Rita Fatiguso, Il Sole 24 Ore 21/2/2014, 21 febbraio 2014
IN CINA È L’ORA DELL’AUTO ELETTRICA
Con l’1% del mercato e gli incentivi ormai erogati col contagocce l’auto elettrica cinese sembrava, come il panda, incamminata sulla via dell’estinzione. E, invece, con l’inizio del 2014, il gran passo: i tagli agli incentivi per le auto elettriche saranno molto meno dirompenti.
In origine per l’acquisto di un’auto l’aiuto era di 9.900 dollari (60mila yuan, mentre per l’acquisto di un autobus verde si saliva a 500mila) ma ad essere rivista è la progressione del calo dei bonus. Pechino si è accorta che la lotta all’inquinamento – sempre più dura, basti pensare ai due giorni di massima allerta vissuti da Pechino dopo il Capodanno cinese - può passare anche attraverso i veicoli elettrici. Che, attualmente, sono pochissimi.
Così il governo ha dato il via a una campagna per aumentare le vendite. Entro la fine di quest’anno, Pechino conta di vendere almeno 160mila veicoli alimentati a fonti di energia pulite, circa dieci volte il volume di auto elettriche dello scorso anno, quando il dato finale era a poco più di 17mila nuovi veicoli. Entro la fine del 2015, i veicoli di questo tipo venduti nel Paese dovranno arrivare a quota 320mila. Una buona occasione anche per chi produce tecnologia specifica, pensiamo all’italiana Magneti Marelli, che in Cina ha una presenza consolidata.
La Cina torna dunque a scommettere sui veicoli elettrici. L’obiettivo iniziale era di 5 milioni di auto entro il 2020, ma le auto elettriche costano troppo e il Governo aveva prospettato tagli. L’anno scorso in Cina sono state vendute 20 milioni di auto “normali” facendone il primo mercato del mondo. La sproporzione è evidente, la lotta all’inquinamento perde colpi, le auto elettriche nella percezione comune non sono nemmeno considerate vere e proprie auto.
Mentre la pressione dell’opinione pubblica monta contro l’inquinamento (basti pensare a cosa è successo a Shanghai per quella settimana di buio quasi totale), il ministero delle Finanze guidato da Lou Jiwei e l’Ndrc (National Development and Reform Commission) ha dichiarato che gli incentivi per il 2014 saranno tagliati solo del 5 invece del 10 per cento, mentre nel 2015 il taglio sarà del 10 invece del 20. Inoltre risulta confermato l’impegno in una serie di città secondarie come quelle delle province di Jilin, Liaoning e Heilongjiang, in pratica l’area del Dongbei (Nord-Est).
Nel piano dello scorso settembre, invece, lo State council aveva delineato misure più drastiche, con tagli dal 15 al 25 per cento specie nelle tre aree di Pechino, Shanghai e Guangzhou, le più colpite dal fenomeno. Byd, della quale è socio Warren Buffett, è specializzata nella produzione dei K9, autobus a batterie elettriche, è tra le favorite. La fabbrica il mese scorso è stata visitata dal premier Li Keqiang. Quasi una benedizione in vista della decisione sulla riduzione dei tagli agli incentivi.
Secondo le previsioni degli analisti, il settore delle auto elettriche potrebbe presto vivere una stagione di boom e l’acquisto di un’auto elettrica potrebbe essere considerato come una scelta naturale: per il momento il governo cinese, e il primo ministro Li Keqiang, puntano soprattutto alle amministrazioni locali come primi acquirenti dei nuovi mezzi di trasporto. Il governo ha fissato obiettivi di vendita su base provinciale, con le aree costiere che avranno il compito di trainare la domanda interna. Le regioni orientali della Cina dovranno vendere entro la fine del 2015 il doppio delle autovetture delle province interne, almeno diecimila, contro le cinquemila delle aree più arretrate.
L’obiettivo più ambizioso è quello di Pechino e Shenzhen, che a fine 2015 dovranno avere raggiunto i 35mila nuovi veicoli. Bisogna prendere esempio dal gruppo americano Tesla, che produce auto elettriche della fascia del lusso, vuol aprire dieci punti vendita in Cina entro fine anno e per rendere più appetibili i veicoli ha deciso di puntare sul ribasso dei prezzi nel mercato cinese. Obiettivo: 5mila auto all’anno.