Roberto Giardina, ItaliaOggi 21/2/2014, 21 febbraio 2014
CHI FA SOLDI DA NOI E IN GERMANIA
Papa Bergoglio non condanna i ricchi. Anzi, la ricchezza non è un male, purché sia usata anche per il bene del prossimo. Non vorrei imitare Eugenio Scalfari e trasformarmi in teologo, ma mi sembra che il pontefice sia, in questo, vicino al pensiero di Lutero, come già il suo predecessore. Questo sembrava a torto scontato perché Benedetto era tedesco, in realtà bavarese, un cattolico del Sud, ben diverso da un prussiano fedele al monaco ribelle. In Germania, però, dopo secoli, si nota una contaminazione tra le fedi. I cattolici non seguono ciecamente gli ordini di Roma. E, a suo tempo, contestarono con durezza il polacco Wojtyla. Non i fedeli della base, anche i vescovi.
Noi italiani siamo sempre pronti a seguire i consigli del Papa, solo quando ci conviene, o ci sembra che costi poco. Giovanni Paolo aveva condannato la guerra contro l’Iraq, ma preferimmo farci guidare da Bush. Monti, Letta, e ora Renzi, vanno, da bravi fedeli, a messa alla domenica, almeno così leggo. Ma non ascoltano le parole del pontefice. Il professore della Bocconi, e la sua Fornero, stangarono i poveri pensionati. Letta ha regalato miliardi alle banche, e ha continuato la politica fiscale basata sulle tasse. Fabrizio Barca meditava una stangata di 400 miliardi sul capitale, che poi sarebbe stato quello dei privati, perché le grandi società si sono già messe al sicuro.
Per Scalfari i benestanti da colpire in nome della collettività cominciano da un reddito da 70 mila euro all’anno lordi, cioè 3.500 euro netti al mese, grosso modo. Al solito seguiamo i cugini francesi che peraltro però hanno stangato i redditi da un milione di euro. Salvo poi accorgersi che i milionari erano già fuggiti oltre frontiera, come sa o dovrebbe sapere, qualsiasi studente di economia alle prime armi. Il capitale, mi insegnarono all’università, è come l’acqua. Non puoi afferrarla, puoi incanalarla. Una stangata alla cieca non farebbe che infliggere un colpo mortale alla produttività nazionale.
Lutero, in sintesi, predicava che la ricchezza non è un male in sé. In principio, sarebbe la prova che sei un buono e che Dio ti ama. Fino a prova contraria. Il ricco ha tuttavia un compito sociale, e deve spendere i suoi soldi anche per il bene comune. I cattolici invece sono convinti che si possano accumulare ricchezze solo violando la legge. Magari hanno un po’ di ragione nell’Italia d’oggi, ma è colpa nostra. Se, poi, si scopre che il milionario è un truffatore, i luterani lo puniscono senza pietà. Noi lo perdoniamo, perché «così fan tutti».
Un principio che si può intravedere nel sistema finanziario e nella legge tedesca. La nostra ambasciata a Berlino era l’unica insieme con quella giapponese sopravvissuta ai bombardamenti, ma fu l’ultima a venire restaurata. Contro ogni appalto veniva presentato un ricorso e tutto si fermava in attesa dei controlli. Ci impiegammo dieci anni. I tedeschi avrebbero lasciato proseguire i lavori, e controllato dopo: se l’azienda fosse risultata colpevole avrebbe pagato una penale tale da rischiare il fallimento. Oppure avrebbe pagato salato chi aveva presentato una denuncia immotivata.
Le tasse prussiane non espropriano la ricchezza, risparmiano gli eredi per evitare che l’azienda paterna fallisca, o non possa compiere investimenti necessari. Si presume che il ricco spenda e crei lavoro: non vengono favorite le spese voluttuarie, e si cerca di premiare con agevolazioni le spese che hanno un riflesso sociale. Noi vogliamo controllare il reddito per concedere sconti e contributi. Qui li danno a tutti, anche gli assegni familiari ai milionari, perché è un diritto del cittadino, e del contribuente, non un’elemosina dello stato. I pensionati pagano meno tasse (ma lentamente perderanno questo privilegio), perché la pensione se la sono guadagnata in una vita di lavoro. Il sistema sembra funzionare da qualche secolo, e ha permesso alla Germania di risollevarsi dopo i disastri di due guerre perdute, e di due dittature, all’Est e all’Ovest.
Persino i comunisti avevano rivalutato Lutero, perché il monaco aveva detto che tutti in terra hanno il diritto di essere felici. Un pro marxista, in qualche maniera. Forse, dipende anche dal fatto che i protestanti non conoscono confessione e assoluzione: il peccato è per sempre. Caso mai ti perdona Dio. E chi sbaglia, paga, ricchi e poveri. Da noi pagano solo i contribuenti che non possono fuggire. Perché il sindaco di Firenze non chiede una lezione privata di economia e scienza delle finanze a Papa Bergoglio?