Virginia Piccolillo, Corriere della Sera 20/2/2014, 20 febbraio 2014
IL DECRETO NON SVUOTA LE CARCERI FUORI DALLE CELLE SOLO 1.300 DETENUTI
Nessuna modifica accolta. A due giorni dalla scadenza, con 147 sì e 95 no, il Senato ha convertito in legge il cosiddetto decreto «svuotacarceri». Quello che stabilisce, tra l’altro, un ulteriore sconto di pena per i detenuti in via definitiva (dagli attuali 45 a 75 giorni di liberazione anticipata). Tra le proteste dei Cinquestelle, già protagonisti di un duro ostruzionismo alla Camera e della Lega che ha agitato in aula uno striscione con su scritto: «Evasione di Stato. Otto milioni di delinquenti fuori dal carcere grazie al Governo», subito ritirato dai commessi. Il governo, con il sottosegretario alla Giustizia, Giuseppe Berretta invece parla di «deciso passo in avanti per risolvere l’emergenza carceraria e per rimettere al centro del sistema la dignità delle persone detenute».
Ma quanti detenuti riguarda? I numeri su questo provvedimento il Dap li ha forniti solo in questi giorni. E mostrano che dall’entrata in vigore del decreto, lo scorso 31 dicembre, sono usciti dalle celle solo 1.311 detenuti, 749 dei quali stranieri. Al 18 febbraio scorso infatti il numero totale dei detenuti era di 61.225. Certo il provvedimento continuerà ad avere effetti anche nei prossimi 2 anni, via via che la liberazione anticipata verrà applicata. Ma certo è che i dati lasciano aperti molti spazi al dubbio che il provvedimento, contestato per motivi di sicurezza, non sia neanche utile a risolvere il problema del sovraffollamento carcerario che ci espone a una possibile condanna europea nel prossimo maggio. Come hanno sempre sostenuto i radicali, favorevoli all’amnistia. Analogo destino, del resto, avevano avuto i provvedimenti precedenti. L’effetto del cosiddetto «porte girevoli», varato nel 2011, dopo oltre un anno, fece passare la popolazione carceraria da 66.897 a 66.695. Il primo svuotacarceri varato nello scorso giugno la fece scendere in tre mesi da 66.028 a 64.758. Ma ebbe effetto anche la stretta sulla custodia cautelare (non più applicabile ai reati fino a 4 anni, ma a fino a 5). «Così per evitare condanne saremo costretti a fare comunque indulto o amnistia, con il sistema alterato — fa notare il presidente della Commissione giustizia del Senato, Nitto Palma (Fi) — eravamo d’accordo per modificare alcuni punti, ma il governo era contrario e la calendarizzazione non ha permesso il nuovo passaggio alla Camera. Ma ci sono errori. Sui tossicodipendenti che non resteranno in carcere nemmeno dopo un secondo reato grave (se poi uno esce, si mette alla guida e uccide qualcuno, non prendetevela con il giudice di sorveglianza). O sull’espulsione degli stranieri prevista anche dopo rapina a mano armata o estorsione grave (così alla camorra converrà utilizzarli come riscossori del pizzo)».
Ma se la prende anche con Forza Italia il Movimento 5 Stelle che denuncia come «Fi e Pd, con l’aiuto del vergognoso voto segreto richiesto dai berlusconiani, hanno votato contro il nostro emendamento che prevedeva di non estendere il beneficio dello sconto del 40% di pena ai condannati per corruzione e concussione».
«Chi ha votato lo svuotacarceri avrà sulla coscienza migliaia di nuovi delitti», twitta Matteo Salvini, segretario della Lega. «Lo Stato getta la spugna», aggiunge Giorgia Meloni (FdI). «Resa dello Stato rincara Antonio Di Pietro.
Mentre l’Unione delle Camere penali lamenta che l’iter di conversione in legge ha «ridotto drasticamente l’ambito di applicazione della liberazione anticipata estesa, esponendola alla quasi certa declaratoria di incostituzionalità».
Virginia Piccolillo