f.mas., Corriere della Sera 21/2/2014, 21 febbraio 2014
SORGENIA, LE BANCHE CHIEDONO AI SOCI 200 MILIONI IN PIÙ
(f.mas.) Restano distanti le posizioni tra la Cir della famiglia De Benedetti e le banche creditrici sulla complessa partita della ristrutturazione di Sorgenia, la società di energia gravata da 1,86 miliardi di debito di cui 600 milioni in eccesso. Dopo l’infruttuosa maxi-riunione della scorsa settimana tra i vertici di Cir — Rodolfo De Benedetti e Monica Mondardini — e gli amministratori delegati dei principali istituti (Fabrizio Viola di Mps, la più esposta, Federico Ghizzoni di Unicredit, Gaetano Micciché di Banca Imi, Pierfrancesco Saviotti del Banco Popolare, Victor Massiah di Ubi Banca, Giuseppe Castagna di Bpm) lunedì a Milano si terrà un nuovo summit tra le banche (e non escluso che vi partecipino di nuovo vertici) per decidere i prossimi passi. Mentre il socio austriaco Verbund ha già detto di non voler più investire in Sorgenia, Cir è pronta a fare la propria parte (cioè a mettere denaro fresco) a condizione che la ristrutturazione serva al piano industriale e venga concesso nel frattempo uno standstill. L’idea sarebbe di mettere sul tavolo non più di 100 milioni, mentre le 21 banche creditrici vogliono un impegno di 300 milioni per concedere un haircut sui debiti: a meno di un alleggerimento delle posizioni originarie, la significativa distanza sembra preludere a una prossima fumata nera. In quel caso, ha spiegato Cir, Sorgenia avrebbe liquidità solo per un mese, essendo già state revocate o sospese le linee di credito. E sul mercato c’è chi considera conveniente per Cir non investire ancora in Sorgenia: un report di Equita sim suggerisce alla holding di azzerare il valore di Sorgenia in bilancio e di non partecipare alla ricapitalizzazione, mantenendo in cassa i 350 milioni netti del Lodo Mondadori, che potrebbero servire alle altre attività del gruppo e a un eventuale rimborso anticipato dei 259 milioni del bond 2004, possibile proprio a causa della crisi di Sorgenia.