Mario Ajello, Il Messaggero 21/2/2014, 21 febbraio 2014
LA NUOVA ROMA RENZIANA DEM-GLAMOUR E TRATTORIE
LA MAPPA
ROMA Il Tartarughino dei craxiani, dove Gianni De Michelis sventolava la chioma fluente e libera dai moralismi della sinistra classica, i renziani lo considerano paleolitico. Non sanno neanche dove sta. E poi, dice Luca Lotti, fedelissimo di Matteo: «Io negli anni ’80 ero appena nato». I ristorantoni classici e buoni tipo il Bolognese non partecipano alla nuova onda gastronomico-politica-ricreativa scatenata dallo sbarco dei fiorentini nella Capitale in nome di Matteo.
REGIMI
Ogni regime politico, ammesso che quello che comincia lo sia e sia all’altezza di poterlo essere, ha i suoi luoghi, la sua Roma potentona che cambia a seconda delle stagioni, le sue nuove abitudini di svago e di rappresentazione pubblica che prendono il posto delle vecchie. Il politico che arriva al ristorante con l’autoblù e la lascia in doppia fila con l’autista dentro non si porta proprio più. Ed è quanto di meno renziano si possa immaginare. Si gira a piedi, o si trova al volo un taxi, ecco come ci si muove renzianamente nella Grande Bellezza di Roma. Dove non c’è festa, per ora, in cui si possa incontrare uno o una dei Matteo’s e tantomeno in uno dei ritrovi cafonal del tipo di quelli in cui Paolo Sorrentino ambienta i trenini danzanti e «i nostri trenini sono i più belli di Roma, perchè non vanno da nessuna parte», assicura il protagonista del film, lo strepitoso Jep Gambardella interpretato da Tony Servillo.
Quindi non si balla, si mangia ma soprattutto si spizzica, e pensare che un renziano possa essere vegetariano o addirittura vegano, no. Sono carnivori Matteo e i suoi fedelissimi arrivati a Roma e nella categoria non di spizzico ma di sostanza, la bistecca fiorentina è il must da esportazione a cui soprattutto Renzi non può rinunciare. Capita di incontrarlo al grill di Roadhouse, alla stazione Termini, angolo via Marsala o al ristorante argentino a Monti. Posti informali, perchè il lusso - per non dire del gusto generonico - non rientra nell’immaginario politico e alimentare dei nuovi padroni del Pd e del governo. Grano (dove Matteo incontrò Bersani), Roscioli (quasi sotto casa del tesoriere dem, Bonifazi), Laganà, Sabatino: ecco gli indirizzi giusti. Ernesto Carbone, consigliere prezioso del premier incaricato, è un frequentatore del bar Settembrini, a Prati, e sta contagiando gli altri. Lì si parla soprattutto di Rai e di nomine, ma i renziani ostentano distanza da queste faccende e gustano il Cosmopolitan o il Manhattan. Ma attenzione: D’Alema si aggira sempre da quelle parti (abita quasi di fronte) e potrebbe lanciare i sui labrador (sai che paura che fanno quei cuccioloni....) sui polpacci renzisti o intorno al collo dei Matteo’s che bevono un cocktail.
ROSSO E BIANCO
Il dem-glamour è la cifra dei luoghi frequentati dai nuovi padroni che nulla in verità hanno di padronale nei loro atteggiamenti mondani. Poco dem e molto glam, il Salotto 42 per l’aperitivo a Piazza di Pietra (ma anche il vicino Feudi di San Gregorio: più adatto al vino che al Cosmopolitan o al Martini). International il Baccano, a via delle Muratte, vicino a Fontana di Trevi dove Renzi, Boschi, Faraone, Carbone, Bonifazi, Lotti, Nardella, Marcucci, De Siervo mangiano affettati e vino bianco. Ma soprattutto rosso: oltre al Chianti, Matteo adora il Barolo.
E per dormire? Il premier in pectore alloggia al Bernini Bristol, a piazza Barberini, ma lo alterna con lo Star Hotel, quasi di fronte alla stazione Termini. Gli hanno consigliato, per la bellezza del luogo, l’Hotel Forum affacciato sui Mercati Traianei e dotato di una delle più belle terrazze di Roma e però Renzi non ha accettato il consiglio: «Non sono mica Beppe Grillo» (il quale alloggia lì nelle trasferte romane). E non è neppure Jep Gambardella, purtroppo per lui.