Rodolfo Parietti, il Giornale 21/2/2014, 21 febbraio 2014
SCORTE SUFFICIENTI, L’ITALIA NON TEME PER IL GAS
A Tarvisio, uno degli otto punti di entrata della rete nazionale per il gas proveniente dall’estero, non è scattata nemmeno la prima soglia d’allarme. «Tutto regolare, nessun problema», dicono i tecnici che tengono sotto controllo i flussi. Soprattutto quelli del metano russo, che al termine di un viaggio di migliaia di chilometri lungo l’Europa,con transito obbligato sul suolo ucraino, permettono di coprire il 35% del fabbisogno italiano.
Ben altra era stata la situazione nel 2006 e poi nel 2009, durante le crisi tra Kiev e Mosca esplose a causa del contenzioso sul prezzo delle forniture e sui debiti pregressi dell’Ucraina.Allora,nei giorni più critici e complice anche un’ondata di gelo eccezionale che aveva investito l’Europa orientale, non un solo un metro cubo era arrivato ai nostri confini. Blocco totale. Codice rosso.
«Siamo tranquilli»,aveva del resto garantito l’amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni, a fine gennaio. E anche se nelle ultime due settimane il rischio di una guerra civile è salito in modo quasi esponenziale, è probabile che nel quartier generale del Cane e sei zampe e in quello della Snam non sia di molto cambiata la valutazione sul possibile impatto della crisi ucraina. E per più di un motivo. Il primo è che i gli scontri sono al momento circoscritti alla capitale, e dunque ben lontani dai gasdotti. Al momento, non è infatti giunta notizia di sabotaggi agli impianti.
Il secondo è legato al fatto che la nostra storica dipendenza energetica ha «allenato» l’Italia a gestire situazioni molto delicate sotto il profilo geo-politico. Nel periodo che precedette la caduta in Libia del regime di Gheddafi, i flussi di gas verso la penisola vennero praticamente azzerati. La necessità di tamponare eventuali emergenze ha così imposto una politica degli stoccaggi molto attenta. Oggi la capacità di stock ammonta a circa 11,5 miliardi di metri cubi, cui vanno sommati altri 4,5 miliardi che costituiscono le scorte strategiche, sbloccabili solo con un decreto firmato dal ministro dello Sviluppo economico.
Inoltre,l’interminabile recessione da cui l’Italia è uscita- statisticamente parlando - nell’ultimo trimestre 2013 ha agito da calmiere, rallentando i consumi di metano, scesi dagli 83 miliardi di metri cubi del 2010 a quota 70 miliardi. La minor domanda ha quindi avuto come conseguenza una scarsa pressione sulle scorte, destinate tra l’altro a risalire con l’arrivo di temperature più miti.