Andrea Sorrentino, la Repubblica 21/2/2014, 21 febbraio 2014
INTER & MILAN, UN SOLO CLUB PER RESTARE GRANDI IN EUROPA– «La fusione tra Milan e Inter è l’unica strada per tornare competitivi in Europa
INTER & MILAN, UN SOLO CLUB PER RESTARE GRANDI IN EUROPA– «La fusione tra Milan e Inter è l’unica strada per tornare competitivi in Europa. Altrimenti la città rimarrà fuori dall’élite per molti anni». Ernesto Paolillo è stato dg dell’Inter fino al 2012, ora è advisor economico e finanziario dell’Eca (l’associazione dei club europei) e da un po’ di tempo va ripetendo nelle aule universitarie che la fusione s’ha da fare, o Milano sarà sempre più distante dai livelli di un tempo. Una provocazione bella e buona. «È evidente che dal punto di vista del tifoso lo sia: capisco l’orgoglio di appartenenza, la rivalità cittadina. Ma qui è in discussione il futuro e bisogna capire cosa si vuole: se si preferisce rimanere nei confini nazionali, d’accordo, lasciamo tutto com’è. Se invece si aspira a raggiungere i club più importanti, e rimanendo in vigore il Fair Play finanziario, bisogna fondere Milan e Inter. Il mio è un discorso puramente industriale, è già accaduto che banche come Unicredit o Intesa siano nate dalla fusione di altri istituti e ora competano nel mondo. Il Ffp, che l’Uefa applicherà con severità perché ho partecipato alla stesura delle regole e lo dico con cognizione di causa, decreta che solo chi ha i ricavi più alti si può permettere i grandi giocatori. Il Milan è al decimo posto in Europa per fatturato (263 milioni contro i 518 del Real Madrid, ndr), l’Inter al quindicesimo (168 milioni). Sommandoli, si potrebbero avvicinare al top. Del resto è impensabile raddoppiare o triplicare i ricavi in breve: ci vorrebbe un miracolo, cioè l’arrivo di investitori di un certo tipo, ma qui in Italia non vengono, visti gli assetti economici che abbiamo. Gli sceicchi preferiscono Parigi, o Londra, città e paesi con un appeal ben diverso a livello di investimenti industriali. Quindi per Milan e Inter non c’è modo di risollevarsi da sole». In effetti il calcio italiano non progredisce, anzi retrocede come si vede in Champions. «I ricavi si fanno con gli stadi di proprietà, che in Italia non abbiamo, coi diritti tv che con la legge in vigore penalizzano i grandi club, e col pubblico, che ormai diserta le partite. Quindi come si può risalire? La Juve è l’unica avanti, grazie allo Stadium. Ma a Milano non c’è spazio per due stadi che vivano 7 giorni su 7, l’unica strada per generare ricavi. A Milano c’è spazio solo per uno stadio, e non certo a Pero come si sta cercando di fare: fuori città lo si vivrebbe solo per le partite, e torneremmo al punto di partenza. Se invece dall’unione dei due club nascesse una nuova entità cittadina capace di competere col top del calcio mondiale e si desse entusiasmo e vitalità, costruendo una grande squadra all’altezza delle migliori e con un solo stadio... Ripeto: a livello industriale è un passaggio che, per scandaloso o provocatorio che sia, è inevitabile. Invece qui da noi ormai si parla solo di ridurre i costi, e stanno iniziando a farlo proprio dai settori giovanili: altro enorme errore». Chissà cosa ne pensa Erick Thohir, ieri tornato in Italia insieme al dg interista Marco Fassone. Oggi è previsto un cda in cui verranno distribuite deleghe e nuove cariche. Il presidente annuncia: «Il club sta andando nella direzione giusta. L’ingaggio di Vidic? È fatta al 90%. Branca? Ha aiutato il club per molto tempo, lo ringraziamo, ma era il momento di cambiare ». Intanto Zanetti, cui a giugno non verrà rinnovato il contratto, sarebbe in contatto con Mourinho per un ruolo nel Chelsea: altamente improbabile.