Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  febbraio 21 Venerdì calendario

MARADONA E IL FISCO DUE SPONSOR PRONTI A PAGARE LA VERTENZA


All’angolo della Cristoforo Colombo, viale Tor Marancia, il palazzo di Equitalia Sud. Poco prima delle 13.30 l’incontro si conclude. In tutto 35 minuti di dialogo tra sordi. Il tassametro degli interessi di mora continua, intanto, a girare inesorabilmente. L’avvocato Angelo Pisani chiama Diego Armando Maradona. Lo informa della situazione, gli scandisce numero per numero la somma di quanto dovrebbe pagare «in una unica soluzione», se aderisse alla sanatoria che scadrà il 28 febbraio: «11.687.521,66 euro». E aggiunge: «Secondo loro, pur non dovendo nulla, risparmi così 27.856.519,67 euro».
Pisani ascolta El Pibe de oro e poi cede il suo cellulare: «Ribadisco - commenta Maradona alla “Stampa” - che non ho dichiarato nessuna guerra al fisco italiano. E’ l’unico errore della mia vita che non ho commesso e che nessuno ha il coraggio di chiarire. Non sono mai stato un evasore fiscale per il semplice motivo che a suo tempo non ho mai ricevuto nessun avviso di accertamento fiscale o cartella di pagamento di tasse altrimenti avrei fatto ricorso come l’hanno fatto Ferlaino, Careca ed Alemao».
È un fiume in piena, Maradona: «Sono passati 25 anni, mi sembra ridicolo parlare ancora di questa storia. Se non esiste giustizia preferisco chiudere il contenzioso. Sarei disposto a pagare anche quanto previsto dal condono solo a condizione che Equitalia consegni al mio avvocato il vero accertamento fiscale e la cartella esattoriale originaria che non ho mai avuto il piacere di vedere, come non l’hanno avuto i giudici . In caso contrario che si arrivi a una transazione. Lo Stato rinunci al 50% di quanto chiese allora. Sono disposto a pagare 3 milioni di euro di tasse non dovute e a fare pace per chiudere questa vicenda. Basta con lo scandalismo a senso unico». Insiste: «Non voglio aspettare 36 anni come Sofia Loren prima di vedere riconosciuta la mia innocenza. Voglio avere la possibilità di vivere e lavorare in Italia potendo stare in pace con i miei amici».
Un’ora prima dello sfogo, l’avvocato Pisani si presenta in viale di Tor Marancia. La sua visita era annunciata. Al nono piano del palazzo di Equitalia sud, il direttore generale Paolo Bernardi e un suo collaboratore ricevono l’emissario di Maradona. L’avvocato Pisani non ha fatto mistero della possibilità per il suo assistito di versare una cifra milionaria al fisco italiano a certe condizioni, avendo la possibilità di attingere a due sponsor. Si tratta di due multinazionali, una attiva nel campo dell’abbigliamento sportivo, l’altra delle bevande.
Questa, in sintesi, è la fedele cronaca dell’incontro, così come testimoniato dall’avvocato Pisani. «Noi ci troviamo tra l’incudine e il martello - esordisce il direttore generale di Equitalia sud, Paolo Bernardi - quello che le posso offrire è, lo dico tra virgolette, una opportunità perché si tratta di sanare la situazione. La sanatoria ammette tutti gli interessi sanabili più quelli maturati di mora. Su circa 39 milioni e mezzo di euro a ieri, ci sarebbero da pagare quasi 11 milioni e 700 mila, con un risparmio circa di 27/28 milioni».
L’avvocato Pisani insiste: «Maradona vuole essere un buon esempio. E’ disposto anche a fare da testimonial in questo senso: “Non fate come me, che non potendo fare ricorso rispettando i termini di legge ho avuto solo problemi . È un esempio da non seguire perché rispettando i termini e tutte le opportunità, i problemi si risolvono”. Se non troveremo l’accordo, farò ricorso in sede penale, civile e di giustizia tributaria. I contribuenti hanno il diritto di verificare se esistono le prove di quanto lo Stato pretende da loro».
Bernardi prende le distanze: «Noi non possiamo entrare nel merito. Per esempio, lo sgravio che voi chiedete per la sentenza di assoluzione da qualsivoglia reato deve farlo l’Agenzia delle Entrare. Anzi le suggerisco di contattare l’Agenzia. Anche perché quello che lei chiede, l’accertamento originario, non è in nostro possesso».