Noemi, Il Tempo 20/2/2014, 20 febbraio 2014
«IO FAVORITA? PER SCARAMANZIA MI TAPPO LE ORECCHIE»
No, le due canzoni che ho presentato a Sanremo non parlano d’amore, anche se ognuno può interpretarle come vuole. Le ho scritte in un momento della vita nel quale volevo infondere coraggio a me stessa, senza la pretesa di voler insegnare alcunché agli altri. Volevo solo dirmi: Noemi, ce la puoi fare.
«Bagnati dal sole» è la confessione dei miei difetti, e la volontà di accettarli per ciò che sono, arrendendomi a questa consapevolezza, il calore e l’abbandono di essere investiti da quel che potrà essere, sapendo che tu sei così e non potrai cambiare più di tanto. «Un uomo è un albero» è come invece vorrei essere, e se l’altro titolo è un ossimoro, questo invece ricorda che per crescere dobbiamo avere le radici ben piantate nella terra e uno slancio verso il cielo, come gli alberi, che possiedono una coerenza e una forza secolare per inseguire l’obiettivo, resistendo alle spinte del vento.
Ecco, queste due foto sono il cuore del mio nuovo progetto, il cd che esce in queste ore, «Made in London», nel quale credo talmente tanto che per difenderlo mi butterei nelle fiamme. Per realizzarlo mi sono trasferita nella capitale britannica, senza presunzione ma con coraggio. E da lassù ho capito ancora di più quanto sia grande l’Italia: non volevo abbandonare o tradire il mio Paese, ma capirlo meglio da una distanza rivelatrice. Ho messo la mia carriera in gioco, ben sapendo che gli inglesi non aspettano il tuo arrivo: ti annusano e se gli piace ciò che fai ti aiutano a realizzarlo. E così dovremmo fare noi italiani: contribuire tutti insieme a risollevare le nostre sorti, perché abbiamo bisogno gli uni degli altri. Diceva Gandhi: se vuoi cambiare le cose, cambia tu per primo. E questa è stata la mia scommessa: tentare di evolvermi in un ambiente più fertile per la musica, scoprendo la mia leggerezza. Ai ragazzi che decidono di intraprendere la mia stessa strada dico: non fermatevi mai, ma non cercate scorciatoie. Se sei nato per cantare sarebbe innaturale smettere, sarebbe come morire: trovate voi il modo di far sentire la vostra voce.
Tornando al Festival, mi tappo le orecchie di fronte ai bookmaker che mi indicano come favorita: so che non portano bene. Domani, nella serata dedicata ai grandi cantautori, proporrò «La costruzione di un amore» di Fossati, un pezzo che davvero ti spezza le vene nelle mani per l’emozione.
Lo canterò da sola: ma con un capolavoro del genere, Ivano sarà in qualche modo accanto a me sul palco. Ah, un’altra cosa: nella giuria di qualità c’è la scrittrice Silvia Avallone, autrice di un romanzo che ho molto amato, «Acciaio», e che ha ispirato un mio omonimo pezzo su «Made in London». Beh, se si deve credere ai segni del destino, eccone uno.
Noemi