Filippo Facci, Libero 20/2/2014, 20 febbraio 2014
LA DERIVA UCRAINA DELL’ITALIA NAPOLITANIZZATA
Il seguente articolo riporta alcune cronache sugli incidenti in Ucraina già pubblicate sui giornali di ieri: la sola differenza è che luoghi e personaggi sono stati sostituiti con i loro equivalenti italiani. Ricordiamo che la repubblica ucraina non è sulla Luna - confina con la vicina Ungheria - e che la gente manifesta essenzialmente per un deficit di democrazia e per rinegoziare il rapporto con l’Europa. L’attinenza tra le situazioni italiane e ucraìna è certo opinabile, ma ci si permette di citare quanto scritto il 30 gennaio scorso da un personaggio poco amato da queste parti, Adriano Sofri: «La pedagogia congiunta di travaglieschi e grillini ha spiegato ai giovani italiani che il loro presidente della Repubblica è mafioso e boia: un boiamafioso. Per molto meno, e a temperature spaventose, in Ucraina stanno in piazza da mesi».
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Nella notte tra martedì e mercoledì, a Roma, almeno 25 persone sono morte negli scontri tra polizia e manifestanti. Almeno 241 persone sono state ricoverate in ospedale e tra queste ci sono 79 agenti di polizia e cinque giornalisti. Tra i morti c’è anche un giornalista, secondo la Bbc.
Migliaia di persone stanno ancora protestando contro il governo dimissionario guidato da Matteo Renzi, che non è mai stato rimpiazzato e continua a svolgere i suoi incarichi.
Il ministro dell’Interno aveva annunciato che avrebbe restaurato l’ordine se i disordini fossero continuati oltre le 18 di martedì: così, dalle 20 circa, la polizia si è concentrata attorno a piazza del Popolo, il centro delle proteste degli ultimi mesi, avviando le operazioni di sgombero del sit-in organizzato dai manifestanti anti-governativi. Da quel momento gli scontri sono diventati sempre più violenti. È stata la giornata peggiore dall’inizio delle proteste, degenerata peraltro in assenza del Capo dello Stato che è tornato solo nel pomeriggio dalla sua missione a Berlino: in Germania aveva incontrato la cancelliera Merkel ricevendo solidarietà e promessa d’aiuto.
Verso le 23 di martedì, Beppe Grillo ex comico, leader del Movimento 5 Stelle, uno dei pochi leader visibili delle proteste anti-governative - ha iniziato un incontro con il presidente Giorgio Napolitano con l’obiettivo di trovare un accordo per mettere fine alle violenze. Secondo l’agenzia Ansa, inoltre, un leader legato al cosiddetto Movimento dei Forconi è rimasto ferito per alcuni colpi di arma da fuoco sparati da un cecchino. Difficile capire che cosa abbia scatenato la guerriglia di ieri, se non la lunga attesa di una piazza in cui antagonisti di destra e sinistra paiono ormai indistinguibili e da mesi reclamano risposte che non arrivano o non soddisfano. Le prime molotov sono state scagliate contro le barricate della polizia che da mesi proteggono Piazza del Parlamento: l’intenzione era sfondare i cordoni degli agenti per andare a manifestare direttamente davanti al Parlamento in cui il governo è asserragliato per riformare la Costituzione. La rabbia dei poliziotti, alcuni dei quali giurano vendetta per i colleghi rimasti uccisi negli scorsi mesi, ha fatto il resto. Gli ospedali della capitale sono intasati di centinaia di feriti anche in gravi condizioni.
Il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, ha diffuso un comunicato in cui accusa alcuni membri dell’opposizione per l’evoluzione violenta della protesta. Nel comunicato si ricorda anche che «i leader dell’opposizione non rispettano il principio della democrazia secondo il quale si ottiene il potere non per le strade e nelle piazze, ma attraverso le elezioni ». Già durante il pomeriggio di martedì i manifestanti avevano tentato di raggiungere il Parlamento ma erano stati fermati dalla polizia, alla quale avevano tirato sassi e fumogeni: la polizia aveva reagito con granate stordenti, fumogeni e proiettili di gomma. Secondo l’emittente televisiva La7, alcuni manifestanti avrebbero temporaneamente occupato la sede del partito di cui fanno parte il Capo dello Stato e il premier uscente il Partito democratico ma sarebbero stati poi respinti dalla polizia. Le proteste intanto si sono diffuse in altre città italiane: a Milano, in particolare, circa 500 manifestanti hanno occupato un edificio dell’amministrazione regionale. Un fotogiornalista ha pubblicato su Twitter delle foto molto impressionanti che mostrano il livello di violenza raggiunto negli scontri. Le manifestazioni sono ricominciate da circa una settimana a causa dell’annuncio di alcuni accordi tra Italia e Unione Europea, ma le proteste - in particolare a Roma, Torino e Milano proseguono - ininterrotte dal novembre del 2013.