m.mol., Il Messaggero 21/2/2014, 21 febbraio 2014
«L’ASCOLTO NON È TUTTO RIFAREI IL FESTIVAL ANCHE DIECI VOLTE»
La giornata è stata furibonda. Le polemiche, la stanchezza, la conferenza stampa del mattino, le prove, la scaletta da sistemare (specie dopo l’Auditel): Fabio Fazio arriva alla sera stremato. Eppure parte in quarta: «Scherziamo? Il Festival io vorrei farlo altre dieci volte di fila». Allora, è prenotato anche per il 2015. Giancarlo Leone, il direttore di Raiuno, sembra d’accordo anche lui, l’ha detto. «Beh, ci vuole l’idea. Adesso mi sono già messo la vestaglia. Però, fare il Festival, dal mio punto di vista, è la cosa più importante che ci sia. Può mettere insieme tutto quello che ti piace. Grandi artisti come Stevens, Wainwright, Ligabue. Fare un omaggio ad Abbado. Avere Carrà e Arbore. Non si può guardare tutto secondo la misura unica dell’ascolto».
Già, vi siete presi l’impegno di festeggiare i sessant’anni della tv. Non crede che questa necessità celebrativa abbia contribuito ad appesantire il Festival?
«Ma cosa facciamo, vogliamo discutere di Arbore e la Valeri? A me questo discorso sembra una follia. Tutto perché c’è stato un calo d’ascolto, peraltro giustificabile. Basta leggere le curve dell’Auditel. Alle 22,30 lo share torna sopra il 45 per cento. Cosa è successo a quell’ora in Italia?».
È finita la partita del Milan trasmessa da Canale 5.
«Che ha fatto il 18 per cento. L’anno scorso non c’erano partite in chiaro così importanti».
Perdere di botto 9 punti di share e tre milioni e mezzo di spettatori rispetto al Sanremo del 2013 non è cosa da poco.
«Lo ripeto, appena finisce la partita lo share risale».
Lei aveva detto che il suo Festival puntava su un cast non popolare: anche questa scelta ha contribuito al calo?
«Quella di un cast non televisivo è stata probabilmente una scelta azzardata, ma la rivendico in pieno».
Che altro?
«Penso che la protesta della prima sera abbia avuto un’influenza nel cambiare l’umore. È stato come uno sgambetto che è andato in gol. Finora ho usato parole prudenti nel definire gli autori della protesta, ma capiremo meglio nei prossimi giorni cosa è veramente successo. Rivendico anche un altro rischio: l’aver riproposto per il secondo anno consecutivo la strana coppia, io e Luciana, può aver reso la proposta meno sorprendente».
Pentito?
«No, assolutamente. Luciana è un gigante. Non riconosco un’altra forza comica così in Italia».
Il Festival è apparso anche troppo carico di pubblicità.
«Questa è un’altra storia, la gara delle canzoni è spezzettata dai blocchi pubblicitari».
L’hanno di nuovo accusata di peccare di buonismo.
«Non posso più sentire questa parola, la usano sempre gli stessi giornali. Mi ha rotto le palle e lo dico in modo gentile. In un paese costruito sulla rabbia l’educazione viene interpretata come buonismo. Questa è istigazione a delinquere».
Faccia un pronostico: cosa dirà l’Auditel dopo la terza serata?
«Che siamo ricresciuti di quattro punti».
Scaramanzia o fa sul serio?
«Sul serio, dopo aver analizzato i palinsesti».