Paolo Siepi, ItaliaOggi 21/2/2014, 21 febbraio 2014
PERISCOPIO
Fabrizio Barca è il numero 279 della nomenclatura. Conta un cazzo. Nessuno gli ha mai chiesto di fare il ministro dell’Economia. È stato un funzionario bravino di Bankitalia, poi con Ciampi al tesoro, poi con Tremonti e Berlusconi (buona performance sui fondi europei), poi ministro di un coesivo Nulla, coccolato da Monti. Poi lo splash. È tornato a fare il funzionario del Tesoro. Giuliano Ferrara. Il Foglio.
Fazio non fa parlare Grillo a Sanremo, Grillo non fa parlare Renzi a Roma. È la democrazia dell’alternanza. Il rompi spread. MF.
Italiani – Mi sono innamorato di Renzi perché non avevo niente da fare. Jena. La Stampa.
L’incontro Renzi-Grillo mostra, finalmente senza ipocrisie, il dramma dell’eiaculazione precoce. Corrado Guzzanti su Facebook.
Alla fine della serata delle consultazioni, Renzi incontra un amico grillino, il deputato Massimo Artini, che gli dice. «Ti abbraccio di nascosto sennò ti rovino la carriera». Il fatto quotidiano.
Renzi non solo è sereno ma è anche entusiasta. Bersani sentiva la gravità del caso e pensava al governo come a un fiume in piena. Renzi invece mi è sembrato inconsapevole, come se dovesse saltare un ruscello. Guido Crosetto di Fratelli d’Italia uscendo dalla consultazione con Renzi.
Berlusconi era stato mandato via a calci in culo dal Senato ed è entrato al Quirinale scortato dai corazzieri. Un uomo di 75 anni che parla come uno di 90 del futuro del Paese. Beppe Grillo, al Festival di Sanremo.
Nel 2011 Matteo Renzi premiava, da sindaco di Firenze, nella sala dei Cinquecento, il magnate americano Ted Turner snocciolando un inglese a dir poco baldanzoso con un gioco di palato ardito e una traduzione dal fiorentino cruda come una tagliata al sangue. «This is the true hurt of Florence». Il cuore di Firenze e invece ha buttato lì una ferita (hurt). Ricorda il «pliss visit Italy» di Francesco Rutelli che ci rese celebri (e ridicoli) nel pianeta. Chiara Paolini. Il Fatto quotidiano.
Io sarei d’accordo sul presidenzialismo, ma nel Pd nessuno lo vuole. Matteo Renzi. Agenzie.
Renzi: A febbraio riforme istituzionali, a marzo il lavoro, ad aprile la pubblica amministrazione e a maggio il fisco. A giugno si riposa, secondo le Scritture. www.kotiomkin.it
Siccome è nell’interesse di tutti che il governo Renzi combini qualcosa di buono, si spera vivamente che le anticipazioni sui possibili ministri, uscite sui giornali, compreso il nostro, siano tutte false. E cioè che il turbopremier e il suo entourage si divertano a far filtrare nomi improbabili e impresentabili per nascondere la vera lista dei ministri, da sfoderare al momento giusto per stupirci tutti. Se così non fosse, ci sarebbe da dubitare non solo della buona riuscita del nuovo governo, ma anche della sanità mentale del suo capo. Marco Travaglio. Il Fatto quotidiano.
La giovane marmotta Matteo Renzi, appena ventenne, a capo di un gruppo di scout perduto nel bosco, riuscì a tenere lontano i cinghiali suonando la chitarra. Siccome Matteo strimpellava soprattutto La locomotiva di Francesco Guccini non sorprende che i suini selvatici si siano tenuti alla larga. Samuele Fabbrini, candidato sindaco di Pontassieve. Chi.
L’Italia decresce a colpi di due punti percentuali all’anno. In poco tempo, ci troveremo ai livelli degli anni 70, con costi sociali e umani enormi, la situazione si farà rapidamente drammatica. Alla Germania non importa se il Sud dell’Europa va a fondo, il governo italiano non ha grandi idee da proporre in Europa e non sbatte i pugni. Uscire dall’euro è una soluzione estrema, ma se ne può cominciare a parlare. In ogni caso deve essere chiaro a tutti, anche a noi italiani, che i nostri standard economici ed esistenziali sono destinati ad abbassarsi drasticamente in assenza di una ripresa economica che può essere innescata solo da maggiori poteri alla Bce e dalla ripresa della domanda aggregata. E per far ciò basterebbe che la Bce dicesse che copre i debiti degli stati deboli. Non dovrebbe nemmeno comprare i titoli di stato. Sergio Cesaratto, docente di economia all’università di Siena. Il Foglio.
Dalla crisi greca in poi, le ragioni dell’integrazione (sovranazionale) e quelle della democrazia (nazionale) sono in rotta di collisione e lo scontro non accenna ad attenuarsi. Ciò ha messo le democrazie europee le une contro le altre: bisognerà sperare in un allentamento dei vincoli che soffocano la crescita e mettono in gravi sofferenze le democrazie latine. Servirebbe, si dice, l’integrazione politica, la democrazia sovranazionale. Facile a dirsi ma non a farsi, almeno nel breve periodo. Occorre invece sperare in una forte ripresa economica: l’unico mezzo possibile per alleviare (non eliminare, certo) la tensione fra democrazia ed interdipendenza. Angelo Panebianco. Sette.
Girerai, girerai, ma dalla Senora Ruis tornerai, è il motto della mia ditta d’appuntamenti. A un nuovo cliente ne preferisco uno che ritorna. Lydia Artigas, «La Senora Ruis, dalla morale disinvolta». il venerdì.
Era la metà degli anni Cinquanta. Roma stava cambiando pelle. Le greggi di pecore erano soppiantate dai primi gruppi di turisti americani. Stava per esplodere la Dolve vita. Valentino Zeichen, poeta. la Repubblica.
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L’aldilà lo penso come un paradiso per i ricchi: il nulla più frivolo che si possa immaginare. Uno, cento, mille Billionaire. Lusso per pochi eletti. Insomma, la solita fregatura. Valentino Ziechen, poeta. la Repubblica.
Adoro il pettegolezzo dei peccatori e aborro le prediche dei moralisti. Roberto Gervaso. Il Messaggero.