19 anni. Base di partenza sempre più “solida” per una potenziale emergenza nazionale di cui nessuno parla. Lo studio 2013 del Dipartimento sulla popolazione studentesca realizzato su un campione di 34.385 ragazzi evidenzia percentuali crescenti di consumatori giovani per i diversi tipi di supefacenti, mentre per gli adulti il trend è in calo. Ha assunto cannabis, una o più volte negli ultimi 12 mesi, più di un teenager su 5: il 21,43%; era il 19,14% solo un anno prima. Ha scelto la cocaina il 2,01% (l’1,86% nel 2012); ha comprato stimolanti (amfetamine e/o ecstasy) l’1,33% (era l’1,12%) e allucinogeni il 2,08% (1,72% nel 2012), mentre l’eroina resta ferma allo 0,33%.
Un consumo in aumento tra i giovanissimi, dunque. E c’è il rischio che il vuoto legislativo aperto dalla discussa sentenza della Consulta che di fatto ricrea la distinzione tra droghe “leggere” e “pesanti” porti a un’esplosione dei consumi, con danni sociali pesantissimi. Se infatti la decisione può apparire corretta in punto di diritto (anche se la bocciatura di alcuni articoli della Fini-Giovanardi è dovuta ad aspetti squisitamente procedurali), essa abbassa le pene per l’uso di droghe che – come vedremo – “leggere” oggi non lo sono affatto, ma anzi appaiono più insidiose di quelle pesanti. E lascia al legislatore l’arduo compito di “normare” una materia incandescente.
Un esperto di fama come Giovanni Serpelloni, medico, neuroscienziato, direttore del Dipartimento Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio e giudice onorario delle “drug courts” americane, spiega bene il problema: «La legalizzazione delle droghe leggere non risolve la questione, bensì la aggrava. Su questa posizione era anche un magistrato come Paolo Borsellino. I consumi infatti aumenterebbero, ma ciò che il pubblico ignora, probabilmente, è che gli effetti neurotossici delle droghe leggere oggi sono in pesante crescita: se infatti in passato il principo attivo contenuto era pari al 3-5%, ora arriva al 50%, con effetti devastanti. Così i soggetti vulnerabili hanno più probabilità di diventare cocainomani o eroinomani».

Costi sociali altissimi. Un’analisi confermata dal recente aumento di morti per eroina. E dalla moda diffusasi tra gli adolescenti, di fumare l’eroina, scesa a costi irrisori (sino a 10-14 euro per una dose). Serpelloni segnala un altro punto importante: «La diffusione esponenziale dei siti pro-legalizzazione e del commercio on-line di stupefacenti sta creando la percezione che drogarsi è lecito: i nostri studi evidenziano un parallelo tra la curva di crescita di questi siti e il consumo di droghe tra i giovanissimi».
Dire che lo spinello fa male non è chic, né politically correct. Eppure Serpelloni invita a non cadere in facili provincialismi: «In Francia il consumo delle droghe leggere è vietato, in Italia la detenzione per uso personale è ammessa, quindi abbiamo una situazione di per sé già molto permissiva. Non possiamo permetterci di abbassare la guardia, perché i costi sociali sono altissimi». I consumatori di droga in Italia sono oltre 2,3 milioni. E l’applicazione delle leggi, le spese socio-sanitarie connesse e e la perdita di produttività portano a una stima di 28,5 miliardi di euro, pari all’1,8% del pil.

L’impatto degli Ogm. Le preoccupazioni di Serpelloni in merito al consumo giovanile tornano con forza se da Roma ci si sposta a Pavia, al Centro Nazionale di Informazione Tossicologica attivo presso la Fondazione Maugeri. Il direttore del centro, Carlo Locatelli, è uno dei massimi esperti della materia ed è presidente della Società Italiana di Tossicologia. Il quadro che traccia, in materia di nuove droghe giovanili, è allarmante: «In questi anni, tramite le colture Ogm, c’è stata una selezione di piante di cannabis con una concentrazione di tetraidrocannabinolo dieci volte più potente del passato. Se prima uno doveva “farsi” dieci canne, oggi ne basta una. La Consulta ha segnalato un’incongruenza tecnica della legge Fini-Giovanardi, ma per noi tossicologi è un errore sostanziale credere che certe droghe siano meno pericolose. Sostanze come l’ecstasy sono già superate; se ne inventano continuamente di nuove mentre il consumo di cocaina resta altissimo. Inoltre, spesso, è “roba” tagliata, non si può mai sapere cosa c’è dentro. Un mondo enorme, con 320 nuove molecole registrate». Il tossicologo segnala che «a usare sostanze psicoattive, eccitanti e performanti, sono da tempo anche professionisti e gente apparentemente normale. Il nostro compito qui al Centro Antiveleni di Pavia è individuare le nuove molecole, spesso sintetizzate in laboratorietti clandestini».
Recentemente si sono registrate numerose morti per eroina, c’è un ritorno? È vero che molti giovani la fumano perché costa poco? «C’è una discesa del consumo di eroina in Europa, ma non si può abbassare la guardia. Ora sono di moda la cocaina e altre sostanze solo in apparenza leggere, che provocano invece psicosi acute importanti, effetti cardiotossici. Il guaio è che quando a chi guida viene praticato l’alcoltest, non si riesce a scorgere le sostanze tossiche che spesso vengono assunte contemporaneamente. Mollare le redini nel contrasto all’uso della droga, come erroneamente potrebbe suggerire una lettura sbagliata della sentenza della Consulta, sarebbe grave».

L’impegno della Dna. Franco Roberti, Procuratore Nazionale Antimafia, guida a Roma la Dna e ha quindi un osservatorio privilegiato sul tema. «Le droghe leggere fanno parte a pieno titolo del business delle grandi mafie e la pronuncia della Consulta apre un problema legislativo che dovrà essere risolto con un disegno di legge che faccia chiarezza sul tema. Non si può tuttavia leggere la sentenza come una spinta alla legalizzazione, sarebbe sbagliato. La Fini-Giovanardi venne inserita nella legge di conversione di un decreto che riguardava altro; fu quindi un errore di diritto costituzionale. Il legislatore ora deve affrontare il problema ma non si può asserire che la Corte abbia “liberalizzato”. Dal nostro punto di vista, la distinzione tra droghe leggere e pesanti non esiste: è un mercato odioso, che mette in pericolo i giovani».

Finanza e droga. Su quali linee combattono magistratura e forze dell’ordine? «Abbiamo fatto una montagna di sequestri di droga, perché allora il fenomeno non viene sconfitto?», si chiede il Procuratore. «Perché dovremmo passare a una seconda fase, quella della lotta a chi finanzia il mercato della droga. Quella che sequestriamo è solo una parte limitata della droga che circola. Vanno prosciugati i canali di finanziamento, esterni alle associaziazioni criminali ma in concorso con esse».
L’organizzazione più forte «resta la ’ndrangheta, ma ci sono anche i collegamenti tra la mafia siciliana e quella nordamericana. Proprio l’altro giorno abbiamo realizzato un intervento simultaneo con 18 persone arrestate in Italia e 8 negli Stati Uniti con esponenti del clan Gambino in sinergia con mafia e ’ndrangheta. Dobbiamo poi contrastare il commercio di droghe su internet: siamo attrezzati con ottimi investigatori informatici. E abbiamo scoperto il mondo oscuro del cosiddetto deep web, si scambia di tutto. Urge una direttiva europea, che per ora non esiste, che costringa gli Stati nazionali a regole severe sul commercio via web di sostanze stupefacenti».