Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  febbraio 20 Giovedì calendario

«SESSO, SPESE PAZZE E MISTERI LA MIA VERITÀ SUL SEXY CONTRATTO»


[Lucia Zingariello]

Lucia Zingariello, 35 anni, pugliese trapiantata in Abruzzo, è indagata per concussione, peculato e truffa nell’inchiesta «Il Vate», insieme all’assessore alla cultura della regione Abruzzo Luigi De Fanis; finisce agli arresti domiciliari il 12 novembre 2013 per poi tornare in libertà. «L’avvenente segretaria», come è stata chiamata sui giornali, è al centro dell’attenzione mediatica di questi mesi per un fantomatico «contratto sessuale» con l’assessore. La Zingarello si è sfogata con Libero, senza violare la decisione del pm che ha imposto l’impossibilità di parlare dei capi d’imputazione fino a oggi 20 febbraio.
Ci parli del famoso «contratto sessuale» con l’assessore De Fanis, «3000 euro al mese per 4 prestazioni ».
«È falso che la forestale abbia trovato il contratto nella pattumiera di casa mia. Hanno eseguito la perquisizione dalle sei meno venti del mattino alle cinque del pomeriggio e quel foglio non è mai stato trovato, non è presente negli atti della magistratura. Una montatura».
E chi avrebbe operato tale montatura?
«Ho visto per la prima volta quel contratto su Repubblica, in un articolo firmato da Giuseppe Caporale. Hanno inserito delle parti chiaramente inverosimili. Ad esempio il mio nome, Lucia, si vede chiaramente che è stato inserito forzatamente in un dato passaggio. Hanno detto che il foglio è stato trovato in mille pezzi e che hanno impiegato un mese e mezzo per ricomporlo ma, per magia, viene pubblicato con un solo taglio visibile. Per fortuna alla perquisizione erano presenti mio marito e mia figlia, altrimenti non so come avrei fatto a spiegare a mio marito che non avevano trovato nulla».
Comunque lei non ha negato una qualche forma di contratto.
«Ho negato il contratto per come è stato presentato e per quello che implicava. Mi sento di dire solo due cose. La prima è che c’è stata una riunione di maggioranza a giugno 2013 ad Atri, dove De Fanis mi ha informata di un procedimento nei suoi confronti; da quel momento i suoi comportamenti hanno sicuramente risentito di quella notizia. La seconda è che l’assessore ha una personalità “esuberante”, e solo chi lo conosceva bene non rimaneva offeso dai suoi scherzi».
Era uno scherzo anche quando l’assessore le fece ascoltare la registrazione della moglie che vomitava, dicendole che le aveva somministrato un farmaco che può portare all’arresto cardiaco?
«Mi creda… lasciano il tempo che trovano, vista la sua personalità. Stessa cosa a Torino…».
Si riferisce alla telefonata intercettata durante il Salone del Libro di Torino di maggio 2013, in cui De Fanis le parla della bottiglia di champagne pagata con la carta della Regione?
«Si, ma anche lì la storia è stata completamente travisata. C’era anche mio marito a Torino, come c’era mia figlia. Quella sera i nostri impegni agli stand finivano alle 20, ero stremata, poiché ho dato tutta me stessa per l’organizzazione dell’evento, così ho deciso di tornare in albergo con mia figlia. Mio marito invece è andato insieme a De Fanis e a altri al Caffè Torino. Stavo dormendo quando mi arriva quella telefonata fatta in presenza di mio marito, in cui De Fanis parla della bottiglia. A parte il fatto che l’assessore ha pagato la bottiglia con i suoi soldi, ma la verità è che mi ha telefonato come per vendicarsi che non li avevo accompagnati. Peccato che le intercettazioni si fermino alle parole ma dietro alle parole c’è il temperamento delle persone».
E il suo precario stato di salute?
«La forestale mi ha sequestrato i documenti che attestano un mio iter sanitario lunghissimo, pieno di errori medici, che si è concluso nel luglio 2013 con la diagnosi di una patologia molto grave. Come si può pensare che una persona che vive questo tipo di problematiche si riduca a inventarsi nomi in codice e ad essere la complice di una frode com’è stata descritta?».
Cosa ne pensa dell’informazione di cui è stata oggetto in questi mesi?
«L’informazione non distingue chi è debole e chi è forte. La gente è stanca, scontenta di tutto e di tutti, per questo quando viene messa alla berlina una persona un po’ importante, diventa subito il capro espiatorio dei problemi di tutti. Credo che la verità, come la mia, a volte sia banale, ma questa banalità non fa più presa sulla gente; per questo alcuni responsabili dell’informazione, appena annusano una situazione ambigua, ci si tuffano per montarla ad arte».