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 2014  febbraio 21 Venerdì calendario

LA BATTAGLIA DEI TASSISTI CONTRO APP E CAR-SHARING “PERDIAMO UN CLIENTE SU TRE”


Il taxi è circondato. Uber e cloni vari, le applicazioni per telefonini che scavalcano la trafila della prenotazione, il car sharing con auto elettriche possono viaggiare nelle corsie preferenziali, i noleggiatori con conducente abusivi. Sempre di più e sempre più abusivi. Detto in altri termini, il monopolio delle auto bianche nelle città sta finendo.
A Milano, a Roma, a Napoli, i tassisti protestano, proclamano scioperi, incontrano sindaci, si lamentano del crollo del 30 per cento della clientela negli ultimi tre anni, recitano a memoria il testo della legge 21 del 1992 che definisce il trasporto di passeggeri su auto private. «Violata in ogni sua parte dai nuovi operatori», sostengono. Violata di sicuro da chi non rispetta le regole. Come a Roma, ad esempio, dove circolano 3.500 autisti a noleggio quando le licenze sono appena 1.100. Violata, forse, anche da Uber.
Uber non è una persona, è una applicazione. È stata progettata a San Francisco nel 2010 e sta rivoluzionando il settore. Si scarica sullo smartphone, si inseriscono i dati della carta di credito e si può trovare la macchina di lusso più vicina: Bmw, Mercedes, Limousine, con autista in livrea. Cliccando, il cliente ha la stima di quanto pagherà la corsa. Si è diffusa in tutto il mondo, ha conquistato New York, Singapore, Dubai, Parigi, Honolulu. Milano e Roma.
I 7800 tassisti romani e i 6000 milanesi non l’hanno presa bene, sostengono che è un servizio irregolare perché utilizza Ncc che non hanno la licenza registrata nel comune dove lavorano, perché coprirebbero solo zone remunerative quali aeroporti, alberghi e stazioni ferroviarie, perché «non hanno tassametro e fanno una contrattazione tra privati senza autorizzazione». Però i cittadini, che non girano con la legge 21 in tasca, Uber lo sfruttano sempre di più. Così come si affidano ad app quali EzTaxi, per trovare un’auto libera con la possibilità di seguirne l’avvicinamento. Oppure Your Personal James, start up tutta italiana che organizza i noleggiatori. «Noi siamo un sito — spiega Federico Assenza, il fondatore — e lavoriamo esclusivamente con le prenotazioni, non a chiamata».
Lo scorso 29 gennaio Milano è stata bloccata dallo sciopero selvaggio dei tassisti. Il sindaco Pisapia li ha incontrati e ha ritirato la cosiddetta delibera Uber del 29 luglio, in teoria a loro tutela ma sospesa dal Tar a settembre. «Il comune ascolta solo una delle due parti — sostengono i dirigenti della start up americana — così però si impedisce alla tecnologia di facilitare la mobilità del cittadino ».
A Napoli, i tassisti ce l’hanno con Ci. Ro. Che anche in questo caso non è una persona, ma un servizio. È il progetto di car sharing lanciato dall’Associazione Napoli Città Intelligente che partirà a marzo: 12 auto elettriche, prenotabili via Internet o via telefono con garanzia di libero accesso alle Ztl e sosta gratis sulle strisce blu. Costo della corsa: zero euro. Almeno fino al 2015 quando terminerà la sperimentazione. «Ci accusano di aver avuto fondi dal comune — racconta Raffaele Di Pietro, project manager di Ci. Ro.— ma i finanziamenti, 1,6 milioni di euro, arrivano dal ministero dell’Istruzione». E di aver avuto agevolazioni nella copertura assicurativa delle macchine, ridotta del 40 per cento. «È la tariffa standard per le auto elettriche — ribatte Di Pietro — è così in tutta Italia».
Il car sharing a Napoli è anche Bee- Green, che è stato il primo servizio completamente elettrico in Italia, con una quarantina di quadricicli modello Twizy. A Milano sta spopolando Car2Go, lanciato da Daimler: 600 Smart ecologiche noleggiabili con una app. In quattro mesi ha raccolto 60mila iscritti, di recente ha siglato un accordo con la Ntv, che prevede bonus e sconti. Il taxi è circondato. Ma i tassisti non si arrendono.