Giuliano Foschini, la Repubblica 21/2/2014, 21 febbraio 2014
IL GIALLO DEL DIRETTORE DI BANCA SPARITO “DALLA CASSA MANCANO 50 MILIONI”
Due imprenditori che denunciano la scomparsa di cinquanta milioni di euro. Il direttore della loro banca che diventato improvvisamente irreperibile, come svanito nel nulla. E Unicredit che risponde serenissma: «Noi siamo parte lesa di questa vicenda. Non a caso stiamo collaborando attivamente con le forze di polizia nell’indagine». La storia della “Stangata” alla Bari che conta è appena cominciata e già sembra cinematografica per trama e contorni.
Comincia tre giorni fa quando uno dei più famosi imprenditori della città incassa, o meglio prova a farlo, un assegno tratto da un conto corrente dell’Unicredit da più di un milione di euro. A firmarlo è un famosissimo e accreditato collega, a chiusura di un affare. Il titolo, si scopre però, è scoperto. «Impossibile» risponde arrabbiato l’imprenditore che prova a chiamare il suo direttore di banca, Michele Scannicchio. L’uomo però non risponde, ha il cellulare staccato. In ufficio non è andato senza avvisare. Parte l’allarme e si scopre che nella notte, quella tra il 17 e il 18, la moglie ha denunciato la sua scomparsa a una caserma dei carabinieri. «Era fuori per lavoro ma non ho più notizie di lui». Fino a ieri pomeriggio, il direttore continuava a essere irreperibile. E con lui sono scomparsi circa 50 milioni di euro che i due clienti più facoltosi della sua filiale erano convinti di avere investito al sicuro e che invece non risultano in nessun atto. Gli imprenditori hanno presentato al nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza decine e decine di documenti in carta intestata Unicredit che documenterebbero una disponibilità che poi in realtà è fittizia. Dove sono finiti i soldi?
In queste ore le Fiamme gialle stanno effettuando perquisizioni e hanno ascoltato decine di dipendenti. Nel pomeriggio di ieri la direzione centrale della banca ha presentato un lungo documento-denuncia nel quale ricostruisce la storia di quei conti correnti. Sostengono che l’audit di sicurezza interno ha funzionato alla perfezione tanto che non risulta nessun ammanco. Nessun bonifico all’estero, niente movimenti. Sulla carta, non manca nemmeno un euro. Tanto c’era e tanto c’è. «Ma noi quei soldi li abbiamo versati, vogliamo sapere dove sono i nostri soldi» ripetono gli imprenditori. Uno in particolare avrebbe usato anche i documenti della banca (che oggi si sono rivelati fasulli) per partecipare ad appalti pubblici a testimonianza della solidità dell’azienda. Tocca alla Finanza quindi ora cercare di ricostruire che fine ha fatto quel denaro. Quando è stato versato, come dicono gli imprenditori, che strade ha preso. E se, eventualmente, le strade sono le stesse del direttore.