Renato Franco, Corriere della Sera 20/2/2014, 20 febbraio 2014
FAZIO SCONFITTO DA FAZIO LA PROTESTA NON FA ASCOLTI
Al Festival del Comizio, segue il Festival della Replica. Martedì Beppe Grillo (Brillo, per chi sostiene che sia un Grillo Straparlante) aveva concentrato la sua ira funesta soprattutto sulla Rai con le accuse al direttore generale Gubitosi («ha fatto un buco doppio da quando è entrato, da 200 a 400 milioni di euro») e al direttore di Rai1 Leone («parla di Festival in attivo, ma non tiene conto della raccolta pubblicitaria azzerata negli altri programmi»).
«I dati di bilancio della Rai che Grillo ha riportato fuori dall’Ariston sono falsi e visibilmente irrealistici», spiega in una nota Gubitosi che parla di «aggressione costante e ingiustificata alla professionalità di migliaia di persone che lavorano in Rai e che da direttore generale non posso accettare».
Siamo nella città del Casinò, dunque perfetta per il suo progetto: «Sono pronto a fare una scommessa — spiega Gubitosi —. Se ha ragione lui e il bilancio è peggiorato e chiude con una perdita di 400 milioni, lavorerò un anno gratis e devolverò il mio stipendio in beneficenza alla onlus che Grillo indicherà. Se invece ho ragione io e non solo non c’è un buco raddoppiato, ma anzi i conti sono in grandissimo miglioramento rispetto all’anno scorso, Grillo devolverà la stessa cifra alla Fondazione Luchetta Ota D’Angelo Hrovatin o al Premio Ilaria Alpi, di cui ricorre quest’anno il ventennale della scomparsa. Persone che ben rappresentano l’abnegazione, la professionalità e il senso di servizio pubblico che questa azienda esprime e che lui sistematicamente offende».
Anche Leone rispedisce al mittente l’accusa di aver detto menzogne sulla raccolta pubblicitaria (20 milioni e 200 mila euro) e sul bilancio non più da profondo rosso di Sanremo (da aggiungere anche i 600 mila euro arrivati dalla vendita dei biglietti): «Abbiamo detto come sempre le cose vere. Notoriamente, e lo sa anche Grillo, quando c’è la settimana del Festival gli investitori concentrano gli investimenti e quelli sulla programmazione delle altre reti diminuiscono per la forza e l’impatto di Sanremo. È sempre stato così. Il fatto che, a fronte della riduzione dei costi del Festival, ci sia stato un incremento del mercato pubblicitario, significa che il mercato ci ha creduto».
Da cifre economiche a cifre televisive. Sono stati 10.938.000, con uno share del 45,9%, i telespettatori che hanno seguito la serata inaugurale di Sanremo 2014. Per strada rispetto all’anno scorso si son perse due milioni di persone (il Fazio I arrivò a una media ponderata nella prima serata di 12 milioni 969 mila spettatori con il 48,3% di share). Il picco di ascolto è stato di 16.048.000 alle 21.26, all’interno del monologo di Luciana Littizzetto, mentre quello di share (55,3%) alle 23.58 all’ingresso di Yusuf Cat Stevens.
Un calo senza dubbio. Un crollo no. «Avere 11 milioni di spettatori con il 46% di share è un dato clamoroso — spiega Leone —. Tenere questi livelli è importante. Quest’anno poi c’è un fenomeno nuovo: la platea televisiva per la prima volta sta calando». Nel 2013 infatti davanti alla tv c’era una platea totale di 29 milioni e 600 mila spettatori, quest’anno scesa a 27 milioni e 200 mila.
Prima giornata e già si parla di futuro. «Per il 2015 — dice Leone — si riparte da Fazio: gli chiederò di rifare il Festival. Lui si prenderà il tempo necessario per decidere: se dirà di sì, ne sarò felicissimo, altrimenti guarderemo in casa Rai». Escluso dunque un ritorno di Bonolis? «È un grandissimo artista che stimo molto, ma ha un’importante collaborazione con Mediaset, per questo non lo prendiamo in considerazione».
Renato Franco