Paolo Siepi, ItaliaOggi 21/2/2014, 21 febbraio 2014
DONGGUAN, CITTÀ DELLE PROSTITUTE
Il sesso a pagamento non si tocca. È questo lo spirito con il quale la città di Dongguan, 8 milioni di abitanti, che si trova nel Sud della Cina, ha reagito a una vasta operazione di polizia contro le case chiuse. L’intervento ha fatto seguito a due reportage televisivi che mostravano, usando telecamere nascoste, la varie fasi dell’approccio con alcune prostitute in un grande albergo.
Ma la prostituzione è l’industria principale di Dongguan. Le donne che esercitano questa attività sono stimate a quota 300 mila e il loro contributo all’economia sarebbe nell’ordine del 10%. L’intervento delle forze di polizia ha portato all’arresto di decine di ragazze e del personale dei bordelli, ma sono anche state avviate indagini per risalire agli organizzatori del business, poiché la prostituzione in Cina è vietata dalla legge.
L’opinione pubblica è però schierata a favore del sesso a pagamento. Su internet si moltiplicano i messaggi che incitano Dongguan a non arrendersi, accusando il governo di Pechino di essere ipocrita. Un gruppo di studenti di Wuhan ha manifestato brandendo mutande in nome del diritto all’intimità. La celebre sessuologa Li Yinhe ha invitato a depenalizzare la prostituzione. Intanto l’ong americana Asia Catalyst ha denunciato i frequenti abusi durante gli arresti da parte di poliziotti, così come i tentativi di estorsione ai danni delle famiglie e dei proprietari delle case di tolleranza.