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 2014  febbraio 21 Venerdì calendario

FABRIZIO BARCA, UN INGENUO AL POTERE


Fabrizio Barca ha tutti i master a posto. Ha studiato nelle università angloamericane che contano. Ha lavorato con diligenza alla Banca d’Italia. Ha, come scrive il Fatto: «Una casa piena di libri, quella di papà (partigiano, dirigente comunista, direttore de l’Unità) tomi e riviste d’acciaio, Rinascita, Critica marxista, Politica ed Economia» (dalle quali però speriamo non abbia tratto molte idee, visto che esse non sono certo spendibili nel 2013). Queste però sono, se vogliamo, caratteristiche necessarie ma anche, come si dice in matematica, non sufficienti per diventare un uomo politico nazionale.
Barca infatti è rimasto sul pero della conoscenza astratta, dal quale si può diffondere il verbo a degli studenti che sanno che poi debbono ripeterlo all’esame ma dal quale non si può certo pensare di mobilitare «il consenso delle masse» come si diceva un tempo dalle parti di una sinistra che si rivolgeva a delle masse (le loro) che erano già convinte prima di essere convinte.
Forte del suo appeal, Barca si mette in pista, ma poi si ritira, per le primarie del Pd che non sono certo un’aula universitaria. Anche se, avendo partecipato alle primarie anche Laura Puppato (che non è un fulmine di guerra) non si può dire che le primarie Pd siano un rito escludente. Vincerle, però, è un’altra cosa.Barca redige, per l’occasione, un «documento» impostato sullo slogan della «mobilitazione cognitiva» che assomiglia tanto alle brioche che Maria Antonietta d’Asburgo-Lorena voleva dare al popolo inferocito che le chiedeva il pane. Come se non bastasse, Barca ha proposto, nella stessa occasione, al popolo del Pd, anche il «catoblepismo», un termine tutto suo che avrebbe atterrato anche un toro.
Arrotato dalle primarie, Barca inizia, dice nei weekend, un suo giro d’Italia fra i circoli del Pd. Una delusione: Barca si domanda affranto: «Ma dove sono gli operai?». Stando sul suo pero, non aveva scoperto che gli operai sono scomparsi. Per rendersene conto, avrebbe potuto scorrere l’elenco dei parlamentari Pd, fra i quali non c’è un solo operaio. E nella legislatura precedente ce ne era solo uno: era lo scampato dal rogo della Tyissenkrupp. Barca, come ministro dell’economia, sarebbe subito finito peggio di Saccomanni.